Ammutinamento nello spazio: Apollo 7

ammutinamento

Ammutinamento anche nello spazio? Scienza o fantascienza?

Ammutinamento nello spazio: Apollo 7 the first!
Ripetiamo un esperimento già tentato (con successo?) per in occasione della Festa della Mamma. Proviamo a prendere in considerazione due fonti e tentiamo di capire quale sia la migliore e la più intrigante a livello di racconto. Abbiamo preso in considerazione due veri e propri colossi: Wikipedia (l’enciclopedia on line) e Focus (probabilmente la rivista top in Italia per quanto riguarda divulgazione scientifica e dintorni).

Festa della Mamma: sfida sul Web

Una sfida fra fonti per descrivere una missione Apollo tanto delicata quanto importante e curiosa…

Delicata perché fu la prima missione Apollo con a bordo esseri umani dopo la tragedia dell’Apollo 1.

Importante perché diede inizio al conto alla rovescia in vista del primo allunaggio, nonostante sia catalogata fra le imprese minori.

Apollo le imprese minori

Curiosa (fino a un certo punto) perché la missione fu testimone del primo ammutinamento nello spazio. Oggetto di svariati racconti e romanzi di fantascienza, l’avvenimento si materializzò per la prima volta nello spazio.

E adesso via al contest con oggetto ammutinamento: Wikipedia Vs Focus

Chi vincerà? Chi racconterà in maniera più intrigante questo ammutinamento o sedizione spaziale?

Wikipedia (qui solo un estratto); articolo completo @ https://it.wikipedia.org/wiki/Apollo_7

Apollo 7 fu la prima missione con equipaggio nel programma Apollo ad essere lanciata dopo il tragico incidente dell’Apollo 1. Fu una missione orbitale di undici giorni, il primo lancio con equipaggio del veicolo di lancio Saturn IB, e la prima missione spaziale americana con tre uomini.

Vennero definiti tre obiettivi principali della missione:

  • dimostrazione della capacità di rendimento della navicella spaziale e dell’equipaggio in generale;
  • dimostrazione della capacità di rendimento dell’equipaggio, navicella spaziale e sistemi di volo durante una missione con equipaggio di lunga durata;
  • dimostrazione della capacità di eseguire manovre rendezvous della navicella Apollo.

Il lancio avvenne da Cape Canaveral l’11 ottobre 1968 alle ore 15.02 UTC in condizioni di vento relativamente forte. Il razzo vettore Saturn IB operò perfettamente pertanto, dopo circa 10 minuti, la navicella spaziale entrò nell’orbita intorno alla Terra. Venne raggiunto un perigeo di 227 chilometri ed un apogeo di 285 chilometri.

Trascorse alcune ore la navicella si staccò dal secondo stadio del razzo vettore, si girò, ed esegui la manovra rendezvous. Con ciò venne simulato come le future navicelle Apollo avrebbero dovuto eseguire l’apposita manovra per estrarre il modulo lunare dal terzo stadio di un razzo vettore del tipo Saturn V.

La capsula si allontanò dal razzo ed il giorno successivo eseguì nuovamente una manovra di avvicinamento. In questa seconda occasione comunque vennero modificate le manovre stesse, con l’intenzione principale di simulare una manovra rendezvous in orbita lunare tra il modulo lunare e la navicella Apollo. Infatti le manovre vennero eseguite navigando in parte con l’utilizzo di un apparecchio radar ed in parte con il sostegno di un semplice sestante. In condizioni ideali il secondo stadio del razzo era ancora visibile ad una distanza di ben 1.800 chilometri.

Per la prima volta nella storia dell’esplorazione spaziale da parte degli Stati Uniti, gli astronauti ebbero a bordo una telecamera. Già in precedenti occasioni venne avanzata tale intenzione, però sempre cancellata dai piani di volo a causa di problemi di peso. Navicelle spaziali sovietiche già in precedenti occasioni avevano avuto a bordo delle telecamere; la missione Apollo 7 comunque significò la prima trasmissione in diretta di immagini dallo spazio.

