Coppa Italia dal Vado a…

Coppa Italia

Coppa Italia dal Vado a chi?

Coppa Italia dal Vado all’Atalanta oppure alla Juventus?
Coppa Italia, in attesa che il vincitore dell’edizione 2020-2021 alzi il trofeo, come tutti gli anni aleggia la vexata questio Manzonianae originis: Vado, ma chi era costui?
Vado quale la genesi, l’origine, l’evoluzioni, le evoluzioni di questa squadra, i colori della quale casacca sono rosso e blu, e che superò, in quella lontana finale del lontano 1922, per 1-0 l’Udinese, team dalle casacche bianconere più noto alle masse calcistiche moderne.

Coppa Italia e ricordi personali più recenti: allo scrivente, che militava nei pulcini del (forse) più glorioso Savona i coetanei del Vado, cittadina di Vado Ligure, confinante con la città Capoluogo di Provincia, ricorda sonore scoppole prese nei tornei giovanili, oltre a un’amichevole del 1980, dove la Juventus si impose 4 a 1 ma che costò al mitico Sergio Brio, stopper bianconero, un terribile infortunio ai legamenti, visto in diretta da bordo campo, attaccato alla rete metallica.

Coppa Italia e, visto che da qui all’infinito l’albo d’oro riporterà nella prima riga, il nome del Vado, vediamo come andarono quella prima edizione con annesse finale e cavalcata vincente, che passerà alla storia per il gran tiro a effetto di Felice Levratto, il mitico centravanti rossoblù che con quella castagna bucò la rete friulana… proprio in occasione di quella partita; già, quel Felice Virgilio Levratto che, salito alla ribalta in quel torneo di Coppa Italia, fu convocato poi in Nazionale (28 partite – 2 reti lo score), e vestì le casacche di Hellas Verona, Genoa e Inter.

Coppa Italia 1922, anzitutto (alcuni dei) protagonisti: oltre al sopra e sotto citato Levratto, da segnalare che il portiere rossoblù era tale Babboni I (primo di tre fratelli tutti impegnati nelle file del Vado), al secolo Achille, noto perché non rinviava la palla con i piedi bensì con il pugno chiuso, come nel pallone elastico o palla a pugno o balòn, che il capitano era il difensore Enrico Romano detto “Testina d’oro” per le sue capacità di andare a segno con la testa e capace, come recitano le cronache, durante un’amichevole contro la Nazionale, di impressionare nientepopodimeno che il mitico e vincente c.t. Vittorio Pozzo.

Coppa Italia unica nel 1922 ma preceduta da ben due campionati (quello della Federazione Italiana Gioco Calcio, alias Figc, vinto dalla Novese e quello della Confederazione calcistica italiana dalla Pro Vercelli): questo antefatto avrà, come vedremo, riflessi anche sulla coppa; la diarchia, infatti, era stata origi nata da una querelle tra la federazione e le principali società, con la prima che spingeva per far partecipare al campionato tutte le squadre (ancorché suddivise in gironi), mentre le società economicamente più forti chiedevano invece due gironi di dodici squadre e le rimanenti sessanta relegate in serie minori; di qui quindi l’assegnazione di due scudetti, termine coniato da Gabriele D’Annunzio, reduce dall’impresa fiumana con annessa redazione della Carta del Carnaro, come ricordano gli albi d’oro.

Coppa Italia il bando: quando la Federazione Italiana Gioco Calcio promulgò il bando di partecipazione per la prima edizione, si iscrissero 35 società (fra i forfait da segnalare Pro Vercelli, Inter, Juventus, Torino, Genoa, Spezia, Livorno) fra le quali la neo scudettata Novese, l’antenato della Fiorentina, il Fanfulla Lodi, la Lucchese, la Mantovana, il Parma, la Triestina e l’Udinese che appunto andò in finale, contro il Vado che, in quell’anno aveva disputato il campionato di terza divisione nazionale; il team ligure si sbarazzò in sequenza di Fiorente Genova, Molassana (oggi quartiere della Città di Genova ma allora comune autonomo), Juventus Italia Milano, Pro Livorno e, in semifinale, della Libertas Firenze.

Coppa Italia fra storia e leggenda: al termine dei novanta minuti Vado-Udinese 0-0 e qui la storia si biforca…

Versione 1: dopo 30 minuti di supplementari, nulla di fatto e non essendo previsti i calci di rigore, iniziò il cosiddetto tempo ad oltranza (antenato del sudden death e/o golden Goal tanto pomposamente previsto quanto precocemente abolito dopo alcune sfolgoranti apparizioni vedi finale Europei del 1996 fra Germania e Cecoslovacchia o gli ottavi di finale di Francia ’98 fra padroni di casa e Paraguay), con i friulani che, in realtà secondo le cronache, puntavano ormai al buio nella speranza di ripetere la finale a casa loro; al minuto 127, però, ecco il lampo di Levratto che fece partire una bordata capace addirittura di sfondare la rete.

Versione 2 presente in molti tabellini: qui il minuto del gol è il 118′, quindi a 120 secondi dal termine del secondo tempo supplementare…

Sia come sia, cronaca o leggenda, da allora il Vado non ha più fatto registrare alcun acuto (oggi milita in serie D), anche se dalle sue fila sono emersi molti giocatori di valore, in primis il portiere del Grande Torino Valerio Bacigalupo, che vestì anche la maglia del Savona e al quale è intitolato lo stadio cittadino, senza dimenticare il fratello Manlio che, sempre come estremo difensore, vinse uno scudetto (ancora con il Torino) e due Coppe Italia (con Genoa e Venezia).

FINALE Coppa Italia Prima Edizione – Vado Ligure il 16 luglio 1922
Vado – Udinese 1-0 D.T.S.
Tabellino
Vado: Babboni A., Babboni L., Raimondi, Masio, Romano, Cabiati, Roletti, Babboni G., Marchese,
Esposto, Levratto.
Udinese: Lodolo, Bertoldi, Schiffo, Dal Dan, Barbieri, Gerace, Tosolini, Melchior, Moretti, Semintendi,
Ligugnana.
Rete: Levratto (118′ o 127′?)

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Fonti

https://storiedicalcio.altervista.org/blog/vado_coppaitalia_1922.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Coppa_Italia_1922

FELICE LEVRATTO E LA VITTORIA DEL VADO IN COPPA ITALIA NEL 1922