Scacchi a Roma quale verità?

Scacchi a Roma

Scacchi a Roma leggenda o realtà?

Scacchi a Roma, o meglio nella Roma imperiale, vera gloria o storia fu? Approfondiamo insieme la presunta storia del gioco immortale nell’Urbe.

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Scacchi a Roma che, almeno nei romanzi (più o meno storici) sono ben presenti; per esempio, ancora recentemente mi è capitato di leggere fra le pagine de L’ultimo soldato dell’Impero (terzo capitolo de Britannia, La trilogia dell’Impero by Rosemary Sutcliff) di un figlio milite e un papà che trascorrevano le serate giocando a scacchi… ma sarà vero o licenza di scrittore/scrittrice?

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Scacchi a Roma che, secondo alcuni studiosi sarebbero già arrivati all’interno dei confini nell’Impero romano, già nel II o III secolo d.C., tramite i legionari tornati in patria dopo le lunghe guerre combattute in terre d’oriente, forse proprio in Persia; a conferma, parecchie fonti letterarie dell’epoca che citano un antico gioco da tavolo, il Latrunculorum lusus (il gioco dei soldati), con forti con gli scacchi, anche se probabilmente ne differiva per l’uso congiunto dei dadi (va però ricordato come il Chaturanga, antentato riconosciuto degli Scacchi agli albori fosse giocato con quattro schieramenti e soprattutto i dadi).

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Scacchi a Roma che, secondo altri studiosi avrebbero raggiunto l’Impero Romano (ovviamente quello d’Oriente ndr) grazie ai contatti con gli arabi, nel IX o X secolo d.C., dai quali, via conquiste territoriali, avrebbero fatto conoscere il gioco persiano dello Chatrang o dello Shatranj (due nobili antenati degli scacchi); milites che avrebbero ulteriormente diffuso questi giochi come variante del sopra citato Latrunculorum lusus (per alcuni risalente addirittura al I secolo d. C.) del quale, in realtà, non è stato possibile ricostruire le regole precise per un gioco de destino: era infatti talmente noto e giocato che nessuno si curò di tramandarne le regole stesse… (e quindi è necessario affidarsi a delle induzioni a posteriori, con o senza dadi, vedi video al piede del presente post).

Scacchi a Roma per un gioco che, tradotto in epoca tado romana se non volgare in Ludus Scachorum, appare e scompare nella storia romana e nei siti archeologici; vediamo insieme qualche curiosità:

  • ritrovamento archeologico, avvenuto nel 1932 in Molise, nell’antica città di Venafro (in provincia di Isernia), in una antica necropoli, di alcuni pezzi intarsiati in osso di un gioco da tavoliere (che riprodurrebbero senza dubbio alcuni componenti del gioco degli scacchi) datati in un primo tempo all’inizio del primo millennio d. C.; però, nel 1994 è stata effettuata datazione al radiocarbonio (alias Carbonio 14), che li ha postdatati all’incirca nel 980 d.C.;
  • pezzi ritrovati nelle prime catacombe cristiane (ovviamente di epoca non più recente del V secolo d.C.), per esempio quelli conservati nel Museo Cristiano del Vaticano e rinvenuti nella catacomba di San Sebastiano (cimitero ipogeo di Roma, posto lungo la via Appia Antica, nel quartiere Ardeatino ndr);
  • scoperta archeologica, avvenuta nel 1996 nella regione dell’Essex, in Gran Bretagna dove, in una tomba, è venuta alla luce una scacchiera con bordi in rame e ventuno pedine di vetro simili a quelle dell’attuale dama (altro gioco che si contende spazio sulla la scacchiera che in questo caso si trasforma magicamente in damiera); avendo una chiara foggia di origine araba, secondo gli studiosi dovrebbero essere di epoca posteriore al II-IV secolo d.C.;
  • nel 2002 importante ritrovamento, nell’antica località di Butrint, in Albania, in un palazzo tardo-bizantino risalente al 465 d.C., di un reperto che assomiglia chiaramente ad un Re degli scacchi.

Il mistero dell’orgine degli scacchi e della loro diffusione nell’Impero dunque, perdura in barba alla presunta e da molti accettata teoria che li vide nascere intorno al 600 d. C. in India al confine con la Persia…

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