Le Sirene in cielo più Capricorno (parte II)

Le Sirene

Le Sirene, il Pesce Marino e il Capricorno

Le Sirene e la seconda puntata del nostro tour celeste alla loro ricerca nel firmamento che approda al Capricorno: i Greci chiamavano la creatura immortalata fra queste stelle Egocero, la capra cornuta e la identificavano col Dio Pan, protettore della campagna dalle corna e zampe di capra; divinità dai natali oscuri, trascorreva la maggior parte del suo tempo sonnecchiando, dando la caccia alle donne e spaventando la gente col suo grido molto forte, da cui trasse origine la parola panico.

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Le Sirene il Capricorno e la sua progenie: uno dei suoi figli, nato dall’unione con Eufeme la nutrice delle Muse, fu Croto, creatura identificata con la costellazione del Sagittario, nella sua forma di satiro (creatura umana con orecchie, coda e zoccoli da cavallo al posto dei piedi), anziché di centauro. Tra le vittime degli assalti di Pan al gentil sesso, vi fu la ninfa Siringa che, per sfuggire alle sue attenzioni, si trasformò in un fascio di canne e mentre le abbracciava, iniziò a spirare un forte vento che fece produrre alle canne stesse un suono così melodioso che il dio ne fece, unendole con la cera, una siringa o flauto; nacque così il celebre flauto di Pan. Fra le imprese di questo Don Giovanni ante litteram vi furono, però, anche due episodi meritori. Nel primo, prestò aiuto agli dei dell’Olimpo quando furono assaliti dai Titani, le sei creature gigantesche figlie del Dio Urano e Gea, la Madre Terra, quando tentarono di conquistare la montagna sacra. Pan, in quell’occasione, mise in fuga le gigantesche creature, soffiando dentro ad una conchiglia che emise un suono terrificante che li spaventò. Questo sembra essere il motivo per il quale venne raffigurato come creatura parzialmente marina, anche se altre fonti ricollegano questa trasformazione, poiché Pan lanciò contro i Titani dei crostacei.

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Le Sirene e nella sua seconda impresa Pan avvisò gli dei dell’arrivo del mostro Tefeo, inviato contro di loro sempre da Gea. Gli dei allora si trasformarono, su suggerimento dello stesso Pan, in animali, ingannando così il mostro. Pan, per parte sua, trasformò la parte posteriore del suo corpo in pesce e poté così tuffarsi nel fiume Nilo e fuggire. L’unica divinità che non fuggì di fronte al mostro e lo affrontò, fu Giove e Tefeo, durante la terribile lotta che ne seguì, lo ferì, strappandogli i nervi delle mani e delle gambe.
Mercurio e Pan, allora, corsero in suo aiuto, riportandogli i tendini strappati, consentendo, così, al padre degli dei di riprendere la lotta. Zeus, poi, riuscì ad aver ragione della terribile creatura, che atterrò con una delle sue terribili folgori e poi seppellì sotto l’Etna in Sicilia, i cui sbuffi segnalavano la residua attività di Tefeo. Per ringraziare Pan dell’aiuto prestato, Giove lo pose in cielo sotto la forma assunta per tuffarsi nel fiume più lungo del pianeta.

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Le Sirene il Capricorno e la poesia: i poeti e mitografi Greci lo conoscevano come la Capra cornuta, per distinguerlo dall’altra capra Amaltea nutrice del piccolo Giove. Per i filosofi Platonici era il ponte verso gli dei, poiché attraverso quella costellazione, secondo loro, passava l’anima dei defunti per ascendere al cielo.
I poeti Latini gli affibbiarono numerosi appellativi: capro, capro trasformato, astro cornuto e capra marina. E ancora, tempesta marina, portatore di pioggia, segno invernale, il gelo, o ancora, l’altra porta del Sole, tutti appellativi, quest’ultimi, riferiti al fatto che, a quel tempo, il Sole transitava nel Capricorno il giorno del Solstizio d’Inverno.

Le Sirene e adesso dal cielo scendiamo in terra (e in acqua)

(Continua)

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