Telescopio il primo acquisto

telescopioTelescopio o meglio… il mio primo telescopio

Telescopio e dintorni: “Due cose riempiono l’animo mio di sempre nuova e crescente ammirazione e reverenza, quanto spesso e più durevolmente la mia riflessione vi si esercita: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me”, affermava il filosofo tedesco Immanuel Kant nella “Critica della Ragion Pratica”. Lasciando da parte – almeno per questo post – l’aspetto morale, queste parole rendono perfettamente l’idea del fascino che esercita sull’osservatore una notte stellata. Ammirazione e reverenza che si accrescono se guardiamo da vicino con gli strumenti adatti.

L’acquisto del primo telescopio rappresenta per l’appassionato di astronomia o aspirante tale un momento di fondamentale importanza. Una scelta errata rischia infatti di spegnere una passione capace di regalare nel tempo – e con una sufficiente dose di pazienza – grandi emozioni. Il mercato dell’usato presso negozi specializzati e fra le pagine delle riviste del settore si alimenta di decisioni magari affrettate, o prese sotto pressione nell’imminenza delle festività natalizie.

È doverosa una premessa: non esiste il telescopio perfetto – non necessariamente quello che costa di più è il migliore – ma soltanto lo strumento più adatto a seconda degli oggetti da osservare: vi sono telescopi a lenti (rifrattori) da preferire per l’osservazione di oggetti molto luminosi quali Luna e pianeti o particolari quali le stelle doppie, o altri a specchi (riflettori) che risultano migliori per l’osservazione di oggetti deboli, quali ammassi stellari – aperti o globulari – nebulose e galassie.

La differenza risiede nel fatto che la lente porta all’occhio dell’osservatore più luce rispetto ad uno specchio, che invece è più adatto per l’osservazione di oggetti più deboli.

Sia chiaro però che chi acquista un telescopio rifrattore o riflettore non si vedrà affatto preclusa la possibilità di osservare gli oggetti preferiti dall’altro tipo. Li osserverà semplicemente con una qualità minore.

Tralasciando in questa sede la descrizione di altre configurazioni – quali catadiottrici o Dobson – che non sono strumenti ideali con cui iniziare a muovere i primi passi in cielo, approfondiamo la conoscenza con i già citati rifrattori e riflettori. Per i primi iniziare – con quelli con diametro della lente fra i 60 e gli 80 mm e per i secondi con il tradizionale diametro dello specchio di 114 mm. L’apertura di specchio o lente è una delle due misure da prendere in considerazione insieme alla focale (espressa sempre in millimetri), che rappresenta il cammino che deve percorrere la luce nel tubo prima di giungere all’occhio dell’osservatore

La configurazione del rifrattore ricorda il classico telescopio costruito per primo dall’ottico olandese Hans Lippershey e perfezionato da Galileo Galilei. La luce entra nel tubo del telescopio e viene ingrandita da due o tre lenti – di qui il nome di doppietto o tripletto – e viene portata al cosiddetto punto di fuoco dove l’osservatore attraverso l’oculare – una speciale lente – mette a fuoco l’oggetto.

Diverso il percorso della luce nel telescopio riflettore, detto anche newtoniano – poiché fu Isacco Newton a perfezionare questo tipo di telescopio. La luce entra nel tubo e si riflette dalla parte opposta nello specchio che lo rimanda a un altro specchio – detto secondario – che lo rimanda al punto di fuoco dove si trovano l’oculare e l’occhio dell’osservatore.

Per quanto riguarda i costi, si va dai 300 euro (dei 60 mm rifrattori) fino ai 500 euro (per i 114 riflettori) per strumenti di buona qualità. Con il motore il prezzo naturalmente sale….

Si può risparmiare qualcosa con l’usato. Per scandagliare il mercato si possono consultare le bacheche delle riviste del settore o recarsi presso rivenditori specializzati. Attenzione alla qualità delle ottiche. Fondamentale testarle al buio su un oggetto celeste, magari in compagnia di un esperto. Una prova panoramica durante il giorno rischia infatti di non essere sufficiente. La stella deve essere puntiforme – ricordiamo che migliore è l’ottica più puntiforme è l’oggetto stellare – l’immagine planetaria e lunare definita – senza aloni o immagini doppie. Questa opzione è più facilmente percorribile nel caso di un acquisto da un privato. Se è infatti difficile immaginare di far aprire un negozio di ottica nel cuore della notte, si può pensare di programmare l’acquisto nei mesi invernali quando il buio scende ben prima dell’ora di chiusura dei negozi. Vale la pena di ricordare che alcuni rivenditori specializzati prevedono la presenza della garanzia.

Un’altra importante caratteristica da tenere in debito conto è la “spostabilità” dello strumento, una situazione perfettamente rispondente nei due telescopi protagonisti di questo articolo. È la possibilità di smontare e riassemblare in poco tempo il tubo con la montatura e il cavalletto.

La mobilità dello strumento è particolarmente importante per l’astronomo urbano assediato sempre più dalle luci cittadine che occultano gli oggetti più deboli. Si tratta del fenomeno dell’inquinamento luminoso prodotto dalle luci cittadine – ma non soltanto – che fa scomparire lo spettacolo della volta celeste.

