Il Gioco tibetano della Rinascita solo testo

Il Gioco Tibetano della Rinascita Sa-Pan fu ideato nella prima metà del XIII secolo da un grande studioso sanscrito, il cui nome era Kunga Gyaltsen (Sa-pan) e faceva parte del gruppo buddhista degli Sakya (1182-1251).
Il Gioco Tibetano della Rinascita secondo la leggenda: il maestro Sakya avrebbe creato il gioco per far compagnia alla madre, che soffriva di una grave malattia, poiché si pensava che fosse nocivo per i malati (come per i vivi) dormire durante il giorno. Passando alla storia, invece, il Buddhismo tibetano, all’epoca, si era diviso in tre scuole: Gelug, Kagyu e appunto Sakya, detti rispettivamente gialli, bianchi e misti (a seconda del tipo di abbigliamento indossato).
Il Gioco si basava sul sistema riportato nel testo del famoso missionario indiano Atisa, dal titolo Il Lume del cammino all’illuminazione, che  operò e rimase in Tibet fino alla sua morte nel 1054.
La tavola di gioco illustra la geografia cosmica buddhista, presentando le diverse possibilità di rinascita e illustrando le vie della liberazione.
Tutto un mondo, o meglio un universo, in 104 caselle con l’arrivo al Nirvaṇa, dopo un faticoso cammino tra luoghi di tortura e terre di delizia, tra demoni e dei.
Obiettivo del gioco: rinascere, secondo la via tibetana alla liberazione; in definitiva un passatempo antichissimo, accompagnato da una particolare forma di divinazione, come altre del tempo che fu.
Le regole: il gioco ha assunto con il tempo una forte funzione pedagogica e veniva perciò utilizzato per insegnare ai bambini la tipografia buddhista del mondo e il concetto di Karma. Ciascun giocatore comincia dal regno umano e si muove seguendo l’esito del dado e o dei dadi. Si procede sulla tavola in base al Karma verso l’alto o verso il basso, a seconda delle rinascite superiori o inferiori. Si può rinascere nelle seguenti classi:
Deva (Dei)
Demoni
Spiriti
Animali
Inferi
Scopo del gioco è immettersi in uno dei cammini che portano all’Illuminazione, per seguirlo fino in fondo (ovvero alla cima).
Ma non è tutto: durante il percorso, si possono incontrare paesi magici, stati elevati di meditazione e conseguimenti tantrici.
Tante le tappe possibili fra le quali:
gli inferni della corda nera e dello sfracellamento;
il mondo dei Naga;
il cielo supremo del Giubilo;
la Buddhità.
Il vincitore è il primo che, come detto sopra, riesce a raggiungere la condizione di Buddha e accedere quindi al Nirvana.
Il Gioco Tibetano della Rinascita fu quindi creato utilizzando testi sacri i cui insegnamenti mostrano le finalità iniziatiche del Buddhismo. Le caselle del percorso, contengono rappresentazioni di stati della mente e dello spirito derivanti da concezioni cosmologiche del buddismo indiano.
L’arrivo su una casella, grazi all’uso del dado, dei dadi, catapulta il giocatore in una possibile e diversa dimensione spaziale, temporale, spirituale, facendo cadere il giocatore in un passaggio/cunicolo capace di aprire un mondo di possibilità quantistiche… Sembra quasi la trama di un film di fantascienza.