Il Dodecaedro e il gioco delle stelle

Il Dodecaedro


Il Dodecaedro gioco e geometria

Il Dodecaedro, figura solida geometrica dal grande fascino, è stata protagonista di un gioco da tavolo e di divinazione capace di attraversare i secoli. 

Il Dodecaedro carta identità

Il dodecaedro nelIa geometria solida  è un poliedro con dodici facce. Generalmente con questo termine si intende però il dodecaedro regolare, dove le facce sono pentagoni regolari e si incontrano in ogni vertice a gruppi di tre. Secondo l’erudito François Gruget, curatore dell’edizione cinquecentesca del gioco divinatorio di cui sotto, il dodecaedro era la forma più perfetta, una sorta di micro rappresentazione del globo terrestre, anche perché conteneva nel proprio numero i dodici segni zodiacali che percorrevano la circonferenza del cielo. I poliedri del resto già dal XV secolo erano fra gli argomenti eccellenti dell’umanesimo matematico. 

Il Dodecaedro nel Gioco e nel Rinascimento

Nella vita sociale e cortigiana del rinascimento era utilizzato come dado della sorte e conduceva il rogante fino alla risposta al suo quesito, che egli aveva facoltà di porre, secondo uno schema prefissato in 16 domande. Il gioco di società, a base 12 facce, era stato descritto in particolare dal poeta medievale Jean de Meung (1240-1305); nella sua opera in versi, sulle facce del dodecaedro – che aveva la forma del ditale – Le plaisant ieu du Dodechedron de fortune (Il divertente Gioco del Dodecaedro della Fortuna) erano infatti rappresentati i 12 segni zodiacali. Ci si basava, in sostanza, su un dado 

Il Dado è tratto (parte I)

a 12 facce.

Il Dodechedron è uno dei rari libri-gioco di concezione tutta francese pensato sul modello dei libri di sorte italiani (vedi autori quali Spirito, Marcolini e Ringhieri). Prevedeva, come detto sopra, l’impiego di un dado

Dado la storia di un gioco (II)

a dodici facce pentagonali per l’estrazione delle risposte contenute nel libretto, e quindi si faceva ricorso, in un certo senso, all’azzardo.

Roulette: rien ne va plus?

Si trattava quindi di un divertissement tutto letterario e in definitiva assai ingenuo: un gioco letterario cortigiano, lontano da pratiche divinatorie ed eretiche, alle quali taluni in tempi successivi tentarono di accostare, con rischio di censure e roghi ai quali, per fortuna, l’opera del De Meung (o de Meun) sopravvisse.
Il gioco si basava quindi su una serie di oracoli, emessi dopo il lancio dei dadi,

Dadi, cubi and friends! (parte III)

dove il dodecaedro viene utilizzato come dado della sorte, che conduce l’interrogante, mediante una sfera stellata del cosmo, fino alla risposta stampata alla sua domanda, che egli può porre secondo uno schema prefissato di 16 quesiti.
Tutto comunque in base 12, con numeri e lettere (dalla A alla M che si incrociano in sottogruppi), con segni zodiacali, pianeti fino ad allora scoperti, ovviamente, da Mercurio a Saturno, Sole, Luna che si mixano con i regni della natura (con riferimenti a mammiferi, pesci, volatili, minerali, vegetali) in un crescendo a base di satira, letterature, con sfumature nella lingua dell’ancora da arrivare Voltaire, che solo la lettura nell’idioma originale sa regalare…
Per arrivare al numero complessivo di schede, in numerazione latina, ça va sans dire, CXLIIII, 144, ovviamente 12 al quadrato…

Il Dodecaedro, il gioco e le fonti 

Ma fu davvero il poeta De Meung, il papà del gioco, o meglio del regolamento?
La paternità al poeta dell’opera è stata confutata da alcuni studiosi; è comunque vera l’origine francese e medievale del testo. Un manoscritto dal titolo Dodechedron era stato rintracciato alla Biblioteca Nazionale di Parigi e pare fosse di proprietà di Etienne Charmoy, il farmacista di Luigi XI. 
Il mondo della divinazione e del gioco era centrale nella vita sociale e artistica degli uomini del Rinascimento. Nella civiltà delle corti, che aveva tempi lunghi e lenti da riempire, i poeti e gli artisti al servizio dei signori inventarono il libro delle sorti, un libro-gioco figurato, amato e divulgato quasi quanto i tarocchi e i cosiddetti mazzi fantastici. 
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