Arca di Noè sul Lago di Como?

Arca di NoèArca di Noè, arca celeste e Lario…

Arca di Noè sul Lago di Como fra Storie e leggende. Prima di entrare nel vivo, qualche doverosa premessa

Il Grande Diluvio

Tutti i popoli dell’antichità narrarono leggende riguardo ad un periodo di grandi piogge ed alluvioni: nacque così, nell’immaginario umano, il mito del “diluvio universale”. Tra le leggende riguardo a questa mitica pioggia, si ricorda quella legata all’Epica della Creazione babilonese, dove si narra la volontà degli dei di distruggere la Terra con un’alluvione. Il Dio Ea, però, ebbe pietà dell’umanità, e segretamente avvisò un mortale di nome Uto-Napishtim dell’imminente disastro; l’uomo, allora, cominciò a costruire una nave alta 120 cubiti per portare in salvo la propria famiglia, i suoi possedimenti e vari animali e uccelli. Quando l’alluvione terminò, Uto-Napishtim ed i suoi passeggeri furono gli unici sopravvissuti. Molti mitografi hanno identificato questo grande vascello con le stelle della Nave di Argo (oggi suddivisa nelle costellazioni di Carena, Poppa e Vela).

L’antica Grecia

Anche gli antichi Greci ebbero il proprio mito del diluvio. Narra infatti la leggenda che Deucalione, il mitico figlio della pleiade Celeno e del titano Prometeo, e la moglie Pirra furono gli unici superstiti del diluvio inviato sulla Terra da Giove per punire le colpe umane ed il poco rispetto nei confronti delle divinità del monte Olimpo. Dal loro rifugio sul monte Parnaso i due sopravvissuti ripopolarono il nostro pianeta, seguendo i dettami dell’oracolo del sommo padre degli dei. Questi prescrisse loro di lanciare alle proprie spalle dei massi. Da quelli lanciati da Deucalione nacquero i nuovi abitanti della Terra di sesso maschile, mentre da quelli scagliati da Pirra. La leggenda prende spunto da una terribile inondazione avvenuta in Tessaglia nel IV secolo a.C.
Deucalione era stato identificato dagli antichi Greci nella costellazione dell’Acquario.

Astronomia moderna

Alla grande pioggia dei tempi antichi venne collegata anche una costellazione moderna: la Colomba. Introdotta da Royer nel 1679, rappresenterebbe il volatile mandato in missione esplorativa da Noè, protagonista del più celebre mito sul diluvio. Quando fece ritorno con un ramoscello di ulivo nel becco, segnalò la fine della grande sciagura che si abbatté sul nostro pianeta. Come già riportato sul nostro blog, la costellazione della Colomba ha un rapporto molto stretto con la città di Como ed il Lario, visto che all’interno dei suoi confini ospita una stella che porta il nome di Alessandro Volta http://luigialfonsoviazzo.altervista.org/alessandro-volta-e-le-stelle/.

Arca di Noè @ Como?

Ma sembrerebbe comparire all’orizzonte un storia in grado di legare in modo indissolubile la nostra città, il lago di Como, il diluvio e l’Arca di Noè.
Le schiere di scienziati e studiosi, che da anni si affannano lungo le pendici del monte Ararat (in Turchia), dove sarebbe approdata l’Arca di Noè, potrebbero infatti aver clamorosamente fallito il sito delle proprie ricerche. La mitica Arca avrebbe invece fatto attracco nel bacino del Lario. Sulle tracce di questa suggestiva ipotesi è partita la ricerca di alcuni studiosi, che hanno preso spunto per le proprie ricerche dal libro “Guida alla Lombardia Misteriosa” di Spagnol e Zappegno, dove si afferma: “Terminato il Diluvio Noè attraccò al Sasso Gordona (monte nel comune di Schignano) dove resta l’anello a cui la legò, al Sasso Manduino (che si trova nel comune di Novate Mezzola) nell’Alto Lario (anche qui vi sono degli anelli) e infine al Monte degli Stampi presso Bonzanigo (nel comune di Mezzegra) dove si vedono ancora le orme lasciate dagli animali dell’arca quando scesero a terra”.

Le ricerche nel Basso Lario

Le ricerche hanno comunque appurato come tali orme non siano null’altro che un manufatto di origine storica o protostorica, precisamente coppelle (delle impronte a tazzina) scavate in un grande masso.
Considerando poi che il Sasso Gordona sovrasta il comune di Laglio, sul cui territorio sorge la celebre Grotta del Buco dell’Orso dalla quale dopo ogni temporale fanno capolino ossa di animali di epoca preistorica (detti anche antidiluviani… ), alcuni dei quali fanno bella mostra al museo di Scienza naturale di Milano, proprio dal centro lariano sono partite altre ricerche alla volta dell’Arca.

Tali ricerche hanno portato al ritrovamento, sulle pendici del monte, di un paio di anelli di 23 centimetri di diametro formati da un tondino piegato a circonferenza, tranne le estremità rettilinee e centrifughe, che sono invece saldamente attaccate ai montanti dell’ingresso di una stalla, per permettere di farvi passare un palo in grado di bloccare l’uscita degli animali. Quando tali ripari per il bestiame vengono abbandonati, i sostegni in legno marciscono, per l’umidità, ed il tetto crolla sotto il peso della neve, trascinando con sé i muri perimetrali e lasciando, al contempo, gli infissi nei montanti. Hanno preso vita, così, le leggende ed i miti sugli anelli a cui avrebbe attraccato la mitica Arca.

Le ricerche nell’Alto Lario

Passando poi al Sasso Manduino sia le guide che gli alpinisti intervistati dagli studiosi, negano di aver mai visto anelli sulle montagne, lungo le cui pendici sono transitati così spesso. Ma un nuovo appiglio per la ricerca sembra giungere dal Museo della Val Codera (a Chiavenna), all’interno del quale si può compiere un interessante tour nella storia sulla lavorazione del granito: “Il Sasso Manduino (2888 metri) – dice una scritta – conclude di fronte a Codera l’aspra Val di Landrogno; secondo la tradizione sulla cima sarebbe infisso l’anello dove attraccò l’Arca di Noè al termine del diluvio”.

L’aspetto che ha la baia di Mezzola, soprattutto in presenza di nebbie fitte e basse, potrebbe aver fatto nascere leggende in questa zona che, vale la pena di ricordarlo, un tempo costituiva un prolungamento del Lario e che è stato trasformato in un lago a sé dai detriti portati dalle alluvioni del fiume Adda.
Qui un tempo quindi attraccavano grandi imbarcazioni che caricavano il granito proveniente dalle cave della zona. Le zone di secca create dalle citate alluvioni hanno quindi lasciato lontano dall’acqua tali anelli di attracco, facendo, al contempo, nascere le citate leggende.
Anelli avvistati da taluni in località Samolaco (So), lungo il fiume Mera, ed ai quali gli Spagnoli, durante la loro dominazione sul Lario, incatenavano gli esiliati ed i prigionieri.

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Vale la pena di concludere ricordando come gli anelli abbiano sempre creato grandi suggestioni nell’immaginario comasco, basti pensare a quello che si trova nella Chiesa di San Bartolomeo in via Milano, e che è oggetto di grande venerazione per il miracolo del Giovedì Santo del 1529. Ma questa è un’altra storia…

By Calendario della Luna Verde

Photo by Luigi Viazzo with Samsung Galaxy SIII

Ricostruzione Arca di Noé

https://youtu.be/2661oHcO1jE