Già il primo giorno di volo Schirra prese il raffreddore, seguito a breve distanza da Cunningham ed Eisele. Ciò nonostante fu programmata l’esecuzione di un programma di test alquanto vasto (si trattava in fondo della prima missione di un nuovo tipo di veicolo spaziale) che causò non poche polemiche e fu oggetto di forti divergenze tra direzione di volo ed equipaggio. Il fatto che la secrezione nasale non scolasse verso il basso autonomamente a causa dell’assenza di gravità obbligava gli astronauti a pulirsi il naso continuamente. Pertanto, con largo anticipo sulla data di rientro della missione, gli astronauti iniziarono ad insistere sul fatto di voler eseguire la manovra di rientro senza indossare gli appositi guanti ed il casco della tuta spaziale. Motivarono tale insistenza con la paura che l’enorme pressione che viene a crearsi durante questa fase avrebbe potuto causare lo scoppio dei loro timpani. La NASA dovette dunque valutare accuratamente i rischi di una tale decisione. Solo dopo lunga ed accurata discussione la direzione del volo si piegò alla pressione degli astronauti e consentì di svolgere la manovra accogliendo la richiesta.

Dopo 10 giorni di volo gli astronauti accesero i retrorazzi frenanti per 12 secondi. Quattro minuti dopo il modulo di servizio venne staccato dal modulo di comando. Durante la fase di rientro nell’atmosfera terrestre gli astronauti dovettero sopportare una decelerazione fino a 3,3 G. Durante gli ultimi sei minuti la discesa venne frenata da appositi paracadute. Dall’accensione dei retrorazzi fino all’effettivo atterraggio nel mare caraibico era passata mezz’ora. La capsula dell’Apollo atterrò capovolta, cioè con la punta sott’acqua; poté comunque immediatamente essere rialzata mediante il gonfiaggio di appositi sacchi d’aria. Gli astronauti vennero recuperati dall’elicottero di soccorso e portati a bordo della portaerei USS Essex.

Focus (qui solo un estratto); articolo completo @
https://www.focus.it/scienza/spazio/apollo-7-50-anni-fa-il-primo-ammutinamento-a-bordo

L’11 ottobre 1968 partiva la missione che avrebbe aperto la strada a quelle lunari. Tra le tante prime volte, si registrò anche – complice un raffreddore – un piccolo atto di insubordinazione dell’equipaggio.

Quella dell’Apollo 7 fu la prima missione spaziale con equipaggio del Programma Apollo – dopo l’incendio nella capsula che, durante un’esercitazione 21 mesi prima, era costato la vita ai membri dell’Apollo 1. 

Gli esperimenti in programma andarono come previsto e, anzi, ne furono condotti alcuni in più. Ma a 15 ore dal lancio il comandante Walter Schirra iniziò a manifestare i sintomi di un brutto raffreddore, seguito ben presto dai due colleghi, Don F. Eisele e Walter Cunningham. In gravità ridotta, i sintomi di un raffreddore risultano ancora più fastidiosi, perché il muco non è libero di fluire ed è difficile trovare sollievo.

Un primo problema sorse quando nella fittissima agenda dell’equipaggio si volle inserire un momento per la prima diretta televisiva. Schirra, raffreddato e impegnato con i test, avrebbe voluto rimandare fino al termine degli esperimenti, per non rischiare di distrarre gli astronauti, ma alla fine il controllo di Terra ebbe la meglio.

Ma il diverbio peggiore arrivò in seguito, per la questione dei caschi. Molto prima della preparazione per le fasi di rientro, l’equipaggio iniziò a insistere sul fatto che avrebbe compiuto l’atterraggio senza il casco (un nuovo modello senza visore), che avrebbe impedito ai tre di soffiarsi il naso. Schirra temeva che, con la pressione crescente e in assenza di gravità, l’accumulo di muco potesse danneggiare i timpani degli astronauti. Il centro di comando si mostrò fortemente in disaccordo: se ci fosse stata una perdita di pressione – come sarebbe poi avvenuto quattro anni più tardi, con la Soyuz 11 – gli astronauti sarebbero morti. Alla fine però Schirra ebbe la meglio e il rientro avvenne senza caschi.

L’insubordinazione non passò inosservata: nessuno dei tre tornò più nello Spazio…

Apollo 7 in English

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