Rugby 200 anni di storia e spettacolo

 

Rugby 200 anni

Rugby 200 anni fra storia e leggende?

Rugby 200 anni sono trascorsi dall’idea meravigliosa nata nella testa di uno studente inglese: ma è tutto vero o ci sono delle zone d’ombra nella ricostruzione tradizionale?

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Rugby 200 anni… e una targa che sembra confermare la versione ufficiale, ovvero:

QUESTA TARGA RICORDA IL GESTO DI WILLIAM WEBB ELLIS CHE,
ANDANDO CONTRO LE REGOLE DEL CALCIO DELL’EPOCA,
DAPPRIMA PRESE LA PALLA FRA LE SUE BRACCIA
E POI SI MISE A CORRERE, DANDO VITA AL GIOCO DEL RUGBY
AD 1823

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Rugby 200 anni e la storia di un uomo, quindi, tal William Webb Wellis, che codificò il rugby portando con sé il fantastico regalo di due secoli di palla ovale e non a caso la Coppa del mondo di Rugby si chiama proprio Ellis Cup. Ma chi era costui si sarebbe domandato qualcuno di famoso?  Detto che era nato dalle parti di Manchester, si dice che sia stato l’inventore del rugby anche se c’è chi dice no sostenendo, invece, che abbia codificato le regole di un gioco (tra i tanti) di palla che si giocava (con infinite varianti), senza considerare come, in ogni college, si trascorressero pomeriggi interi a praticare forme di palla calciata e portata che, guardando avanti e indietro nel tempo, spaziavano per similitudine dall’attuale calcio al rugby stesso o al football gaelico; Ellis, in realtà, fissò il codice (anzi un codice) della variante giocata, dopo quella fuga palla in mano, al college della città di Rugby (nomen omen come avrebbero detto i latini).

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Rugby 200 anni e allora, secondo taluni, non era vero quindi che stesse giocando proprio a calcio (quello che infiammava le nostre domeniche prima dell’avvento di anticipi, posticipi e quant’altro), avesse preso la palla in mano et voilà nacque il rugby visto che, rincarando la dose, pare né lui né i suoi contemporanei avessero avuto la percezione di aver fatto un passo importante; quel che sembra certo, invece, è che la mossa vincente sia stata la scelta del formato del documento deputato a ospitare il (presunto) verbo, ovvero un libricino, tascabile, trasportabile (in effetti, se fosse stato un tomo accademico non avrebbe trovato posto nelle tasche degli studenti).

Rugby 200 anni ma che cosa accadde nel 1823 secondo i possibilisti? Si narra come, durante una partita di calcio tra studenti della scuola superiore di Rugby, non lontano da Birmingham, un allievo (il nostro Ellis) avesse raccolto il pallone con le mani e corso verso la porta avversaria: si trattava, in realtà, di una forma di calcio arcaica, visto che il pallone si poteva prendere con le mani, ma non in corsa e questo evento (anche se mai provato con assoluta certezza), è ritenuto ancora oggi da molti l’origine simbolica del gioco del rugby; va ricordato, vedi quanto già accennato sopra, come all’epoca nel Regno Unito fossero già diffusi vari ancorché caotici sport di squadra nei quali l’obiettivo era di conquistare una palla e portarla, con le mani, fino a un determinato luogo (meta?) e come tali pratiche fossero particolarmente popolari nel Warwickshire, la contea inglese dove si trova la città di Rugby, la quale, non a caso forse, diede il nome allo sport che oggi, dopo due secoli e innumerevoli modifiche, conosciamo con lo stesso nome.

