Preghiera per Cernobyl 35 anni dopo…

Preghiera per CernobylPreghiera per Cernobyl per una tragedia infinita…

Preghiera per Cernobyl (o Černobyl’ che dire o scriver si voglia) è il titolo del libro della giornalista e scrittrice bielorussa Svjatlana Aleksievič che, pubblicato in Russia nel 1997, le è valso il Premio Nobel per la Letteratura nel 2015.
Preghiera per Cernobyl perché, prima che vada in archivio questo anno 2021, sicuramente non sereno anche se meno ansiolitico del suo predecessore bisesto 2020, vale la pena di ricordare questo piccolo capolavoro che potremmo definire realista, ovvero un toccante volume reportage dedicato alla tragedia della Centrale Nucleare Ucraina (allora Sovietica), o meglio all’incidente al Reattore numero 4, della quale quest’anno cadeva il 35esimo anniversario.
Già in un precedente post avevamo toccato l’argomento visto però con gli occhi di un viaggiatore reporter, arrivato sui luoghi contaminati, qualche più di 20 anni dopo, intervallato dalle cronache (che per la surrealità sembravano quasi Cronache Marziane o Martian Chronicles che dire si voglia) vissute quasi in diretta, anche se riportate, da alcuni protagonisti più o meno vicini alla Sala di Comando, mentre qui l’attenzione si sposta sulle persone comuni, sulla vita di tutti i giorni per esempio:
  •  la tragedia della moglie di un pompiere uscito in maniche di camicia per affrontare il peggiore – almeno per quanto noto alle cronache – incidente nucleare della storia, con l’odissea conseguente fra ospedali, agonia e morte da radiazioni, storie sentimentali successive, tragedie legate a figli contaminati, malati e deformi;
  • storie di anziani rimasti abbarbicati alla loro casa e al loro orto, piano piano dimenticati dal mondo e dalle autorità connessi al resto dell’umanità solo grazie alla radio;
  • le peripezie di famiglie intere fuggite su autobus messi a loro disposizione con porte sprangate nella certezza di poter ritornare a recuperare quanto in fretta e furia lasciato alle spalle: ricordi e suppellettili mai più visti se non su foto sbiadite dal e nel tempo;
  • i liquidatori, uomini più efficienti dei robot perché le radiazioni, nel breve periodo, non li fermavano… ma poi… (purtroppo) finì con tante menzioni al merito e altrettanti funerali…
Una cronaca vera (e agghiacciante) dell’episodio che per molti ha rappresentato l’ultima (e definitiva) spallata alla Cortina di Ferro che ancora nel 1986 a Chernobyl e dintorni era ben presente e riportata sui cartelli che si leggono fra le pagine del romanzo quali:
  • il nostro fine è la felicità dell’intero genere umano
  • il proletariato mondiale vincerà
  • le idee di Lenin vivranno in eterno
Sofferenze di tanti, ma soprattutto dei bambini, piccole creature strappate alla vita di tutti i giorni, che porteranno con sé per tutta la vita le cicatrici (anche psicologiche di quegli eventi) e che in maniera ricorrente balzeranno all’onore delle cronache durante i loro viaggi in Italia per periodi di vacanza.