Rugby solo testo

Arriva quest’anno all’edizione numero 127 il Sei Nazioni di Rugby, il più importante torneo dell’Emisfero Boreale, un vero e proprio must della palla ovale, nato con il nome di Home Championship nel 1883 e che all’epoca era disputato tra le quattro Nazionali delle Isole britanniche (Galles, Inghilterra, Scozia e Irlanda); ricordato che la selezione dell’Isola Smeraldo, al contrario di quanto avviene nel calcio, è unica e quindi non è  divisa fra Irlanda del Nord ed E.i.r.e., il torneo fu rinominato in due distinti momenti della sua storia Cinque Nazioni (tra il 1910 e il 1931 e tra il 1947 e il 1999), in concomitanza della presenza nel torneo anche della Francia che, a partire dal 1932 e fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, venne però messa al bando per un gioco ritenuto un po’ troppo sopra le righe.

La denominazione attuale, Sei Nazioni, prende invece il via nel 2000, anno in cui al torneo viene ammessa anche l’Italia; assegna, come detto sopra, il Trofeo più prestigioso per le nazionali dell’Emisfero Nord e quest’anno si disputerà a porte chiuse, senza pubblico, per i noti motivi legati alla Pandemia da Covid 19; detto che nonostante la situazione contingente, peraltro iniziata durante la scorsa edizione che fu disputata in due tronconi, primo febbraio – 8 marzo (con la partecipazione del pubblico), 24 ottobre – 31 ottobre (praticamente a porte chiuse), con l’appendice della Autumn Nations Cup (andata in scena fra il 13 novembre e il 6 dicembre), lo spettacolo sarà assicurato.

Il Rugby e le origini: lo sport della palla ovale (che non sai mai dove rimbalza, come declama uno spot pubblicitario) è nato in Inghilterra e da lì si è sviluppato in ogni angolo del Globo, anche se le sue roccaforti sono le isole britanniche (con Galles, Irlanda – unita come detto sopra – Scozia e Inghilterra) con l’appendice oltre Manica della Francia e le Big Three (made in Commonwealth) dell’Emisfero Australe (Nuova Zelanda – con i suoi All Blacks, Australia – con gli Wallabies e Sud Africa – con gli Springbok campioni del mondo in carica dopo la vittoria dell’ultimo Coppa del Mondo disputatasi in Giappone nel 2019) con la propaggine Sud Americana rappresentata dall’Argentina e i suoi Pumas, ultima arrivati, nel Four Nations dove giocano con i sopra citati tre colossi dell’Emisfero Australe.
Nella terra di mezzo di Ovalia ci sono nazioni e team che sgomitano per trovare il proprio posto al sole; tra queste l’Italia (dal 2000 ammessa con alterne fortune al 5 divenuto, come anticipato sopra, per l’occasione Sei Nazioni), il Giappone (organizzatore nel 2019 della massima rassegna iridata e giunto ai quarti di finale dove è stato battuto dai futuri campioni), le altre oceaniche guidate da Figi (nazione peraltro campione olimpica nella versione a 7 giocatori a Rio de Janeiro 2016 e ammessa alla già citata Autumn Cup, dopo la rinuncia del Giappone, ma dove, causa Pandemia e positività di numerosi suoi giocatori, ha potuto disputare solo la finale per il 7° posto, comunque vinta contro la Georgia), Tonga e Samoa Occidentali.