Collegata alla mobilità è la montatura essa che è in pratica lo snodo e il supporto che collega lo strumento al cavalletto, ovvero ciò che sostiene lo strumento da terra. Si tratta in realtà di due supporti tutt’altro che secondari, rispetto al telescopio. In sostanza, si può avere un ottimo strumento che però ci darà immagini di scarsa qualità se il cavalletto la renderà tremolante. Stesso discorso, a livello di importanza, merita la montatura. Una buona montatura consente di lavorare in tutta tranquillità nel cercare eseguire gli oggetti prescelti. Vi sono infatti montature altazimutali, equatoriali e a forcella (dette anche alla tedesca).

Senza entrare troppo in dettagli tecnici, vale la pena di sottolineare che la prima, rispetto alle altre due meno si adatta all’osservazione celeste, in quanto prevede spostamenti in orizzontale e in verticale. Le altre due – se opportunamente orientate – ovvero facendo passare attraverso la montatura l’asse di rotazione del nostro pianeta – consentono allo strumento di seguire il moto degli astri lungo i meridiani e i paralleli celesti. Essendo la volta celeste la proiezione del nostro pianeta le coordinate celesti sono in paralleli e meridiani (ma sull’argomento si veda oltre).

Il cavalletto invece deve essere stabile onde evitare il disturbo dell’immagine. Spesso i cavalletti sono dotati di uno strumento con una bolla sotto vuoto che segnala quando lo strumento è perfettamente inpiano.

Da considerare anche gli oculari sono lenti che permettono di mettere a fuoco l’oggetto osservato. Ne esistono di vari tipi e marche in commercio. Un dato fondamentale è l’apertura in millimetri della lente. Al primo acquisto si consiglia di dotarsi di uno intorno ai 30 mm, uno intorno ai 15 mm e uno intorno ai 5 o 6 mm.

Con tali caratteristiche e aperture si possono visualizzare al meglio oggetti estesi o piccoli. Una maggiore apertura ingrandisce poco ma da maggior campo, fenomeno inverso mano a mano che si scende di apertura. In sostanza con grandi aperture si potrà osservare l’intera superficie lunare, mentre con aperture minime si potrà ingrandire molto un particolare: ad esempio un cratere.

E finalmente si osserva: e si ritorna qui alle montature. In cielo come in terra ci si muove lungo meridiani e paralleli gli spostamenti si misurano in declinazione in verticale (dallo 0 dell’equatore celeste – proiezione di quello terrestre sulla volta celeste – fino a +90° del polo celeste boreale e i -90° del polo sud celeste) o in orizzontale dividendo in 24 ore, suddivise in minuti e secondi. In questo modo ogni oggetto stellare – e non ovviamente Sole, Luna e pianeti – ha le coordinate celesti che lo contraddistinguono. Queste misure sono riportate sulle montature equatoriali o alla tedesca e consentono di trovare – se il telescopio è in stazione -gli oggetti di cui si conoscano le coordinate.

Un modo per evitare lunghe ricerche è la presenza sugli strumenti di piccoli computer con in memoria un certo numero di oggetti. Si tratta di una soluzione che fa storcere il naso agli astrofili doc, in quanto non permette di conoscere il cielo e rende la ricerca degli oggetti preconfezionata.

Molti appassionati di astronomia praticano il cosiddetto star looping, utilizzando il cercatore del telescopio, ovvero il piccolo cannocchiale accoppiato al telescopio dotato di un mirino che consente di ritrovare nell’oculare del telescopio la zona visualizzata al centro del mirino. Condizione necessaria allineare telescopio e cercatore. In pratica si deve puntare una fonte luminosa terrestre (e quindi ferma) e far in modo, usando le viti regolatrici del cercatore stesso, che sia al centro dell’oculare e del cercatore. In pratica usando una carta stellare si può partire da un oggetto conosciuto per giungere ad uno sconosciuto. Da non scartare l’opzione di dotare lo strumento di un motorino che compensi, con moto uguale ma contrario il moto della volta celeste. Questo strumento diventa fondamentale se ci si vuole dedicare all’astrofotografia per evitare che il moto apparente delle stelle trasformi le pose in lunghe strisciate.

Discorso importante riguarda i filtri. Senza voler in questa sede approfondire l’argomento filtri riguardo a quelli anti inquinamento luminoso per l’osservazione delle nebulose o colorati per l’osservazione dei particolari sui pianeti.

Ritornando alla Luna, nei giorni a cavallo del plenilunio quando maggiore è la sua luminosità, è opportuno utilizzare un filtro verdastro – spesso sono venduti insieme al telescopio – da avvitare all’oculare per evitare fastidiosi abbagliamenti. Ben più importanti sono i filtri solari. Si consiglia vivamente di utilizzare i filtri da avvitare all’oculare. In quel punto infatti si concentra il maggior calore – si chiama punto di fuoco non a caso – che può spaccare l’oculare stesso con gravissimi danni per l’occhio dell’osservatore. Il sole è abbagliante già ad occhio nudo, figuriamoci quando un telescopio lo ingrandisce. Da preferire quindi un filtro da apporre all’entrata del telescopio – per bloccare la luce subito ed evitare il surriscaldamento delle ottiche. Altra opzione è ricavarsi uno schermo in cartoncino da porre all’esterno del telescopio su cui far giungere l’immagine del Sole senza guardare nel telescopio. Infine ci si può costruire un cappello in mylar, sostanza…, da apporre all’ingresso del telescopio e da usare come filtro. Costruire però questa maschera con l’aiuto di un esperto.

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By Calendario della Luna Verde

Galileo Galilei