Flatlandia ed antichi Egizi

Flatlandia

Flatlandia racconta di un mondo a solo due dimensioni, come nei dipinti egiziani, dove i personaggi vivono e si muovono di profilo. Per la trama del romanzo abbiamo usato Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Flatlandia). I testi tratti dalla e-enciclopedia sono scritti in rosso…

Flatlandia: Racconto fantastico a più dimensioni (Flatland: A Romance of Many Dimensions) è un romanzo fantastico-fantascientifico del 1884 scritto da Edwin Abbott Abbott. Narra la vita di un abitante di un ipotetico universo bidimensionale che entra in contatto con l’abitante di un universo tridimensionale. È un racconto molto popolare tra gli studenti di matematica e più in generale tra gli studenti di facoltà scientifiche, perché affronta da un punto di vista molto originale il concetto di un mondo a più dimensioni.

Dal punto di vista letterario è famoso anche per essere una satira della società vittoriana, mentre filosoficamente critica il riduzionismo positivista.
Il racconto è diviso in due parti. Nella prima parte il narratore descrive brevemente il mondo di Flatlandia. Questo è un mondo bidimensionale (flat in inglese significa piatto) e gli abitanti di questo mondo sono delle figure geometriche che si muovono su un piano che per loro è l’universo. Il narratore è uno degli abitanti, e nella fattispecie è un quadrato.

Nella seconda parte del racconto il quadrato racconta il suo incontro con una sfera proveniente da Spacelandia (il mondo a tre dimensioni) che lo illumina sulla presenza della terza dimensione. In seguito il quadrato racconta di come gli abitanti di Flatlandia abbiano reagito al suo tentativo di illustrare la presenza di una terza dimensione. Come si è detto, il racconto è una satira della società dell’autore, infatti in Flatlandia la società è rigidamente divisa in gerarchie e la suddivisione si basa sull’aspetto fisico. Nello specifico, sul numero di lati che formano le figure. Nel mondo di Flatlandia un maggior numero di lati (o meglio, un angolo più largo) viene associato a maggior intelligenza e quindi a scuole migliori e in seguito a lavori migliori e di maggior responsabilità. In questo mondo ogni individuo può sperare in un’ascesa sociale sua o eventualmente della sua prole, anche se in realtà solo un ridottissimo numero di individui riesce a migliorare la propria posizione sociale.

La remota possibilità d’elevazione sociale viene utilizzata dalla classe dominante per mantenere pacifico il popolo e in caso di rivolte l’elevazione di classe viene utilizzata per allettare i capi delle rivolte e quindi per far fallire tutte le rivolte in Flatlandia. Uno speciale spazio viene riservato alle donne che in quell’universo sono delle linee e quindi simili a figure dotate solo di due lati e di un angolo pari a zero sono assimilate a dei bambini che vanno perennemente protetti dal mondo esterno. Il protagonista nel racconto non si ferma ad un mondo a tre dimensioni, e, riprendendo gli allora recenti lavori di Riemann, teorizza mondi a più dimensioni che aspettano solo di essere scoperti con gli occhi della mente. Infatti, pur avendo la sfera iniziato il quadrato al mondo delle tre dimensioni, quando il quadrato congettura la presenza di mondi con quattro, cinque, sei, ecc. dimensioni, la sfera lo zittisce affermando che il mondo ha solo tre dimensioni e non ne può avere più di tre. Quindi il maestro si dimostra più miope dell’allievo e non riesce ad elevare la sua mente oltre i suoi sensi in un primo momento. Nonostante questo, in un secondo momento gli appare nuovamente affermando che effettivamente è possibile proseguire all’infinito nella ricerca di altre dimensioni.

È difficile attribuire a Flatlandia un genere letterario preciso. Alcuni vedono nel libro un intento dissacratorio nei confronti della società vittoriana, le cui ridicole convenzioni sociali sono esorcizzate attraverso la descrizione del sistema delle caste di Flatlandia: le donne sono semplici linee prive di posizione sociale, gli uomini sono classificati in base al numero dei lati di cui sono costituiti. Va ricordato d’altro canto che Abbott, noto pedagogo, faceva parte di un gruppo di studiosi che proponeva di rinnovare l’esame di matematica per l’ammissione alle università britanniche, che a quel tempo imponeva di imparare lunghe dimostrazioni di geometria euclidea; nonostante il supporto di molti matematici e dell’opinione pubblica, i programmi tradizionali furono mantenuti ancora a lungo. L’opera può quindi essere considerata un esempio di pamphlet politico-pedagogico.

Dal punto di vista letterario, Flatlandia può essere visto come un esempio ante litteram di romanzo distopico novecentesco. Ne è un sintomo la forte gerarchia sociale descritta dall’autore: il rango degli uomini dipende dal numero di lati; i soldati semplici sono triangoli isosceli con una piccola base e un angolo al vertice assai acuto, i sacerdoti sono quasi dei circoli perfetti, le donne sono semplici segmenti e sono costrette per legge a muoversi sinuosamente per rendersi visibili e non costituire minaccia per gli uomini. Il protagonista, Quadrato, è inoltre imprigionato per eresia e pazzia, viene arrestato a causa delle sue convinzioni sulla terza dimensione e si rifiuta fino alla fine di accettare l’ideologia imposta dalle masse. Filosoficamente, infine, è stato interpretato come una critica che “prende di mira anche il riduzionismo positivista e il materialismo”.

