Andrea Argoli un tuttologo ante litteram
Andrea Argoli è stato uno studioso, investito del cavalierato di San Marco, guidato dalla ragione, sostenuto dall’aritmetica e dalla geometria grazie alle quali ha divulgato l’astronomia e astrologia; ma in realtà chi era costui, avrebbe chiesto qualcuno…
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Andrea Argoli (che in qualche modo ricorda un certo Nostradamus senza le terzine però) in realtà è stata una delle figure di maggior spicco nel mondo scientifico a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo, un astronomo, un medico, un brillante matematico ma anche un cultore delle discipline astrologiche ed era infatti era un convinto sostenitore del presunto legame esistente tra gli avvenimenti celesti ed il destino delle persone, salute inclusa. Se ciò vi facesse sorridere, ricordate che fior di oroscopi furono vergati nientepopodimeno che da Galileo Galilei et Giovanni Keplero, senza dimenticare che nell’epoca, nella quale egli visse, si faceva un uso frequente delle predizione astrologiche, per prevedere il proprio futuro, anche per i rapresentanti delle gerarchie ecclesiastiche, nonostante l’ufficiale posizione della Chiesa Cattolica contro tali discipline.
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Andrea Argoli che, non va dimenticato, visse in un’epoca particolare nella quale ancora si stava lottando per lasciarsi alle spalle il sistema tolemaico (cercando di far emergere quello eliocentrico di Nicolò Copernico, quindi dove era ancora ben salda un’idea del mondo basata sulla centricità universale della Terra, si dedicò con fervore alla scrittura di diverse e importanti opere, in particolare le effemeridi e le tabelle, di fondamentale importanza per predire eventi astronomici ma anche per uso astrologico e quindi per prevedere il destino degli uomini.
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Vediamone più in dettaglio vita opere e miracoli: nasce a Tagliacozzo, comune della Marsica nella provincia dell’Aquila (Abruzzo) nel 1570, studia all’Università di Napoli medicina, matematica et astronomia, nel 1621 si trasferisce a Roma e l’anno usccessivo ottiene la cattedra di matematica all’Università della Sapienza.
Poi si trasferisce a Venezia e nel 1632 ottiene la cattedra di matematica all’Università di Padova. Redattore, come già accennato sopra, di tavole astronomiche elaborate sulla base delle osservazioni di Tycho Brahe mette a punto un suo modello geocentrico dell’universo esposto negli Astronomicorum tibri tres (Roma 1629), mentre in campo medico contribuisce alla diffusione della dottrina di William Harvey sulla circolazione del sangue che espone succintamente nel capitolo 41 del Pandosium sphaericum dato alle stampe nel 1644 a Padova, città dove peraltro passerà a miglior vita nel 1657.
Detto l’Euclide dei Marsi, il Senato Veneto fu soddisfatto del suo insegnamento al punto da conferirgli, ut ante dictum, l’onorificenza dello Stemma di San Marco (che anticamente riportato come l’unica onorificenza equestre era indubbiamente uno degli ordini veneti più importanti della storia della Repubblica Serenissima), mentre suo figlio Giovanni, vissuto nel XVII secolo, sarà a sua volta un letterato ed erudito.
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