Gioco Reale di Ur the board game

Gioco Reale di Ur

Gioco Reale di Ur board game ante litteram

Gioco Reale di Ur, un antesignano dei moderni giochi da tavolo e, perché no, videogiochi.
Interpretiamone regolamento, curiosità e storia come se fossero un pranzo di lavoro, con poche ma gustose portate…

Antipasto

Con Gioco Reale di Ur ci si riferisce ad alcune tavole da gioco trovate nelle tombe reali di Ur da Leonard Woolley negli anni venti del XX secolo e datate ad un periodo compreso tra il 2400 a.C. e il 2600 a.C. È considerato tra i più antichi reperti completi di un gioco da tavolo che sia mai stato scoperto. Una tavola da gioco simile, realizzata in legno è stata ritrovata negli scavi di Shahr-i Sokhta nell’Iran meridionale.
Insieme al Senet è considerato da alcuni uno dei predecessori del moderno Backgammon.

Senet Gioco Millenario

Detto che il Backgammon è figlio (anche) del più antico Tric Trac, procediamo con le portate…

Tric Trac che passione!

Primo piatto – Reperti ritrovati

Si tratta di una tavola da gioco consistente in un rettangolo di 8×3 caselle alla quale mancano due caselle esterne da ciascuno dei due lati lunghi, anche se le decorazioni delle caselle varia da tavola a tavola e possono andare da motivi geometrici a scene che ritraggono animali selvaggi o anche un misto di entrambe. Comunque tutte hanno in comune la presenza di 5 caselle decorate con una rosetta nelle stessa posizione. Le tavole da gioco sono cave e all’interno sono conservati i componenti del gioco, costituiti da quattordici pedine (sette per ogni giocatore) e da sei dadi tetraedrici con le punte arrotondate in pietra o lapislazzuli con due delle quattro punte marcate con inserti (pertanto ogni dado poteva dare due risultati possibili, a seconda se a puntare verso l’alto fosse una punta intarsiata).
Le qualità delle tavole da gioco ritrovate a Ur è molto differente: la più semplice è in ardesia decorata con motivi geometrici in madreperla, mentre altre sono decorate anche con inserti in lapislazzuli e corniola. Solo due tavole da gioco sono state ritrovate complete, le rimanenti erano troppo rovinate per poter essere completamente restaurate e i loro componenti sono stati ritrovati nelle vicinanze.

Secondo piatto – Diffusione

Il Gioco reale di Ur si diffuse, evolvendosi, in Iran, Siria, Egitto, Libano, Sri Lanka, Cipro e Creta. Per esempio sono state ritrovate tavole simili a quelle di Ur nelle tombe dell’Antico Egitto risalenti al 1580 a.C. e un’altra risalente alla stessa epoca è stata ritrovata a Ekomi sull’isola di Cipro, il gruppo di caselle più piccolo che si trovava a una delle estremità si è trasformato in una fila, ma le rosette sono state conservate e il regolamento doveva essere simile. 

Dessert – Ricostruzione del Regolamento 

La mancanza di descrizioni del regolamento sollevò l’interesse di diversi studiosi che avanzarono varie ipotesi proponendo regole per il gioco sulla solo base dei componenti ritrovati.
Una ricostruzione più dettagliata è stata avanzata da Irving Finkel (curatore del British Museum ed esperto di incisioni cuneiformi) all’inizio degli anni ottanta, sulla base dell’analisi di due tavolette cuneiformi.

  • La prima di queste, identificata come BM 33333B, risale al 177-176 a.C. ed è stata incisa dallo scriba babilonese Itti-Marduk-balālu, copiando una tavoletta appartenente a Iddin-Bēl, uno studioso di un’altra famiglia. È stata ritrovata nel 1880 nelle rovine di Babilonia e ceduta al British Museum. 
  • La seconda tavoletta facente parte della collezione privata del conte Aymar de Liedekerke-Beaufort, andò distrutta nella prima guerra mondiale, ma si salvarono le foto dettagliate che ne erano state fatte. Questa tavoletta non è datata, ma è stata valutata risalente a qualche secolo prima della tavoletta babilonese e probabilmente proveniente dalla città di Uruk.

Entrambe le tavolette su una faccia riportano una griglia di linee orizzontali, verticali e diagonali che la dividono in dodici caselle a loro volta contenenti un rombo affiancato da sei triangoli. Ogni zona è inscritta con uno o più caratteri cuneiformi e il rombo centrale contiene uno dei simboli dello zodiaco e questi forniscono l’ordine di lettura delle caselle. Un’iscrizione sul lato della seconda tavoletta indica che il contenuto della tavoletta riguarda un gioco il cui nome si può tradurre come “branco di cani”. Il retro della prima tavoletta contiene due colonne di testo che contengono un elenco dei componenti del gioco, il risultato dei dadi necessari per l’ingresso di ogni pezzo e il risultato se un pezzo atterra o meno su uno delle caselle marcati sulla tavola da gioco.

