Dobson e astronomia da marciapiede
Dobson telescopi fast and lose. Potete stare tranquilli (in tutti i sensi); non c’è nulla di moralmente border line in questa moda, lanciata negli anni 70 del secolo scorso, dall’appassionato di astronomia John Dobson in quel di San Francisco (Usa). Dobson aveva una missione: se la gente non andava dai telescopi, dovevano essere i telescopi ad andare fra la gente. E “last but not least” si era posto l’obiettivo di costruire grandi telescopi a basso costo. Come? Scroccando, elemosinando, cannibalizzando e riciclando materiale per poter assemblare i suoi strumenti, quali per esempio vecchi oblò da nave o binocoli oramai dismessi. Dobson ebbe poi un’idea semplice ma al tempo stesso brillante che rendeva più facilmente trasportabile e utilizzabili i suoi strumenti (risparmiando su un costo notevole rappresentato dalla montatura, ovvero il supporto su cui si appoggia lo strumento): li sistemò su una specie di scatola che appoggiava direttamente sul terreno (e quindi sul marciapiede). Vi è venuta qualche ulteriore curiosità riguardo ai telelescopi dobsoniani o Dobson? Visitate il sito all’indirizzo www.sidewalkastronomers.us Qui troverete di tutto e di più su questi strumenti che hanno permesso, grazie alla loro originale e particolare configurazione (riciclona e risparmiosa), di dotare gli appassionati di astronomia di telescopi di grande apertura o diametro (dello specchio). E tutto grazie alla geniale idea del loro “guru” Mr. John Dobson. Via via che la mole dei telescopi aumentava un problema si rese però evidente: il peso (che poteva sforare il quintale) del tubo dove era alloggiato lo specchio dello strumento. L’alternativa a un telescopio (a uso e consumo soltanto dell’“Incredibile Hulk”) si chiama “Truss-Dob” o “Dobsoniano a fascio di tubi,” dove il tubo “solido” o “pieno” è eliminato e rimpiazzato da una struttura di tubi leggeri in alluminio che collegano la cella del fuocheggiatore alla culla dello specchio. Sono simpaticamente conosciuti con il nomignolo di “Mostri Dob”.
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