Rugby 200 anni e la (più o meno) creazione del gioco del rugby che è fatta coincidere con il sopra citato episodio avvenuto nel 1823, a parere di alcuni più esattamente nell’autunno di quell’anno, sul grande prato del cortile della Rugby School, ove appunto l’allievo Willam Webb Ellis, quindici anni e orfano del babbo caduto in guerra, dopo aver preso il pallone con le mani, un’azione consentita e consueta nel gioco chiamato football, corse in avanti con la palla verso la porta del goal, un gesto invece non consentito.
Rugby 200 anni e, pur ammettendo che appare inverosimile che il rugby sia fiorito come per incanto da quel singolo episodio, sia ingiusto ignorare quel racconto dal punto di vista storico, ritenendolo frutto di fantasia o comunque insignificante; la corsa palla in mano di Willam Webb Ellis, narrata molti decenni dopo dal testimone indiretto mister Bloxam, rimane il più antico racconto che possediamo sugli albori del rugby e non ci sono motivi per credere che quella narrazione fosse falsa o esagerata (Matthew Bloxam non conosceva direttamente Ellis, non aveva ragioni personali per fare il suo nome in particolare) e perciò quel racconto rimane un’importante testimonianza e se il football a Rugby ha preso una strada diversa da quella per la quale si è incamminata in quasi tutti gli altri college, dove il football si trasformò nello sport che chiamiamo calcio, dev’essere stato per una causa speciale che potrebbe essere stata di varia natura (qualcuno sostiene che alla base di tutto fu semplicemente il grande prato della Rugby School che permetteva di ruzzolare, mentre altre scuole avevano un cortile in pietra troppo pericoloso per i placcaggi e quindi più consono al calcio medesimo), ma non è da escludere che la scintilla iniziale sia stata l’intuizione occasionale di uno studente, come quella di Ellis.

Ma chi era costui (ripetiamo la domanda) in dettaglio dopo le prime sommarie indicazioni di cui sopra?
William Webb Ellis, nato a Salford, nel Lancashire (1806), era figlio di James Ellis, ufficiale nel VII reggimento della Guardia dei Dragoni e Ann, figlia di William Webb, un chirurgo, di Alton, Hampshire, che James sposò a Exeter nel 1804; dopo il padre fu ucciso in guerra, la signora Ellis decise trasferirsi a Rugby, nel Warwickshire, in modo che William e suo fratello maggiore, Thomas, ricevessero un’istruzione presso la Rugby School, senza alcun costo, essendo allievi che vivevano entro un raggio di 10 miglia dalla scuola, così frequentò l’istituto dal 1816 al 1825 dove fu considerato un buon allievo e nonché buon giocatore di cricket.

Dopo aver lasciato il Rugby nel 1826, andò al Brasenose College di Oxford; giocò a cricket per il suo college e per l’Università di Oxford, si laureò nel 1831, entrò nella Chiesa e divenne cappellano della Cappella di San Giorgio, in Albemarle Street a Londra, per diventare poi rettore di San Clement Danes, nella città di Westminster e di Magdalen Laver nell’Essex. Non si sposò e morì nel sud della Francia nel 1872, lasciando un’eredità di  9.000 sterline, per la maggior parte da devolvere a organizzazioni benefiche. La sua tomba è sita dans Le cimetière du vieux Château a Mentone.

La prima fonte riguardante le gesta di Webb Ellis che raccoglie la palla risale al sopra citato Matthew Bloxam, un antiquario ed ex allievo della Rugby School. Il 10 ottobre 1876, scrisse a The Meteor, la rivista della scuola, di aver appreso, da una fonte anonima, della transizione da un gioco, dove si prendeva a calci un pallone, a uno dove si  usavano le mani che aveva avuto origine in città da ragazzo chiamato Webb Ellis.

Il 22 dicembre 1880, in un’altra lettera al Meteor, Bloxam approfondisce la storia e scrive: Un ragazzo di nome Ellis – William Webb Ellis – un ragazzo di Rugby, … nel 1823, mentre giocava a calcio a Bigside, prese la palla tra le sue braccia e, senza lasciarla, si diresse verso la porta avversaria.