Secondo la ricostruzione di Finkel si trattava di un gioco di percorso e d’azzardo in cui i giocatori devono entrare da una casella della tabella e percorrerla fino all’uscita. Il numero di caselle percorse viene determinato dal lancio dei dadi e atterrando su un pezzo avversario lo si costringe a dover ripartire dall’inizio. Se un pezzo salta una delle caselle con la rosetta il giocatore deve pagare una posta alla cassa, mentre se vi atterra ritira una posta. Se un pezzo si trova su una casella con una rosetta è immune dall’essere obbligato a ricominciare il percorso.

Alcuni dei componenti descritti nella tavoletta sono comunque lievemente diversi rispetto a quello delle tavole da gioco ritrovate (al posto dei dadi tetraedrici vengono usati dadi ottenuti da astragali di bue o pecora e ogni giocatore dispone di cinque pedine invece di sette).

Dadi, cubi and friends! (parte III)

Liberamente tratto e ispirato by Wikipedia

English Version

Questo post ci introduce nel favoloso mondo dell’antica Mesopotamia. Ne possiamo approfittare per una curiosa digressione astronomica, cercando eventuali assonanze fra cielo e terra, fra giochi e stelle…

Una prima spiegazione organica dell’apparente rotazione diurna del cielo fu fornita dagli studiosi assiro-babilonesi. Nell’antico testo Ea Anu Enlil (1400-1000 a.C.), troviamo il cielo diviso in tre “vie”, dedicate a tre divinità. Ea prese la via esterna, attraversata dalle stelle a sud dell’equatore celeste, suo figlio Enlil prese la via interna delle stelle circumpolari, e, infine, Anu prese la via di mezzo, attorno all’equatore (sempre celeste). Lungo ciascuna via, 12 stelle divinità indicavano i mesi dell’anno con il loro sorgere eliaco (la loro prima levata poco prima del Sole, dopo un periodo di invisibilità), e ogni volta 18 di queste stelle si rendevano visibili.
A partire dal VI secolo a.C., la civiltà Greca fece proprie l’astronomia, l’astrologia e la mitologia mesopotamiche; così il sistema equatoriale dell’Ea Anu Enlil si fuse nel distinto sviluppo dello zodiaco basato sull’eclittica, che iniziò all’incirca nel  5° secolo a.C., e che fu la base storica di tutta la successiva astrologia e astronomia. Lo zodiaco greco incorporò anche un elemento chiave delle osservazioni lunari precedenti (a cura degli astronomi mesopotamici), poiché comprendeva una zona di 6° al di sopra e al di sotto del cammino della Luna.

Un altro richiamo alle divinità mesopotamiche sopra citate è legato al pianeta Saturno, il cui lento incedere in cielo segna il (più o meno) scorrere del tempo (da qui il nome greco Cronos, Crono). Nella mitologia assiro-babilonese Saturno (la più lontana fra le sette “stelle erranti” conosciuta dagli antichi) rappresentava il Dio Ninurta, fratello di Nergal. Nell’ultima versione dell’Epica di Anzu (7° secolo a.C.), Saturno era identificato come il pianeta del fato, una correlazione ben conosciuta dagli astrologi. Il malvagio uccello Anzu, per parte sua, era invidioso del potere del padre degli dei, Enlil. In particolare desiderava per sé le tavole del Destino, sulle quali era scritto il fato degli esseri umani. Un giorno, mentre Enlil stava facendo il bagno, Anzu rubò le tavole e volò con loro al suo lontano nido; le tavole, tra l’altro, davano al loro possessore poteri quasi invincibili, e gli dei erano disperati per la loro perdita. Il saggio Ea chiese aiuto alla Dea-Terra affinché creasse un eroe divino dalla sua stessa persona, e lei generò Ninurta. Nella battaglia susseguente, Ninurta trafisse Anzu, trapassandogli cuore e polmoni, e gli portò via la tavole. Per onorare il suo coraggio, Ninurta fu incaricato dagli dei di diventare il guardiano delle Tavole, e quindi il supervisore del fato.

Ispirato da I Giochi di Alfonso…

Spunti Liguri

Curiosità Piemontesi

Photo by Luigi Viazzo with Huawei P8 Lite

Gioco della tavola reale di Ur