Dante e la Croce del Sud (parte I)

Dante

Dante e La Croce del Sud da Gerusalemme al Cielo Australe

Dante Alighieri e un viaggio, in occasione dagli 800 anni dalla morte, che parte dalle parole di un altro poeta, non sommo, ma dalla lirica sicuramente sublime quali Pablo Neruda:

“Cuatro puntas de diamante encendido”.
“Quattro punte di diamante infuocato”;
è questa la suggestiva definizione con la quale il poeta cileno Pablo Neruda, nella Oda a la Cruz del Sur, si riferiva alla Croce del Sud (o Croce Australe), la costellazione più piccola del firmamento, formata da quattro stelle brillanti, tra le quali Mimosa e compatte immerse nella Via Lattea la cugina della Galassia di Andromeda. Si tratta di una figura peculiare del cielo australe che, dalle medie latitudini meridionali al Polo Sud terrestre, è circumpolare e culmina a mezzanotte a fine marzo. La linea tracciata attraverso il suo asse maggiore (verticale), da Gacrux (γ) ad Acrux (α), punta direttamente al Polo Sud Celeste, che si trova a circa 25° di distanza.

Gli autori classici identificavano le stelle della Croce del Sud come una parte del Centauro, costellazione che la circonda da tre parti.
Lo studioso arabo al-Biruni (XI° secolo d.C.), notò come, dalla latitudine 30° Nord in India, fosse visibile verso sud un asterismo, conosciuto come Sula, il “raggio della crocefissione”. Secondo lo studioso tedesco Alexander Von Humboldt (vissuto a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo) gli antichi persiani, che conoscevano bene la costellazione della Croce, celebravano una festa in suo onore, mentre i loro discendenti, che la persero di vista per via della precessione, trovarono un’altra croce nel Delfino.

La costellazione della Croce Australe era infatti ben visibile sull’orizzonte di Gerusalemme (31° 46′ 45″ Nord) all’epoca in cui Cristo fu crocifisso e poi risorse nel giorno della Pasqua. E quest’ultima circostanza ci porta direttamente alla Divina Commedia di Dante (inizio del XIV secolo).
Dante infatti sembrava conoscere la costellazione anche come sembrerebbe da questo passo del Purgatorio (anche se non tutti gli autori accettano questa interpretazione e pensano ad una fantasia poetica).

“I’mi volsi a man destra, e puosi mente

all’altro polo, e vidi quattro stelle

Non viste mai fuor ch’alla prima gente.

Goder pareva il cielo di loro fiammelle:

oh settentrïonal vedovo sito,

poi che privato se’ di mirar quelle!”.

 

Secondo il poeta l'”altro polo”, quello antartico, al nadir del Polo Nord Celeste si innalza sull’orizzonte del Purgatorio di circa 30°, tanto quanto l’artico sull’opposto orizzonte di Gerusalemme. Secondo Dante le quattro stelle sarebbero state viste soltanto dai primi uomini, cioè da Adamo ed Eva, perché la loro dimora nel Paradiso Terrestre si trovava in cima alla montagna del Purgatorio. Così il “settentrional sito” (Emisfero boreale inteso però come metafora del mondo abitato), sarebbe “vedovo” perché da lì non si potrebbero più “mirar” quelle stelle che simboleggiano le quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Nella teologia cattolica sono dette cardinali perché hanno la funzione di “cardine”, visto che tutte le altre si raggruppano attorno ad esse. Esse erano state infuse da Dio nei primi genitori del genere umano che le persero, insieme con i loro discendenti, a causa del peccato originale.

Un secondo passo, presente sempre nel Purgatorio, sembrerebbe far riferimento alla Croce, ma lo vedremo nella prossima puntata…

(Continua)

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