Metal detector e minerali extraterrestri

Metal detectorMetal Detector e meteoriti 

Metal detector e… cercasi disperatamente minerali extraterrestri: la ricerca di meteoriti – oggetti di provenienza celeste che raggiungono il nostro pianeta dopo averne attraversato l’atmosfera – è un’attività che viene svolta da molto tempo da cacciatori professionisti e dilettanti.

Metal detector perché… questi appassionati hanno recentemente trovato un nuovo e valido strumento per compiere queste loro ricerche proprio nel metal detector, in particolare nei modelli usati per la ricerca di oggetti preziosi, per il controllo di tubature o per scopi militari. Il metal detector, con l’oscillazione della bobina a frequenza variabile – tenuta parallela al suolo a una distanza di una decina di centimetri – permette infatti, tramite l’ascolto di emissioni sonore di differente intensità, il riconoscimento di oggetti metallici interrati.

Gli esperti di questo nuovo settore di ricerca, in costante espansione, sconsigliano comunque di munirsi di congegni in grado di segnalare oggetti a più di mezzo metro, vista la difficoltà di raggiungere oggetti così profondi. Ciò che permette il riconoscimento del meteorite, attraverso il metal detector, è la presenza di metalli magnetici al suo interno. Le meteoriti possono essere di origine cometaria, asteroidale o planetaria.

Nel primo caso sono devono la loro origine alle meteore – che si bruciano nell’atmosfera e quindi non raggiungono il suolo – o stelle cadenti. Si tratta di residui di comete che si raggruppano in sciami che fanno la loro comparsa in periodi preordinati. Quando la Terra, nel suo moto di rivoluzione attorno al Sole, attraversa tali sciami di particelle, queste entrano in contatto con l’atmosfera del nostro pianeta incendiandosi a causa dell’attrito. Si formano così queste spettacolari strisce di luce che illuminano il cielo notturno. La zona di cielo dalla quale tali oggetti sembrano provenire è detta radiante e, a seconda della costellazione al cui interno si trova, dà il nome allo sciame: ad esempio le Perseidi (conosciute anche come Lacrime di San Lorenzo e visibili a metà agosto) sembrano provenire dalla costellazione di Perseo, le Geminidi dai Gemelli, le Leonidi dal Leone e così via. Il periodo in cui tale attività è maggiore è invece conosciuto come massimo.

Le comete sono oggetti siderali definite dagli astronomi palle di neve sporca, in quanto composte da materiali rocciosi legati insieme da sostanze ghiacciate le quali, con l’avvicinarsi della cometa al Sole, iniziano a sublimare ed a liberarsi, dando così vita alle code di polveri e di gas. Quest’ultima viene attivata, ossia ionizzata, dalla radiazione ultravioletta solare e soffiata via dal nucleo ad opera del vento solare. Questi oggetti provengono da due grandi serbatoi posti all’esterno del nostro sistema planetario: la nube di Oort – a metà strada fra il Sole e la stella a noi più vicina (Proxima del Centauro) e la fascia di Kuiper sita oltre l’orbita del pianeta (nano) Plutone. Questi due nidi cometari prendono il nome dagli astronomi che ne ipotizzarono l’esistenza.

Le meteoriti possono avere anche origine asteroidale. Gli asteroidi (detti anche pianetini) sono corpi dalla forma irregolare, la maggior parte dei quali ha orbita compresa fra quelle di Marte e Giove, nella cosiddetta Fascia degli Asteroidi. Alcuni di essi hanno però un orbita diversa e possono spingersi in altre zone del Sistema Solare giungere intersecare l’orbita terrestre. Alcuni di essi, con tutta probabilità, sono stati “catturati” in passato dai pianeti giganti – Giove, Saturno, Urano e Nettuno, (oggi Nettuno è diventato il pianeta più esterno del nostro Sistema Solare ndr) ma anche da parte di Marte del nostro Sistema Solare, e sono diventati loro satelliti.  Da citare, per quanto riguarda i pianetini che si allontanano nella loro incedere celeste dalla Fascia, Icaro, che ha il suo perielio – ovvero il punto in cui si avvicina maggiormente al Sole – interno all’orbita del pianeta Mercurio. L’origine degli asteroidi risale al primo periodo in cui si formò, da una grande nube di gas e polveri, il nostro Sistema Solare. La presenza di una grande massa, rappresentata dal pianeta Giove, impedì alla materia che si trovava in quella zona di aggregarsi a sua volta in un pianeta. Il materiale venne invece disperso nello spazio e diede vita a corpi più piccoli e dalle forme irregolari.

Il primo di questi corpi ad essere scoperto, nel 1801 dall’astronomo italiano Giuseppe Piazzi, fu Cerere, che è anche l’asteroide più grande (ha infatti un diametro di 940 km) ma che è stato nel 2006 riclassificato come pianeta nano. Vesta è il più luminoso fra questi oggetti il cui numero è stato stimato in circa un milione, considerando i corpi con un diametro maggiore di un chilometro. Tale stima è comunque problematica, visto che si passa da corpi aventi dimensioni di diverse centinaia di chilometri fino alla polvere cosmica. Sino ad oggi sono stati scoperti circa 3.000 asteroidi. Le meteoriti di origine asteroidale sono piccoli frammenti, residuo della formazione di questi oggetti, o ancora ciò che rimane dopo lo scontro fra corpi diversi presenti nella Fascia.

Un’ultima categoria di meteoriti hanno origine planetaria o satellitare. Si tratta di rocce eiettate nello spazio in seguito all’impatto di altre meteoriti sul suolo di un satellite (per esempio la Luna) o di un pianeta del Sistema Solare. Una di queste meteoriti, di origine marziana, è balzata agli onori della cronaca negli anni scorsi, per la supposta presenza di batteri fossilizzati provenienti dal Pianeta Rosso.

La ricerca di questi messaggeri celesti – affascinanti e ricchi di storia – non c’è dubbio, può riservare grandi sorprese, oltre alla soddisfazione di poter dare il proprio nome all’oggetto scoperto.

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