Le Notti Bianche letteratura (parte II)

Le Notti Bianche

Le Notti Bianche fra letteratura, astronomia e amore (forse)

Le Notti Bianche è il titolo di un racconto di Fedor Dostoevskij (1821-1881) che prende il nome dal periodo dell’anno noto in cui in tutte le zone a ridosso del circolo polare boreale, Russia del nord compresa (pertanto anche in quel di San Pietroburgo), il Sole tramonta dopo le 22,00 nel periodo del Solstizio Estivo: si tratta della nemesi della lunga notte polare e con un po’ di fantasia et lato sensu, delle aurore polari.

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Le Notti Bianche ha come location proprio San Pietroburgo e protagonista un sognatore, un uomo isolato dalla realtà e incapace di intrattenere qualsiasi rapporto di amicizia che però, nel corso di una passeggiata notturna incontra, sul lungofiume della Neva, una ragazza, di nome Nasten’ka, colpita dal suo fare timido e impacciato; inizialmente prova solo simpatia per la ragazza, ben presto però il sentimento si trasforma in vero e proprio amore, nonostante lei gli avesse fatto promettere che questa eventualità non si sarebbe mai manifestata: ma, come noto, al cuor non si comanda e così notte dopo notte

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Era una notte incantevole, una di quelle notti come ci possono forse capitare solo quando siamo giovani, caro lettore (ecce incipit dell’opera).

  • Prima notte: mentre la maggior parte degli abitanti di San Pietroburgo sono in villeggiatura, dopo una passeggiata in campagna il protagonista incontra sul lungofiume della Neva una giovane donna in lacrime, prova subito il desiderio di parlarle e, nonostante la sua timidezza la accompagna fino a casa, le racconta di essere un sognatore e poi le propone un incontro per la sera successiva.
  • Seconda notte: Nasten’ka racconta le sue sventure, ovvero di essere orfana dei genitori, di vivere con la nonna (non vedente e possessiva), di essersi a un inquilino giovane e di bell’aspetto (dal quale la nonna ha sempre cercato di separare) che poi si è trasferito a Mosca (per guadagnare abbastanza e uscire dalla propria condizione di povertà), senza portala con lui, ma con la promessa di tornare entro un anno; si tratta di un termine, di fatto prenterio, entro il quale se avrà guadagnato a sufficienza, i due potranno sposarsi; e, neanche a farlo apposta, proprio in quei giorni è passato un anno dalla partenza, il suo amato (secondo rumours raccolti) è tornato da tre giorni a San Pietroburgo, anche se non ha ancora dato sue notizie; ma non è tutto visto che la ragazza ha già una busta pronta con sé e chiede all’uomo di consegnarla a delle persone che possono farla avere al suo spasimante.
  • Terza notte: l’appuntamento è rimandato di un giorno a causa della pioggia; la ragazza è stra felice, perché sa che il sognatore ha consegnato la sua lettera e che il suo amato si presenterà all’appuntamento; accoglie così l’amico con gioia e questi che, nonostante la promessa si è innamorato di lei, prova un misto di felicità e pena gioia sapendola felice per l’amore di un altro.
  • Quarta notte: il sognatore arriva all’appuntamento ma il grande amore di Nasten’ka, non si è fatto vivo; la dichiara di voler dimenticare chi l’ha illusa in quel modo e, dopo che il protagonista le confessa il suo amore, Nasten’ka gli dice che se vorrà aspettare che il suo cuore guarisca è certa di potersi innamorare di lui e partono progetti per un futuro insieme.

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Epilogo: mentre i due stanno passeggiando mano nella mano, un uomo passa accanto a loro, li guarda, poi procede: si tratta dell’ex (?) innamorato ed è sufficiente che la chiami per farle dimenticare le promesse e fuggire; il mattino successivo il tempo è cupo, il sognatore è a letto febbricitante e arriva una lettera da Nasten’ka che:

  • lo ringrazia per il suo amore;
  • di essersi preso cura di lei;
  • gli chiede perdono per averlo ingannato;
  • gli propone di restare suo amico;
  • di voler bene al suo futuro marito.

E, una volta terminata la lettura, il sognatore si guarda intorno: tutto nella stanza gli pare vecchio e triste, augura comunque a Nasten’ka tutto il bene che la vita le può dare, poiché le è grato per avergli donato almeno un istante di beatitudine e speranza.

Happy ending?
Neanche per sogno… anzi game over!

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