Polo Nord, Adriatico, Asburgo e ritorno

Polo Nord: la missione targata Asburgo

Polo Nord e la sua conquista: una lunga caccia tanto affascinante quanto pericolosa; prima che vi arrivasse lo statunitense Robert Peary, nel 1909, varie missioni tentarono di raggiungere i fatidici 90° Nord: varie bandiere  e tante missioni, compresa una, targata Asburgo (meglio battente insegna austro ungarica) che potremmo definire un vero e proprio melting pot con un unico comun denominatore, ovvero l’Adriatico Orientale, terra di Bora e delle sue raffiche violente. Della composizione dell’equipaggio di marca istriana, dalmata e giuliana, dei prodromi della missione, delle scoperte geografiche, degli obiettivi (alias scoperta del mitico passaggio a nord-est) e delle ragioni della scelta di un equipaggi o mediterraneo abbiamo già parlato nel precedente post che Vi invitiamo a leggere al piede del presente

(http://luigialfonsoviazzo.altervista.org/mar-adriatico-polo-nord-e-ritorno/)

In questa sede ci occuperemo, invece, del diario di bordo della missione/spedizione andata in scena dal 1872 al 1874 che portò alla scoperta, en passant, della Terra di Francesco Giuseppe.
Ricordato, per dovere di cronaca, che il primo a percorrere completamente il sopra citato passaggio fu, poco dopo, l’esploratore svedese Adolf Erik Nordenskjöld che, partito da Göteborg, Svezia, il 4 luglio 1878 a bordo della baleniera Vega, dopo essere rimasto bloccato dai ghiacci per 10 mesi nei pressi dello stretto di Bering, riuscì a raggiungere il porto di Yokohama, Giappone, nell’estate del 1879.
Ma tornando alla nostra spedizione che, costata complessivamente 175.000 fiorini austriaci, era guidata dal capitano Carl Weyprecht a bordo della nave Tegetthoff (in onore dell’ammiraglio austriaco Wilhelm von Tegetthoff), costruita nel cantiere Teklenborg & Beurmann di Bremerhaven (Germania), dotata di tre alberi, con 220 tonnellate di carico, 38,34 m di lunghezza e di un motore a vapore della potenza di 100 cavalli.
Lasciato
 Tromsø, in Norvegia, nel luglio del 1872 periodo da Sole di Mezzanotte, alla fine di agosto giungeva sul pack a nord di Novaya Zemlya, divenuto base di partenza per l’esplorazione delle regioni polari ancora inconosciute; un anno dopo, per la precisione il 30 agosto 1873, fu scoperto un arcipelago ribattezzato Terra di Francesco Giuseppe, in onore  dell’imperatore austro-ungarico, mentre la prima isola sulla quale il gruppo sbarcò fu chiamata chiamata Isola di Wilczek dal cognome del principale finanziatore della spedizione.
Ma i guai erano sempre in agguato e così, n
el maggio del 1874, in piena atmosfera da notti bianche il capitano Weyprecht decise col resto della spedizione di abbandonare la nave ormai intrappolata tra i ghiacci del polo e di fare ritorno alla base tramite l’uso di slitte e barche. Tre mesi dopo, per la precisione il 14 agosto 1874 la spedizione raggiungeva il mare aperto e poi Novaya Zemlya dove veniva raccolta da un peschereccio russo che il 3 settembre, in dirittura d’arrivo verso l’Equinozio d’autunno, dietro pagamento della somma corrispondente di 1200 rubli, fu sbarcata a Vardø, cittadina nel nord della Norvegia al confine con la Russia.
Da lì gli uomini dell’equipaggio
fecero ritorno in Austria (da Amburgo in particolare direttamente con il treno) e, nel loro viaggio attraverso mezza Europa, venne ricevuto dagli esponenti di varie società geografiche (Norvegia, Svezia, patria del Kopimi e Germania) per entrare trionfalmente in quel di Vienna fra ali festanti di folla.

I risultati scientifici
Oltre alle sopracitate scoperte ed esplorazioni, va sottolineata l’importanza dell’esperienza accumulata con le carte nautiche che, stilate nell’occasione, diedero un considerevole contributo alla geografia in generale e a quella polare, in particolare.
Notevoli, poi, i
risultati ottenuti nei campi della meteorologia, dell’astronomia, della geodesia, del magnetismo e della zoologia, oltreché nell’avvistamento delle aurore boreali o polari: tutti i risultati furono pubblicati dall’Accademia delle Scienze nel 1878, in particolare nell’opera Österreichisch-ungarische Nordpol-Expedition in den Jahren 1872–74 che raccolse il resoconto completo della spedizione, accompagnato da una serie di disegni realizzati da Julius von Payer, uno dei capi della spedizione.

Qualche curiosità
Detto che nel corso della spedizione, nonostante le difficoltà affrontate e le condizioni climatico-meteorologiche affrontate, morì un solo uomo, l’esploratore Otto Krisch (che si ammalò di tubercolosi durante il viaggio di ritorno ndr), va citata la vicenda romanzesca del messaggio nella bottiglia: disperato e con il morale sotto i tacchi, probabilmente nelle lunghe notti polari, Weyprecht aveva scritto una lettera raccontando gli eventi della spedizione ed i successi ottenuti, gettandola in mare all’interno di una bottiglia, la quale fu ritrovata nel 1978, sull’isola di Lamont, nella Terra di Francesco Giuseppe; trasportata a Vienna è oggi custodita dall’Accademia Austriaca delle Scienze.

 

Mar Adriatico, Polo Nord e ritorno

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Photo by Wikipedia

Fonti

https://lavoce.hr/esuli-e-rimasti-la-voce-del-popolo/marinai-istriani-triestini-dalmati-tra-i-ghiacci-del-mare-del-nord?fbclid=IwAR1ENNUROadn6SgRU3nCjcvrY5v8g416OHRKDKEgheu4344vKPywUtdlQr8

https://it.wikipedia.org/wiki/Spedizione_austro-ungarica_al_polo_nord

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