San Gerardo et 25 aprile

San Gerardo

San Gerardo @ Olgiate Comasco

San Gerardo et Olgiate Comasco: ogni anno, il 25 aprile, la città sembra svuotarsi; molti olgiatesi infatti si recano a Monza, per rendere omaggio al santo che più di altri è riuscito a entrare nel loro cuore e per il quale ogni anno, da circa 700 anni, si svolge un vero e proprio pellegrinaggio.

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San Gerardo @ Monza: un tempo si andava a piedi, oggi c’è anche chi parte per la città della Corona Ferrea in automobile, in autobus o in bicicletta. Ma c’è ancora chi si reca ancora nella città briantea con le proprie gambe, partendo alle prime ore del nuovo giorno per giungere, stanco ma soddisfatto, alla Chiesa Parrocchiale di San Gerardo al Corpo, per assistere alla sacra funzione. Il beato Gerardo fu un uomo di grande umiltà e carità, appartenente alla Famiglia dei Tintori della terra di Monza.
Nacque a Monza (dove è co-patrono della città insieme a San Giovanni Battista) intorno al 1135 e visse in un’epoca travagliata per guerre, devastazioni, malattie: erano i tempi di Federico Barbarossa, della distruzione di Milano, del Carroccio e della battaglia di Legnano.

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San Gerardo, che proveniva da una famiglia ricca, era un uomo buono e compassionevole e la sua opera di misericordia si indirizzava soprattutto verso gli ammalati poveri, privi di assistenza e bisognosi di un ricovero e fondò, con i beni ottenuti dopo la morte del padre, un ospedale (già operante nel 1174) sulla riva sinistra del fiume Lambro a Monza.
Detto che fu particolarmente devoto al già sopra citato San Giovanni Battista, tanta era la sua umiltà e carità che si recava in ogni angolo di Monza ove vi fossero malati, infermi e non negava mai l’elemosina ai bisognosi che la chiedevano e gli vengono attribuiti anche dei miracoli: si narra infatti che, al culmine della carestia, Gerardo ordinò al dispensiere di donare anche quel poco che rimaneva nel granaio e nella cantina, ma questi gli fece notare come non ci fosse praticamente più nulla da donare, così a non gli rimase altro che pregare Dio e quando il dispensiere andò al granaio, non riuscì nemmeno ad aprirlo tanto era il grano contenuto e così accadde anche per la cantina, tanto era il buon vino presente.

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Un giorno il Lambro si era ingrossato all’improvviso ed aveva fatto crollare il ponte che dava accesso all’ospedale e così Gerardo stese il suo mantello sulla corrente dell’impetuoso fiume e, camminandovi sopra, arrivò da suoi malati e ordinò alle acque di non entrare nelle stanze degli infermi.
Dopo una vita spesa in opere buone, morì il 6 giugno 1207 e la sua salma, conservata in un’urna di cristallo e d’argento, è esposta alla venerazione dei fedeli in una cappella della Chiesa di San Gerardo: il 6 giugno la sua statua viene calata sul Lambro presso il ponte di san Gerardino e vicino a essa c’è un cesto con pane, vino, uova ed anche un bastone con qualche ciliegia, per ricordare uno dei suoi miracoli.
Si narra infatti che una sera San Gerardo riuscì a corrompere il sagrestano con un grappolo di ciliege, ottendendo da quest’ultimo il permesso di stare in chiesa tutta la notte a pregare davanti alla S. Eucarestia. Correva però il mese di gennaio (non particolarmente favorevole per la maturazione di questo delizioso frutto) ed è per questo che, dentro l’urna del santo si vede un piccolo mazzo di rose di ciliege.
San Gerardo @ Olgiate Comasco il 25 aprile e il perché… 40 giorni dopo la sua morte, in quello che allora era un paesino di 300 anime, parecchi tra uomini e donne, furono colpiti da un morbo detto syncoposis (una grave malattia cardiaca con ripercussioni a livelli mentale) che non permetteva nemmeno di aiutarsi gli uni con gli altri: Da qui il detto, ben conosciuto nel Comasco, “I matt dal Ulgia …”.

La popolazione si rivolse allora, per chiedere un consiglio, al Beato Manfredo di Riva San Vitale che viveva in romitaggio sul Monte San Giorgio (nei pressi di Meride oggi quartiere di Mendrisio nell’attuale Canton Ticino in Svizzera), il quale consigliò di recarsi a Monza dove era appena morto (e seppellito nella nuda terra presso la porta della sua Chiesa di Monza) un uomo in odore di santità, Gerardo dei Tintori, che aveva consumato la sua vita in opere di bene verso i poveri e di dargli una degna sepoltura.
Gli olgiatesi, prima di recarsi a Monza, fecero unanimemente un voto:
Se questo Santo intercede per Noi presso Gesù Cristo e saremo liberati da questo morbo, tutti noi andremo a visitare il suo corpo con venerazione e doni. Inoltre perpetuamente ogni anno, nello stesso giorno, il suo corpo sarà visitato da noi finché vivremo e dai nostri discendenti, una persona per famiglia, secondo la promessa del nostro voto.
Gli olgiatesi quindi si recarono a Monza e tolsero dalla terra, dove era sepolto, il corpo del santo (che emanava ogni tipo di profumo) e con grande venerazione lo posero nella sua Chiesa, in un avello di pietra.
La missione degli Olgiatesi ebbe successo e ricevettero la grazia. Liberati dal tremendo morbo, promisero così di recarsi ogni anno, il 25 aprile, solennemente sulla sua tomba in ringraziamento perenne.

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