Ma sin dal 1895 sono stati sollevati dubbi sulla storia, quando la Old Rugbeian Society se ne occupò per la prima volta e, infatti, il sottocomitato che conduceva le indagini non fu in grado di procurarsi alcuna prova diretta dell’evento.

Quel che è sicuro è che nel 1845 i ragazzi della scuola scrissero per la prima volta una serie di regole concordate per la versione del calcio, giocata alla Rugby School, che oggi è il Rugby (meglio Rugby Union per differenziarlo dal Rugby a 13, detto Rugby League) da molti considerato una sorta di scacchi giocati in velocità…

Non va dimenticato, inoltre, che lo stesso William Webb Ellis è anche al centro di una disputa territoriale sulle sue origini. Pare, infatti, che i suoi genitori fossero di origini irlandesi, il che, agli occhi degli abitanti dell’Isola Verde, giustificherebbe la primogenitura sulla palla ovale che, come narrano appassionati giocatori ed ex giocatori, al quarto rimbalzo a terra spesso ha un guizzo che facilita la raccolta: leggenda o realtà?
Dall’altra sponda del mare d’Irlanda alcuni propendono per l’origine inglese (soprattutto del padre), emigrante di ritorno nella terra d’Albione.
Per aggiungere un po’ di pepe alla vicenda, basta aggiungere che il nonno paterno era originario di Pontyclun cittadina del Galles del Sud…

Rugby 200 anni dalle origini alla storia: lo sport della palla ovale (che non sai mai dove rimbalza, come declama uno spot pubblicitario) è quindi nato in Inghilterra e da lì si è sviluppato in ogni angolo del Globo, anche se le sue roccaforti sono le isole britanniche (con Galles, Irlanda – unita come detto sopra – Scozia e Inghilterra) con l’appendice oltre Manica della Francia e le Big Three (made in Commonwealth) dell’Emisfero Australe (Nuova Zelanda – con i suoi All Blacks, Australia – con gli Wallabies e Sud Africa – con gli Springbok campioni del mondo in carica dopo la vittoria dell’ultimo Coppa del Mondo disputatasi in Francia quest’anno) con la propaggine Sud Americana rappresentata dall’Argentina e i suoi Pumas, ultima arrivati, nel Four Nations dove giocano con i sopra citati tre colossi dell’Emisfero Australe.
Nella terra di mezzo di Ovalia ci sono nazioni e team che sgomitano per trovare il proprio posto al sole; tra queste l’Italia (dal 2000 ammessa con alterne fortune al 5 divenuto, come anticipato sopra, per l’occasione Sei Nazioni), il Giappone (organizzatore nel 2019 della massima rassegna iridata e giunto ai quarti di finale dove è stato battuto dai futuri campioni), le altre oceaniche guidate da Figi (nazione peraltro campione olimpica nella versione a 7 giocatori a Rio de Janeiro 2016 e Tokio 2020), Tonga e Samoa Occidentali.

Ritornando a lande a noi più vicine, non va dimenticata la già sopra citata Georgia (una costola, insieme alla meno performante Russia, di quell’Urss capace negli anni ’80 di impegnare l’Inghilterra sulla sacra erba di Twickenham, lo stadio dove gioca il team delle Tre Rose), plurivincitrice negli ultimi anni della Coppa Europa (detta anche Sei Nazioni B) per atterrare infine in Nord America (patria delle nazionali di Usa e Canada seppure non qualificate all’ultima coppa del Mondo) con nuove realtà emergenti quali Uruaguay e Portogallo (vera sorpresa di France 2023).
Il resto annaspa nelle retrovie con qualche comparsata, nella vetrina dei mondiali, che si tengono con cadenza quadriennale a partire a partire dal 1987, la William Ellis Web Cup, dedicata al papà del Rugby.

Comunque sia andato il travagliato parto, la targa, posata nel 1895 presso la scuola di Rugby e la cui iscrizione campeggia in cima a questo post fa ancora scuola e tendenza…

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