La Lepre l’animale devastatore fra Terra e Cielo
La Lepre, che in alcune tradizioni rappresenta la creatura di Pasqua, a braccetto o in contrapposizione con il coniglio, è al centro anche di una serie di miti celesti: vediamoli insieme.
La Lepre e le stelle della sua costellazione che sono poste in cielo ai piedi dell’implacabile cacciatore, Orione.
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Il segugio di quest’ultimo, il Cane Maggiore, si trova immediatamente a est, in attesa di saltare addosso alla sua preda al pari del Cane Minore con le relative stelle lucide Sirio e Procione.
Alcuni studiosi spiegano la posizione in cielo di questa costellazione in base ad una leggenda secondo la quale le lepri detestano il verso dei corvi: un’asserzione riscontrabile nel sorgere e tramontare delle stelle dei due asterismi: quando il Corvo sorge, infatti, la Lepre tramonta, precipitandosi sottoterra in cerca di riparo dai gorgheggi del nero volatile.
La leggenda più conosciuta, riguardante questa veloce creatura, era legata ad una storia ambientata sull’isola di Laro, dove non vi erano lepri. Un abitante, allora, decise di potarvi una femmina in cinta. Ben presto tutti desiderarono avere una propria lepre da allevare. Si trattò, però, di una decisione poco fortunata, visto che ben presto questi animali, notoriamente assai feconde, invasero l’isola distruggendo tutti i raccolti e portando la popolazione alla fame. Solo con un grande sforzo gli abitanti di Laro, riuscirono a liberarsi dal terribile flagello. Poi chiesero agli dei di porre una lepre in cielo, come eterno monito all’emulazione compiuta senza pensare alle conseguenze. Possiamo scorgere nella lepre celeste anche un ammonimento ante litteram a non modificare gli habitat, introducendo nuove specie non autoctone. Un monito che, se seguito, non avrebbe provocato la disastrosa importazione, agli Antipodi (leggi Australia), dei cugini della lepre, i conigli.
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Secondo un altro mito greco, la Lepre fu posta in cielo da Mercurio. Il messaggero degli dei, noto per i suoi celeri spostamenti sulla volta celeste, era rimasto ammirato dalla velocità di questo
animale, una caratteristica che lo accomunava a lui.
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Un altro episodio di stampo ellenico, riguarda una terribile invasione di lepri in Sicilia che avrebbe devastato le messi. Quando gli abitanti della Trinacria, ebbero posto fine a quel disastro, gli dei
misero la Lepre in cielo vicino al cacciatore Orione e ad i suoi due fidi segugi, affinché la tenessero d’occhio.
Secondo un altro mito era la terribile lepre inseguita da Lelapo, un cane tanto veloce che nessuna preda riusciva a sfuggirgli, mentre a Tebe (nella Beozia) una volpe malvagia stava devastando la campagna. Quando le fu lanciata incontro Lelapo i due presero a inseguirsi ma senza mai raggiungersi per dare vita a un paradosso senza possibilità di soluzione, cosicché Giove tramutò entrambi in pietre, e sistemò il cane in cielo nella costellazione del Cane Maggiore: un episodio celebre per aver dato vita ad uno dei tanti paradossi dell’antichità. Un grande studioso di queste affascinati situazioni limite, fu, nell’antica Grecia, il filosofo Zenone di Elea. Il suo più celebre paradosso era legato proprio alla velocità (il che lo accomuna alla vicenda di Lelapo), e riguardava una tartaruga ed il celebre eroe mitologico Achille. Sosteneva Zenone che, visto che la distanza fra il pelide e quell’animale, notoriamente lentissimo nel suo incedere, era divisibile in punti, Achille mai avrebbe potuto raggiungere la tartaruga stessa. Non appena infatti l’eroe giungeva al punto A, dove si trovava la nostra tartaruga, quest’ultima si sarebbe potuta spostare al punto B. E quand’anche Achille fosse giunto fino a lì, la tartaruga sarebbe passata a C.
Per i Latini era semplicemente la lepre, seguita dai seguenti appellativi: dalle lunghe orecchie, dalle potenti zampe, dalle zampe leggere e la veloce.