Terra Piatta tutta la verità?


Terra PiattaTerra Piatta e Paneroni, matrimonio perfetto?

Terra Piatta e quindi: “Il mondo non gira, o bestie”. Era questo il grido di battaglia di Giovanni Paneroni che è stato uno degli “astronomi” più conosciuti a cavallo delle due guerre. In realtà Paneroni, originario nel 1871 di Rudiano (in Provincia di Brescia), paese adagiato sulle sponde del fiume Olio, era più un astrofilo che un astronomo visto che, dopo una sfortunata e poco appagante parentesi come carabiniere (fu spedito dietro la scrivania per essersi fatto commuovere da un ladro e dalla moglie e non averlo quindi arrestato) di tre anni in quel di Ravenna era infatti un pasticciere e gelataio. Nel suo curriculum scolastico compaiono anche gli studi in seminario che però abbandonò.

L’insegnamento dell’astronomia (e quindi  le teorie sulla Terra Piatta) erano per lui una vera e propria missione, anche perché la sua idea del mondo si scontrava con quella corrente. Paneroni era infatti un tolemaico convinto. Un’idea sulla quale innestava idee proprie (vedi sotto).

Queste convinzioni potrebbero forse strappare un sorriso ma Paneroni fu nel suo periodo d’oro una vera e propria star.

Era infatti amato da una folta schiera di ammiratori, soprattutto gli studenti del Politecnico di Milano. Era guardato invece con un certo fastidio dagli accademici, ovviamente non perché temessero di vedere sconfitte le loro idee galileiane, quanto perché erano disturbati dall’atteggiamento degli studenti che “approfittavano” dello studioso bresciano per burlarsi di loro. E poi diciamolo, Paneroni era un vero rompiscatole con ‘sta storia della Terra Piatta. L’incredulità che lo circondava (oltre ai consensi studenteschi) addirittura lo ringalluzzivano e lo spingevano a insistere nella sua lotta contro tutto e tutti.

Il suo principale avversario era Galileo Galilei, colui il quale (insieme a Copernico) aveva distrutto le fondamenta dell’universo tolemaico (e della sua Terra Piatta) nel quale il Paneroni credeva ciecamente.

E naturalmente i seguaci di Galileo, gli astronomi ufficiali, in particolare quelli dell’osservatorio di Brera che erano stati spesso vittime delle sue incursionidiurne e notturne armato di stampe e opuscoli.

E Paneroni fu anche un writer ante litteram, in quanto copriva i muri e le colonne del centro di Milano (si segnala anche un assalto alla Galleria), ma non disdegnava di inveire anche sui muri di altri obiettivi (tentò anche su quello di una caserma). La sua attività notturna era ben conosciuta tanto da meritarsi il rispetto di guardie e ladri.

L’amore che soprattutto i giovani studenti mostravano per lui era, secondo gli studiosi paneroniani – tra cui il suo compaesano Enrico Mirani – vista come una possibile fuga dalle norme restrittive del Fascismo.

E lui stesso si accorgeva a volte di essere canzonato ma come si suol dire “faceva buon viso a cattivo gioco” perché comunque (al di là di un certo innegabile narcisismo) ogni incontro a cui partecipava lo aiutava a promuovere il suo verbo.

E sarà proprio il fascismo con le sue norme sempre più restrittive a stringere il Paneroni in un giogo sempre più stretto e sarà proprio da Milano (la città verso dalla quale si sentiva più attirato) che inizierà il suo sempre più veloce declino.

Nel 1931, dopo varie intemperanze, era stato colpito da una diffida, che gli impediva di mettere piede sul territorio comunale meneghino. Una diffida, per la verità firmata dallo stesso Paneroni, che però aveva firmato il documento senza leggerlo bene.

Fu così che senza sapere il perché fu arrestato nell’albergo, Terra Piatta o non Piatta, dove cercava di riposarsi dopo una giornata di fatiche, dedicata alla distribuzione del suo materiale scientifico.

Fu condannato a un mese di prigione e al momento della condanna fu informato che in caso di un’altra violazione la condanna sarebbe stata di sei mesi.

Ma non riuscì a rimanere troppo lontano da Milano e così sfidò la sorte e andò in tour nel 1933 in alcune scuole per diffondere le sue idee. E proprio mentre stava per prendere la via del ritorno un milite (meno comprensivo di quelli che aveva visto in precedenza che si erano limitati ad invitarlo ad andare via) fu bloccato e portato in guardina. E fu condannato a due mesi di prigione. Un’esperienza difficile anche se allietata da due fatti interessanti: i detenuti onesti e un nuovo seguito per le sue idee, i detenuti medesimi.

Nel primo caso Paneroni si stupisce della grande onestà fra carcerati e quasi si stupisce che tali persone si trovino dietro alle sbarre.

E proprio fra i carcerati trova nuovi proseliti che si “convertono” al credo tolemaico. D’altro canto i periodi passati in prigione insieme ai numerosi fermi fecero sì che frequentasse con una certa assiduità prigioni e commissariati.

