24 maggio non passa lo straniero!

24 maggio

24 maggio e... non passa lo straniero!

24 maggio non passa lo straniero: quante volte avremo ascoltato a scuola e non questo ritornello, ma a che cosa ci si riferisce con precisione?

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24 maggio ecce incipit:ovvero le parole di Giovanni Ermete Gaeta, autore famoso di canzoni napoletane, meglio noto con lo pseudonimo di E.A. Mario, composta nel giugno 1918, subito dopo la celebre battaglia del solstizio d’estate.

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Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio / dei primi fanti il ventiquattro maggio; / l’esercito marciava per raggiunger la frontiera / per far contro il nemico una barriera! / Muti passaron quella notte i fanti, / tacere bisognava e andare avanti. / S’udiva intanto dalle amate sponde / sommesso e lieve il tripudiar de l’onde. / Era un presagio dolce e lusinghiero. / Il Piave mormorò: “Non passa lo straniero!”.

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Il giorno prima, il 23 maggio 1915, era stata consegnata al ministro degli Esteri austriaco la dichiarazione di guerra (quella alla Germania fu consegnata più di un anno dopo, nell’agosto del 1916).

Il Fiume Piave fu al centro delle battaglie più sanguinose e decisive della Prima Guerra Mondiale che vediamo in sequenza: detto che gran parte del conflitto fu combattuto dalle truppe italiane sulla linea dell’Isonzo dove, tra la fine del mese di giugno del 1915 e l’inizio di novembre del 1917 si svolsero dodici sanguinose battaglie (la sesta battaglia dell’Isonzo fu la più gloriosa per l’esercito italiano, che conquistò il Monte San Michele e riuscì a issare il Tricolore sulla città di Gorizia 8 agosto) e che complessivamente, nella campagna d’autunno – che si concluse con la nona battaglia dell’Isonzo il 4 novembre, sia gli italiani sia gli austriaci lasciarono sul terreno circa settantamila uomini.

  • La prima battaglia del Piave si svolse durante la prima guerra mondiale (nel novembre 1917) al confine tra Trentino e Veneto, tra il Regio Esercito italiano da una parte e le forze dell’Impero tedesco e dell’Impero austro-ungarico dall’altra; le truppe italiane, credute vinte e moralmente distrutte anche dagli stessi vertici militari dopo la battaglia di Caporetto, opposero invece una tenace resistenza nei dintorni del monte Grappa tra le rive del Brenta e del Piave, permettendo così alla linea difensiva impostata lungo quest’ultimo fiume di continuare a resistere all’offensiva nemica, che dovette pertanto ridimensionarsi alla guerra di trincea.
  • La seconda battaglia del Piave fu invece combattuta nel giugno 1918 tra l’Imperiale e regio esercito austro-ungarico e il Regio Esercito italiano ed impegnò gli austroungarici nella loro ultima grande offensiva della prima guerra mondiale, detta battaglia del solstizio termine coniato dal poeta Gabriele d’Annunzio; l’obiettivo strategico era di raggiungere la Pianura Padana, impossessarsi delle scorte italiane e costringere il nemico all’armistizio; detto che nell’offensiva furono impegnati oltre sessanta divisioni, la mancanza di una chiara superiorità tattica e la ricostituita forza dell’esercito italiano, fisica e morale, attuata da Armando Diaz dopo Caporetto, condannarono però l’offensiva austroungarica al fallimento (leggi una pesantissima disfatta: tra morti, feriti e prigionieri gli austro-ungarici persero quasi 120 000 uomini, gli italiani invece 90 000).
    La battaglia gloriosa per l’esercito italiano, in definitiva risultò decisiva per le sorti finali del conflitto, poiché con un bilancio così pesante e nelle disastrose condizioni socio-economiche in cui versava l’Impero, significò in pratica l’inizio della fine che arrivò fra il 3 novembre e il giorno successivo.

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