Rhythms of Life arte vista anche dall’alto

Rhythms of Life

Rhythms of Life, quando Google Earth incontra l’arte

Rhythms of Life a cura di Andrew Rogers ovvero ciò che la Cnn, il noto canale televisivo Usa ha ribattezzato Il parco scultoreo che si può vedere dallo spazio e, magari, con Google Earth, direttamente dal proprio computer o ancora dal tablet o smartphone.

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Rhythms of Life è un progetto che prende le mosse dalla Sezione Aurea, simbolo universale, che mette in rapporto due lunghezze disuguali e dove la maggiore è medio proporzionale tra la minore e la loro somma. E la Sezione Aurea è uno dei motivi ricorrenti nell’opera di Andrew Rogers, artista australiano che pone al centro della sua opera la celebrazione del pensiero umano, delle sue capacità e della sua forza. È autore di un grandioso progetto della cosiddetta Land Art, Rhythms of Life; recentemente in Cappadocia (Turchia), sono state realizzate 12 opere/sculture dal titolo Time and space. Sono così arrivate a 47 le installazioni gigantesche posate attraverso 6 continenti (che hanno coinvolto 6700 persone).

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Rhythms of Lifee: le opere in Cappadocia occupano una superficie di 2,5 kmq e sono statere realizzate con l’uso di 10.500 tonnellate di pietra. Iniziato nel 1998, nel deserto di Arava in Israele, Rhythms of Life è diventato un progetto site specific che ha trovato ambientazione in diversi luoghi del pianeta. Per la precisione in 13 località fra Australia, Bolivia, Cile, Cina, India, Islanda, Kenya, Nepal, Slovacchia, Sri Lanka e Usa.

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Rhythms of Life: le opere dell’artista australiano traggono ispirazione dagli aspetti geografici, storici e culturali del luogo. Per esempio, in Perù Rogers ha tratto ispirazione dalla cultura Tiawanaku, in Bolivia dai rituali andini, nell’ex Ceylon (Sri Lanka) dallo stemma del Leone presente sulla bandiera, in Cina da un disegno rinvenuto sulla tomba di un imperatore della dinastia Wejiin. In Cappadocia, invece, si è rifatto al simbolo della regione, un cavallo, e, in particolare, a un’incisione su roccia risalente a 6000 anni fa. Le giga-opere, va sottolineato, sono sempre state realizzate in collaborazione con la popolazione locale e, spesso, come ricorda l’autore, la vicinanza sul luogo di lavoro ha aiutato a superare barriere, steccati e diffidenze che, invece, nella vita di tutti i giorni spesso possono dare vita ad attriti e tensioni.
In Israele, per esempio, hanno lavorato insieme Arabi ed Ebrei, in Cappadocia Turchi, Armeni e Curdi

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