Ritornando a lande a noi più vicine, non va dimenticata la già sopra citata Georgia (una costola, insieme alla meno performante Russia, di quell’Urss capace negli anni ’80 di impegnare l’Inghilterra sulla sacra erba di Twickenham, lo stadio dove gioca il team delle Tre Rose), plurivincitrice negli ultimi anni della Coppa Europa (detta anche Sei Nazioni B) per atterrare infine in Nord America (patria delle nazionali di Usa e Canada).
Il resto annaspa nelle retrovie con qualche comparsata, nella vetrina dei mondiali, che si tengono con cadenza quadriennale a partire a partire dal 1987, la William Ellis Web Cup, dedicata al papà del Rugby.
Ma chi era costui?
William Webb Ellis, nato a Salford, nel Lancashire (1806), era figlio di James Ellis, ufficiale nel VII reggimento della Guardia dei Dragoni e Ann, figlia di William Webb, un chirurgo, di Alton, Hampshire, che James sposò a Exeter nel 1804; dopo il padre fu ucciso in guerra, la signora Ellis decise trasferirsi a Rugby, nel Warwickshire, in modo che William e suo fratello maggiore, Thomas, ricevessero un’istruzione presso la Rugby School, senza alcun costo, essendo allievi che vivevano entro un raggio di 10 miglia dalla scuola, così frequentò l’istituto dal 1816 al 1825 dove fu considerato un buon allievo e nonché buon giocatore di cricket.

Dopo aver lasciato il Rugby nel 1826, andò al Brasenose College di Oxford; giocò a cricket per il suo college e per l’Università di Oxford, si laureò nel 1831, entrò nella Chiesa e divenne cappellano della Cappella di San Giorgio, in Albemarle Street a Londra, per diventare poi rettore di San Clement Danes, nella città di Westminster e di Magdalen Laver nell’Essex. Non si sposò e morì nel sud della Francia nel 1872, lasciando un’eredità di  9.000 sterline, per la maggior parte da devolvere a organizzazioni benefiche. La sua tomba è sita dans Le cimetière du vieux Château a Mentone.

La prima fonte riguardante le gesta di Webb Ellis che raccoglie la palla risale a Matthew Bloxam, un antiquario ed ex allievo della Rugby School. Il 10 ottobre 1876, scrisse a The Meteor, la rivista della scuola, di aver appreso, da una fonte anonima, della transizione da un gioco, dove si prendeva a calcio un pallone, a uno dove si  usavano le mani che aveva avuto origine in città da ragazzo chiamato Webb Ellis.

Il 22 dicembre 1880, in un’altra lettera al Meteor, Bloxam approfondisce la storia e scrive: Un ragazzo di nome Ellis – William Webb Ellis – un ragazzo di Rugby, … nel 1823, mentre giocava a calcio a Bigside, prese la palla tra le sue braccia e, senza lasciarla, si diresse verso la porta avversaria.

Ma sin dal 1895 sono stati sollevati dubbi sulla storia, quando la Old Rugbeian Society se ne occupò per la prima volta e, infatti, il sottocomitato che conduceva le indagini non fu in grado di procurarsi alcuna prova diretta dell’evento.

Quel che è sicuro è che nel 1845 i ragazzi della scuola scrissero per la prima volta una serie di regole concordate per la versione del calcio, giocata alla Rugby School, che oggi è il Rugby (meglio Rugby Union per differenziarlo dal Rugby a 13, detto Rugby League) da molti considerato una sorta di scacchi giocati in velocità…

Non va dimenticato, inoltre, che lo stesso William Webb Ellis è anche al centro di una disputa territoriale sulle sue origini. Pare, infatti, che i suoi genitori fossero di origini irlandesi, il che, agli occhi degli abitanti dell’Isola Verde, giustificherebbe la primogenitura sulla palla ovale che, come narrano appassionati giocatori ed ex giocatori, al quarto rimbalzo a terra spesso ha un guizzo che facilita la raccolta: leggenda o realtà?
Dall’altra sponda del mare d’Irlanda alcuni propendono per l’origine inglese (soprattutto del padre), emigrante di ritorno nella terra d’Albione.
Per aggiungere un po’ di pepe alla vicenda, basta aggiungere che il nonno paterno era originario di Pontyclun cittadina del Galles del Sud…

Comunque sia andato il travagliato parto, una targa, posata nel 1895, presso la scuola di Rugby, reca la seguente iscrizione:

QUESTA TARGA RICORDA IL GESTO DI WILLIAM WEBB ELLIS CHE,
ANDANDO CONTRO LE REGOLE DEL CALCIO DELL’EPOCA,
DAPPRIMA PRESE LA PALLA FRA LE SUE BRACCIA
E POI SI MISE A CORRERE, DANDO VITA AL GIOCO DEL RUGBY
AD 1823