Perseo come Ulisse? Eroi a confronto

Perseo come Ulisse
Perseo come Ulisse? Vite parallele?

Perseo come Ulisse? A Plutarco nella sua celebre opera, Vite Parallele, questo accostamento sarebbe piaciuto? Proviamo a scoprirlo insieme.

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Perseo come Ulisse: il prode Perseo (ricordato in cielo dall’omonima costellazione), prima di ritrovare la pace e la tranquillità con la madre e la moglie, dovette affrontare una serie di imprese e riecheggiano in questo mito le imprese di altri eroi del mondo greco, da Ercole con le sue mitiche dodici fatiche alla spedizione degli Argonauti.

Per meglio approfondire la Sue imprese…

Perseo il prode guerriero dei cieli

Perseo come Ulisse perché il primo eroe che viene richiamato alla mente da queste imprese è il protagonista dell’Odissea, il secondo libro di Omero: Ulisse, Odisseo, Nemo, tutti nomi che ricorrono nell’opera del poeta greco; detto che venti lunghi anni impiegò il re per tornare alla natia Itaca e riabbracciare Penelope e Telemaco, è anche vero che in questo ventennio contrassegnato da mille battaglie, naufragi e mostri vari che gli diedero del filo da torcere, il re greco trascorse sette anni fra le braccia di Calipso e uno fra quelle di Circe, senza contare le lusinghe della bella Nausica. Tra una disavventura e l’altra ebbe quindi il tempo di ritemprarsi ampiamente.

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Nella serie Ulisse, finita la guerra di Troia dovette comunque fronteggiare, con l’aiuto della Dea Atena, i Ciconi, i Lotofagi, il ciclope Polifemo, il Dio Eolo, i Lestrigoni, la maga Circe, i Cimmeri, le ombre dell’Ade, le Sirene, Scilla e Cariddi, Calipso e i Feaci. Senza dimenticare i Proci che attentavano al suo regno e a sua moglie che lo attendeva speranzosa a Itaca. Senza approfondire le vicende legate a ciascuno di questi incontri più o meno piacevoli – che ciascuno può cercare nei libri di epica o direttamente nei poemi omerici – va sottolineato come sulla ricostruzione del viaggio di Ulisse esistano più di settanta ipotesi diverse e c’è chi addirittura ambientato Iliade e Odissea nel Mar Baltico, prendendo spunto da fonti antiche di cui più sotto.
Tra le tante ricostruzioni ne vorrei citare una che individua l’itinerario sulla base dei dati direzionali dei venti e della descrizione del cielo fornita da Omero. L’itinerario parte dalle rovine di Troia, conduce in Tunisia e Malta, intorno alla Sicilia, e infine, passando per la Calabria, a Itaca. Uno degli argomenti più dibattuti riguarda da sempre la localizzazione della terra dei Feaci, popolo che abitava la mitica isola di Scheria ed era governato da re Alcinoo con la moglie Areta. Le diverse teorie collocano la terra di questo popolo nei posti più disparati – anche lontano dal mare aperto – dalla Palestina, all’Istria alla Germania. La questione nasce dai dati contraddittori riportati nell’Odissea, secondo i quali la Terra dei Feaci, vista dalla Grecia, si trova una volta davanti e una volta dietro a Scilla e Cariddi, l’attuale stretto di Messina. Riflettendo sui dati di Omero e cercando d’individuare un paese che stia contemporaneamente dietro e davanti lo stretto, è stato ipotizzato che la terra dei Feaci sia la Calabria, la cui costa occidentale si affaccia sul Tirreno e quella orientale sullo Ionio.
Il viaggio verso la terra dei Feaci si svolge nel libro V (versi 270-77) Omero descrive la navigazione di Ulisse dall’isola di Ogigia – l’attuale Gozo, nell’arcipelago maltese – alla terra dei Feaci, con particolare attenzione alla componente astronomica:
«Egli dunque con il timone guidava destremente,
seduto: nè il sonno gli cadeva sugli occhi
guardando le Pleiadi, Boote che tardi tramonta
e l’Orsa che chiamano anche col nome di carro
che ruota in un punto e spia Orione:
è la sola esclusa dai lavacri di Oceano.
Gli aveva ingiunto Calipso, chiara fra le dee,
di far rotta avendola a manca».

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Per quanto riguarda invece l’emigrazione verso le terre scandinave dell’epopea omerica si può notare come Omero nel XVIII libro dell’Iliade, versi 483-89, elenchi gli astri e le costellazioni che decorano lo scudo di Achille. Soffermandosi sull’Orsa Maggiore, la considera l’unica costellazione circumpolare, e che quindi non si immergersi nelle acque del mare. Strabone – geografo nato ad Amasia, Asia minore, nel 64-63 a.C. e morto sempre ad Amasia nel 25 d.C. – in questa indicazione vide un accenno ai limiti settentrionali della Terra e suppose che Omero volesse alludere al Circolo Polare Artico.
Nel libro X dell’Odissea (verso 86) per indicare un luogo molto a settentrione, la città di Lamo, rileva come il crepuscolo della sera si prolunghi fino a confondersi con l’alba successiva. Questa indicazione, probabilmente una reminiscenza fenicia, suggerirebbe anche che il viaggio si stesse svolgendo durante l’estate: il fenomeno citato si verifica infatti a latitudini elevate durante il solstizio estivo e dura circa due mesi.

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