Alfonsina Strada per un Giro 100% in rosa

Alfonsina Strada

Alfonsina Strada la pioniera in rosa

Alfonsina Strada una donna al Giro d’Italia ma attenzione non stiamo parlando del Giro Femminile, che va in scena dal 1988 e che annovera nel suo albo d’oro cicliste tra le quali Maria Canins e Fabiana Luperini (tanto per fare qualche nome) ma…

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Alfonsina Strada, rectius Alfonsina Morini in Strada (i latini avrebbero detto nomen omen), nasce in una famiglia di contadini e sin da giovane si appassiona al ciclismo, e partecipando a numerose competizioni locali, dove nasce il suo soprannome de il diavolo in gonnella. E, se da una parte in famiglia la sua passione non viene apprezzata (eufemismo) dall’altra a 24 anni, nel 1915 (anno dell’ingresso del nostro paese nella Prima Guerra Mondiale), la svolta ovvero il matrimonio con Luigi Strada che addirittura le regala, nel giorno delle nozze, una bicicletta da corsa nuova.

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L’anno successivo i coniugi si trasferiscono a Milano, dove la sposina inizia ad allenarsi con serietà e così nel 1924 partecipa, prima donna in assoluto, al Giro d’Italia dove porta a termine regolarmente le prime quattro frazioni ovvero:

  • Milano-Genova (dove arriva con un’ora di distacco dal primo ma precede molti altri concorrenti);
  • Genova-Firenze (qui si classifica 50esima su 65);
  • FirenzeRoma (in questa tappa giunge a soli tre quarti d’ora di ritardo dal primo classificato);
  • RomaNapoli anche anche in questa tappa a nostra si difende egregiamente.

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Alfonsina Strada invece nella tappa successiva (L’Aquila-Perugia) arriva fuori tempo massimo e, a questo punto, fra i giudici si apre il dibattito tra chi vuole estrometterla e chi invece vorrebbe farla proseguire.
L’allora direttore della Gazzetta dello Sport (che da sempre organizza la cosiddetta Rosea), Emilio Colombo, che ne aveva capito l’impatto a livello di marketing ante litteram, suggerisce un compromesso, ovvero ad Alfonsina sarà permesso di proseguire la corsa, ma non sarà più considerata in gara. La Strada acconsente e prosegue il suo Giro dove, all’arrivo di ogni tappa viene accolta in un tripudio di folla come una vera propria star fino a Milano dove termina l’edizione 1924 con la vittoria di Giuseppe Enrici davanti a Federico Gay; dopo 3618 chilometri, dei 90 corridori partiti solo 30 arrivano alla fine e, fra loro, Alfonsina alla quale, negli anni successivi viene negata la possibilità di iscriversi alla corsa a tappe anche se lei vi partecipa ugualmente per lunghi tratti suscitando ammirazione mista a entusiasmo; e non è tutto, visto che prende parte a numerose altre competizioni finché nel 1938, a Longchamp (in Francia) stabilisce il record femminile dell’ora (35,28 km); rimasta vedova si risposa con un ex ciclista, Carlo Messori, grazie al quale continua nella sua attività sportiva fino a che non decide di abbandonare lo sport agonistico.

La sua passione per la bicicletta però non viene meno, visto che, sempre in quel di Milano, apre un negozio di biciclette con annessa officina per le riparazioni. Ma la sua passione per le due ruote non riguardava solo la bici ma anche le moto, grazie alla sua Moto Guzzi 500 che però le sarà fatale, nel 1959, un quarto di secolo dopo quella gloriosa cavalcata lungo le strade del Giro…

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