E un modello Flatlandia, a opinione dell’autore, può essere rintracciato nelle immagini presenti su papiri e monumenti egiziani. Chi non ricorda la canzone del complesso (tutto femminile) statunitense Bangles Walk like an Egyptian?
Immagini dove le persone sembrano muoversi a destra o a sinistra di profilo in perfetto stile Flatlandia?
E allora cerchiamo di capire qualche cosa in più della prospettiva cosmica, cosmogonica, spaziale di questo popolo tanto antico quanto evoluto…

Il Cielo sotto le Piramidi

Per gli antichi egizi l’universo era una grande ostrica, anche se aveva una forma diversa
rispetto a quella babilonese. Era infatti sagomato come un grande parallelepipedo. Sulla faccia
rivolta verso il basso si trovava al Terra, mentre su quella rivolta verso l’alto si trovava il cielo.
Questo era costituito da una mucca appoggiata con le proprie zampe sui quattro angoli della Terra,
o anche da una donna appoggiata sui gomiti e le ginocchia.
Successivamente divenne il coperchio metallico di una scatola.
Attorno alle pareti interne, di questa sorta di scatola cosmica, vi era una galleria sospesa e invisibile
lungo la quale scorreva un fiume su cui gli dei Sole e Luna facevano scivolare le proprie barche.

Pietra Solare e vichinghi tecnologia segreta (II)

 

Gli astri del cielo erano immaginati come lampade sospese alla volta celeste, oppure spostate dagli
dei. Per quanto riguarda i pianeti, attraversavano sulle proprie imbarcazioni su canali che fluivano
dalla Via Lattea, considerata la controparte celeste del fiume Nilo.
Per quanto riguarda la spiegazione delle fasi del nostro satellite, nel giorno plenilunio, il Dio Luna
subiva l’attacco di una scrofa molto famelica che, nel giro di un paio di settimane, lo divorava
completamente. Poi rinasceva per andare incontro, nuovamente, al proprio terribile destino. Quando
la scrofa riusciva a inghiottire interamente il Dio Luna, si verificava un’eclisse del nostro satellite
naturale.

Fasi Lunari e letteratura

Quando era invece un grande serpente che inghiottiva il Sole, si verificava un’eclisse di Sole, fenomeno che terrorizzava gli abitanti della piana del Nilo.
Lasciando il cielo per far ritorno sulla Terra, la storia unitaria della terra dei faraoni ebbe inizio nel
3400 quando Menes, re dell’Alto Egitto, conquistò il Basso Egitto. L’epoca aurea continuò fino al
XII a.C, quando iniziò la decadenza a causa delle ricorrenti scorrerie di popoli libici ed indoeuropei.
A queste seguirono l’invasione macedone (IV a.C.) e romana (I a.C.).
Lungo 23 secoli di storia tutte le branche della scienza ebbero il tempo di svilupparsi e prosperare e,
fra queste, naturalmente l’astronomia. Partendo dal calendario, gli egizi misuravano il tempo lungo
un anno solare (al contrario Babilonesi che utilizzavano un calendario lunare), ossia sulla base del
cammino della stella del giorno sulla la volta celeste, lungo il cerchio dell’eclittica (vedi paragrafo
9). L’anno egiziano iniziava dalla levata eliaca di Sirio la quale, tra l’altro, coincideva con delle
piene del Nilo che portavano nei campi il limo che li rendeva fertili. L’anno egizio era formato da
12 mesi di 30 giorni più 5 giorni ‘supplementari’. Da buoni osservatori del cielo gli Egiziani si
erano accorti dei ritardi nella levata di Sirio (dovuti alla precessione equinozi)

Equinozio di primavera 20 o 21 marzo?

ed avevano calcolato un ciclo completo di 1460 anni per ritrovare l’astro più luminoso del firmamento
sorgere insieme al Sole in un preciso giorno. Questo ciclo era detto ‘anno sotiaco’ da Sothis, nome
egiziano della stella Sirio. Va ricordato, inoltre, che il periodo della levata eliaca di Sirio veniva
indicato con l’appellativo di ‘canicola’ per indicare il caldo torrido legato alla stella del Cane (si
ricorda che Sirio è l’astro più luminoso, oltreché del cielo, della costellazione del Cane Maggiore).
Per la misura del tempo, in frazioni più brevi di un intero anno, gli abitanti della valle del Nilo
usavano meridiane durante il giorno e clessidre (a sabbia o acqua) durante la notte. Nelle ore notturne veniva anche utilizzato il sistema dei decani: si divideva, infatti, l’eclittica in 36 zone di circa
10°, associate a stelle singole o gruppi di stelle, all’interno delle quali potevano scorgere la levata
del Sole, e che venivano quindi attraversate dal Sole stesso durante l’anno. I decani erano dunque
raffigurati su un reticolo che rappresentava lo spostamento del Sole durante le ore notturne. Ed
allora, dopo 10 giorni da quello in cui il Sole era sorto in un decano, passava in quello successivo e,
conseguentemente, il sorgere del primo decano segnalava che ci si trovava nell’‘ora decanica’ prima
dell’alba. In grande considerazione era poi tenuta l’ora decanica rappresentata dalle stelle della
costellazione del Leone, che si verificava al momento della già citata levata eliaca di Sirio. Questo
orario, infatti, segnalava non solo l’inizio dell’anno, ma anche, secondo la tradizione, la configurazione del cielo e della Terra nel momento in cui era stato creato il mondo.

Genesi Universo tutta la storia

Photo by Luigi Viazzo with Samsung SIV

Flatland (ia) (1982) – COMPLETO