US Open: lo Slam che visse tre volte…

US Open una storia a cavallo di tre secoli e due millenni

US Open e la storia dell’unico slam giocato su 3 superfici diverse, il primo a introdurre match notturni, dove è stata introdotta l’uguaglianza di prize money per entrambi i sessi, dove è approdata per la prima volta le tecnologia e, come se non bastasse, che si è disputato in tre sedi in due città e due Stati (degli Usa)… quasi da perderci la testa…

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US Open la storia inizia all’insegna del gioco d’azzardo, ovvero presso il casinò di Newport, Rhode Island, dove si svolsero nel 1881 gli US National Singles Championship, il che ne fa il secondo evento sportivo più antico degli Stati Uniti d’America dopo il Kentucky Derby, alias competizione ippica riservata ai purosangue inglesi di tre anni, che si corre sulla distanza di metri 2.011,98 (leggi un miglio e un quarto) e disputa annualmente dal 1875 all’ippodromo Churchill Downs di Louisville nel Kentucky.

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US Open la storia continua e nel 1915 la prima location viene abbandonata e così il torneo approda al West Side Tennis Club di Forest Hills in quel di New York, la Grande Mela dove rimarrà fino a oggi sebbene con tre modifiche di superficie e una a livello logistico che andiamo a vedere… Perché se è vero che fino al 1974 sono stati giocati, come 3 dei 4 storici slam (compresi Wimbledon e gli Australian Open) sull’erba (superficie su cui è stato inventato il tennis ndr), dal 1975 (e fino al 1977) l’erba è stata sostituita dalla terra, una terra verde americana e speciale (chiamata Har-Tru ndr), differente da quella europea non solo per il suo colore (verde come detto e non arancione) ma anche per la sua maggiore velocità; nel 1978 arriva un altra modifica (epocale in tutti i sensi), si cambia superficie per abbandonare Forest Hills (le colline della Foresta) e approdare a Flushing Meadows Park (al Parco dei Prati Arrossati) nello USTA National Tennis Center ma sempre a New York (nel distretto del Queens); cambia però (e per la terza volta) la superficie e, per la prima volta nella storia dei tornei del Grande Slam, si gioca sul cemento.

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US Open fra battaglie e regolamenti qualche citazione:

  • nel 1973 Billie Jean King (vincitrice del torneo del 1972), dopo aver minacciato il boicottaggio, fa introdurre la parità di premi in termini economici per uomini e donne;
  • tie-break sì, tie-break no nel set decisivo? Detto che il Grand Slam Board (a partire dal 2022) ha annunciato la decisione congiunta (dei quattro Tornei) di giocare un tie-break da 10 punti (il cosiddetto super Tie-Break), quando il punteggio raggiunge il 6-6 nel set finale, agli US Open era già dal 1970 che si giocava a sette punti (con almeno due di vantaggio) anche nel quinto set (pare per motivi televisivi, visto che ai network non piacevano troppo i match lunghi per motivi di palinsesto);
  • nel 1975 andarono in scena i primi match di un torneo dello slam in notturna (il che aiutò non poco il tennis ad acquisire maggiore popolarità visto che consentiva la visione anche a chi, durante il giorno, era impegnato per lavoro o altro);
  • nel 2006 fu il primo torneo a introdurre il cosiddetto occhio di falco (Hawk-Eye), una rivoluzione tecnologica in grado di dirimere le battaglie tra i tennisti, giudici di sedia (e di linea);
  • inaugurato nel 1994, l’Arthur Ashe Stadium (intitolato al vincitore del torneo edizione 1978) ovvero il campo centrale dell’Open degli Stati Uniti, e dotato dal 2016 anche di un tetto per garantire i match anche in caso di pioggia) è l’arena tennistica più grande del mondo con una capienza di 23.711 spettatori.

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