Nonostante ciò l’esperienza non doveva essere stata così piacevole, visto che nella “capitale morale” ritornerà soltanto a guerra finita.

E la lontananza da quel proscenio lo faceva soffrire al punto che indirizzò suppliche a varie autorità perché gli fosse tolta la diffida senza peraltro ottenere risposta. Nel 1943 una di tali richieste fu indirizzata addirittura a Benito Mussolini il quale, in quel periodo, aveva evidentemente altri problemi per la testa.

A Genova si recò invece due volte e furono entrambe serate trionfali, nonostante qualche problema legato in una delle due occasioni, al biglietto di ingresso da far pagare agli spettatori.

Si recò per incontri e convegni a Firenze e a Bologna, patria dell’astronomia, dove si rammaricò della frequentazione universitaria di Nicolò Copernico che insieme a Galileo aveva affossato il sistema tolemaico.

Grande ammirazione aveva per i piloti di aereo che invidiava molto e che cercava di avvicinare per aver conferma delle sue idee geografiche, che vedevano il Tibet al centro del mondo, la terra infinita e grandi montagne che serravano il nostro mondo, scaldato da un Sole di soli tre metri di diametro. Nonostante l’approccio fallito con il recordman De Pineda (MilanoTokio e ritorno) riuscì a fargli pervenire un biglietto di congratulazioni insieme alle sue immancabili pubblicazioni. Il pilota ringraziò.

Ben diverso il rapporto con il comandante Nobile che si rifiutò di parlare con Paneroni. Il quale, per la impresa del dirigibile Italia, sulla base della sua geografia tolemaica e della Terra Piatta, tracciò una rotta diversa per l’attraversamento del polo nord. E l’incidente dell’Italia confermò, agli occhi del Paneroni, la bontà delle sue teorie.

Fu molto intensa anche l’attività editoriale del Paneroni. Grazie alla vendita delle sue stampe e degli opuscoli guadagnava (senza mai lucrarci troppo però) a sufficienza per poter continuare la sua attività di proselitismo. Perché proprio di una missione si trattava per lui. Alla moglie e ai figli, aveva infatti lasciato il compito di portare avanti gli affari di famiglia.

Ma come detto, dopo il 1933, la sua stella cominciò a spegnersi. La lontananza da Milano lo fece molto soffrire e forse i tempi sempre più cupi che portavano verso la guerra facevano diminuire fra la gente la voglia di ridere e di scherzare. E ancora, dai primi comizi, una generazione era passata ed era sostituita da un’altra.

La caduta del Fascismo e la fine della guerra (e la conseguente caduta della sua diffida) sembrarono dischiudere al Paneroni nuovi orizzonti di gloria. Ma non fu così. Nell’epoca della ricostruzione non c’era più voglia di ridere. E così divenne una macchietta amata dagli studenti delle scuole (soprattutto del Bresciano) che andava a visitare. Amato perché stoppava le lezioni e diceva cose ben più divertenti forse di quanto non facessero i professori. Eppure non si perse d’animo e fin sul letto di morte (avvenuta nel 1950) difese rantolando il sistema tolemaico. E sulla sua tomba compare “astronomo”, un titolo tutto sommato meritato per la costanza avuta nel difendere le sue teorie. E chi dice che fece molto per l’astronomia non sbaglia. Infatti le sue idee, seppur strampalate, fecero parlare dell’astronomia e fecero interessare ad essa persone che forse non lo avrebbero fatto mai.

Da segnalare, in coda, le sue divertentissime poesie (un po’ in italiano e un po’ in bresciano nelle quali spiegava e cercava il senso di quanto gli accadeva e quanto accadeva nel mondo)

E a leggere la sua storia c’è grande rammarico pensando alla fortuna che avrebbe avuto se fosse vissuto ai nostri tempi. Sarebbe stato infatti ospite fisso nei talk-show che “allietano” le serate di tanti telespettatori e avrebbe conosciuto un notevole successo maggiore (e più meritato) di certe starlette dei nostri giorni.

Ma come spiegare infine il successo delle sue teorie alle quali in fondo credettero per secoli i nostri avi e che sono le prime cose a cui credono i bambini vista la loro intuitività? Il Sole si muove durante il giorno, perché pensare il contrario? Perché convincersi che sia invece il nostro pianeta a ruotare su sé stesso?

In questo caso, diceva Paneroni, per andare con l’aereo in America, visto che la conformazione della Terra Piatta, sarebbe sufficiente alzarsi in volo e aspettare che il moto della Terra ci portasse a destinazione.

Altre domande: come produce luce e calore il Sole, vista la Terra Piatta? Fusione nucleare? Niente affatto! Il calore saliva dalla Terra verso l’alto e quindi verso il Sole che lo rimandava verso di noi. E dove va la fiamma se non dal basso verso l’alto?

E poi diciamocelo, queste teorie toccano le corde del cuore di ogni uomo, quando talvolta affiora la nostalgia del periodo in cui eravamo al centro dell’universo.

By Calendario della Luna Verde

La Terra è davvero piatta? Qualcuno lo crede!

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