Le imprese e la Beffa di Buccari

Le imprese

Le imprese di Gabriele D’Annunzio:
la Beffa di Buccari

Le imprese di Gabriele D’Annunzio sono numerose e spaziano in vari ambiti dalla terra, all’aria fino al mare.
Le imprese, come detto, sono tante ma, fra le tante, la celeberrima Beffa di Buccari, centro situato nel Golfo del Quarnaro, posto a sud della città di Fiume, che qualche anno dopo sarebbe diventata patria della costituzione ribattezzata Carta del Carnaro.
Le imprese dannunziane e quindi spazio a questa incursione che va in scena la sera del 10 febbraio 1918, quarto anno della Grande Guerra, terzo per quanto riguarda l’Italia, il cui esercito pochi mesi prima, in quel di Caporetto, aveva subito la peggiore sconfitta che si ricordi, la quale, ovviamente, aveva avuto un impatto pesantissimo sul morale delle truppe.
Le imprese, come noto, hanno lo scopo/obiettivo di risollevare il morale e la Beffa di Buccari servì all’uopo: tre M.A.S. (Motoscafi Anti Sommergibili), della Regia Marina identificati con i numeri progressivi 94, 95 e 96, partirono dal porto di Ancona in direzione della flotta austro-ungarica alla fonda nella baia di Buccari, con vista sulle Alpi Dinariche; sui motoscafi, trainati fin quasi alla meta da torpediniere, tre personaggi celebri (per l’allora passato, presente e futuro del Paese), ovvero il sopra citato Gabriele D’Annunzio (detto il Poeta Soldato), il tenente di vascello Luigi Rizzo, che nei mesi successivi affonderà due corazzate austriache e dal capitano di fregata Costanzo Ciano, futuro Presidente della Camera e padre di Galeazzo, Ministro degli Esteri e genero del Duce Benito Mussolini.
Le imprese vengono sempre sottolineate e glorificate da un messaggio particolare e così fu anche per la Beffa di Buccari a cura, manco a dirlo, di Gabriele D’Annunzio, ovviamente in modo originalissimo, ovvero con un testo vergato e lasciato in bottiglie avvolte da nastri tricolori che riportava quanto segue:
“In onta alla cautissima Flotta austriaca occupata a covare senza fine dentro i porti sicuri la gloriuzza di Lissa, sono venuti col ferro e col fuoco a scuotere la prudenza nel suo più comodo rifugio i marinai d’Italia, che si ridono d’ogni sorta di reti e di sbarre, pronti sempre ad osare l’inosabile. E un buon compagno, ben noto, il nemico capitale, fra tutti i nemici il nemicissimo, quello di Pola e di Cattaro, è venuto con loro a beffarsi della taglia”.

I tre mezzi d’assalto, per la cronaca, penetrarono fra le difese nemiche senza problemi, ma non riuscirono ad affondare le unità nemiche, visto che i siluri si impigliarono nelle reti poste a difesa della rada; furono però lasciate le bottiglie (di Champagne ndr) con il messaggio beffardo di cui sopra e la vicenda suscitò una vasta eco, dimostrando che l’Italia poteva ambire a sottrarre il controllo dell’Adriatico all’Impero Asburgico, senza contare che costrinse costrinse il nemico a trovare di nuove strategie per operare una migliore difesa e vigilanza nel prosieguo del conflitto che sarebbe terminato, pochi mesi dopo, con l’Armistizio firmato in data 3 novembre 1918.

Le imprese e il loro strascico: fu proprio in occasione che Gabriele D’Annunzio coniò l’immortale motto dei M.A.S.: MEMENTO AUDERE SEMPER, ovvero ricordati di osare sempre.

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Fonte

https://italianiinguerra.com/2021/02/11/10-11-febbraio-1918-la-beffa-di-buccari/

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La beffa di Buccari