Hacker story hack et esperimenti

hackerHacker and old story?

Hacker in particolare e il termine hack, in generale, nei paesi di lingua inglese, soprattutto negli Usa, ha una brutta reputazione. Viene infatti usato per indicare persone che entrano nei sistemi informatici o provocano danni ai computer usandoli a loro piacimento. Fra gli addetti ai lavori, invece, il termine viene riferito a una scorciatoia usata per risolvere un problema o a una soluzione intelligente che rende facile ciò che sembrava difficile. E il termine hacker (“sperimentatore”) è considerato un vero complimento, visto che si riferisce a una persona creativa con grandi capacità tecniche.

Negli anni ‘60, i ragazzi che, negli States (ma non solo), si dilettavano nel fare esperimenti, erano quindi dei veri hacker, benché il termine, nella sua declinazione informatica, non fosse stato ancora coniato. E sperimentare, per loro, non era soltanto “fare le cose”, ma una vera filosofia di vita quindi… Poi arrivarono i computer e i programmi figli, spesso, di hacker-sperimentatori partiti, magari, da un hacker-laboratorio nascosto in qualche oscuro garage, per esempio negli Stati di Washington o della California.

Vi ricorda qualcosa? Secondo le testimonianze di un hacker di quei tempi, almeno negli Usa, i ragazzi, non stavamo seduti a giocare con i videogame, ascoltare Cd o guardare Dvd, ma “creavano” le cose; e, con grande capacità di arrangiarsi, ricavavano componenti per le attrezzature da radioamatori, costruivano piccoli razzi a propellente, realizzavamo camere oscure nei seminterrati, ricostruivamo i motori delle auto, riparavamo le televisioni e gli elettrodomestici. In poche parole erano dei veri e propri hacker. Oggi, la maggior parte di quelle azioni creerebbe problemi con la giustizia e quindi la maggior parte di quegli esperimenti purtroppo oggi non è più fattibile. I radioamatori acquistano i loro pezzi anziché costruirli e i componenti per costruire razzi o fare esperimenti chimici sono stati ritirati dal mercato.

Ci sono però gli hacker informatici… Ma sono così brutti come vengono dipinti? E poi, altra domanda: c’entra qualcosa con l’astronomia? Basta leggere fra le righe per capirlo. Già si capisce che gli hacker finivano, con i vari esperimenti, per diventare appassionati di astronautica e radioastronomia, senza considerare che questa capacità di ri arrangiare e trovare delle soluzioni ingegnose e smart ben si adatta all’astronomia amatoriale: anzitutto per la realizzazione ed evoluzione dei telescopi Dobson (telescopi “tutto tubo e niente montatura”) ma anche nell’uso di oculari, filtri e prismi…

Ma questa è un’altra storia…

Spunti by Calendario della Luna Verde

Il documentario degli hacker [1]

Photo by Luigi Viazzo with Samsung Galaxy SIII