Pirati del Lago? Sul Verbano forse…

Pirati del Lago

Pirati del lago una storia vera o solo marketing?

Pirati del lago fra storie, leggende e perché no, marketing: la location della storia (anche romanzata) è sul Lago Maggiore, il Verbano, bacino le cui acque accarezzano due paesi (Italia e Svizzera), due regioni italiche (Piemonte e Lombardia) e un cantone elvetico (Ticino).

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Pirati del Lago un ossimoro? No, perchè i lacustri, come vedremo sotto, al netto dei terrori dei sette mari (con annessi Corsari e Bucanieri), dei pirati informatici,  rispondono oggi presente sul Lario dove, detto che ragionando a livello di marketing suonano meglio come Pirates of The Lake, hanno mosso qualche passo sulle ali di Breva e Tivano, a corollario (anche) di tante strategie di promozione, sfruttando al meglio l’onda lunga delle canzoni e delle note di David Van de Sfroos, per sponsorizzare progetti di varie tipo dal merchandising alla birra in salsa targata Lago di Como.

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Pirati del Lago che invece rispondevano presente un tempo lontano sul non lontano e sopra citato Verbano le cui acque, che hanno come immissario ed emissario il fiume Ticino, fecero da specchio al racconto delle sanguinose avventure dei fratelli Mazzardi (conosciuti anche come Mazzarditi); sopravvissuto al tempo, sebbene annebbiato da un alone di leggenda, è in grado di rinfocolare il mito che avvolge abbondantemente le loro figure, dipingendoli come geniali eroi del male; in realtà di affascinate non vi era nulla (scordatevi paragoni poco calzanti per non dire imbrazzanti con i vari Arsenio Lupin o Robin Hood), visto che si trattava di famigerati briganti, ladri e assassini, arroccati nei Castelli di Cannero (detti anche per estensione la Malpaga nomen omen si direbbe in latino che, secondo la tradizione, commista di verità e leggenda, suggerisce la brutalità dei metodi applicati dai fratelli per punire i disturbatori della loro autorità o, secondo altra ipotesi, la provenienza illecita dei denari che, raccolti nei depositi del castello che venivano guadagnati taglieggiando chiunque transitasse nel settore di lago sottoposto al loro banditesco controllo); oggi nel comune di Cannobio (Provincia del Verbano-Cusio-Ossola), si tratta di tre isolotti rocciosi situati nel lago Maggiore di fronte a Cannero Riviera, su due dei quali si trovano appunto le rovine delle antiche fortificazioni dei pirati.

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Pirati del Lago vediamone meglio la vicenda: agli inizi del XV secolo, i cinque fratelli Mazzardi, originari di Ranco (comune della provincia di Varese in Lombardia che si affaccia direttamente sulle sponde lombarde del Lago Maggiore tra i comuni di Ispra e Angera) o forse di Ronco sopra Ascona (e qui ci spostiamo nell’area Svizzera del Verbano) o ancora di Ronco di Cannobio (frazione appunto del Comune di Cannobbio all’interno del cui territorio si trovano appunto i tre citati isolotti), approfittando delle tensioni tra Guelfi e Ghibellini, invadono appunto Cannobbio, facendo degli isolotti di fronte a Cannero, la loro base per compiere ogni tipo di efferato delitto e seminare il terrore su tutto il lago per terra e per acqua; si impossessano, come detto, ben presto dei castelli, già esistenti (costruiti un secolo prima del loro arrivo), trasformandoli in punti di partenza per diffondere violenza e terrore in tutta la zona per oltre una decina d’anni, allungando il loro potere su buona parte del litorale occidentale del Lago.

Pirati del Lago Verbano e le loro gesta che non passarono inosservate e così il duca di Milano, Filippo Maria Visconti nel 1414, invia un esercito di cinquecento uomini per porre fine alle mattane dei cinque fratelli fuorilegge (e riconquistare i suoi territori), come testimoniano gli atti processuali che testimoniano la fine alla loro storia; e se la fortificazione principale, chiamata la Malpaga, dopo essere stata messa sotto assedio, viene rasa al suolo e i fratelli mandati in esilio per quindici anni, la leggenda (come vedremo oltre) continua però ad alimentarsi nel racconto popolare fino ai giorni nostri, per esempio ai fascinosi briganti fa riferimento addirittura Piero Chiara, uno dei più grandi autori/cantori del lago Maggiore.

Pirati del Lago Verbano la storia ancor più in dettaglio: il più celebre (che spiccava per fama e capacità di comando) era Antonio o Antoniolo, soprannominato Il Carmagnola – probabilmente poiché prestò servizio per il celebre famoso capitano di ventura Francesco Bussone, detto appunto il Conte di Carmagnola, anche se era conte di Castelnuovo Scrivia (AL) o anche Il Carmagnola, perché nativo di Carmagnola (TO) dove ebbe i natali intorno tra il 1380 e il 1385 – ma anche gli altri non scherzavano per capacità di delinquere, anche se la fratellanza in qualche modo li avvicina a progenie di malfattori simpatici tipo i Bassotti (acerrimi nemici di Paperon de Paperoni) o i Dalton (grandi antagonisti di Lucky Luke); qui di simpatico c’era ben poco visto che i brothers in prima battuta si erano distinti come soldati al servizio del capitano di ventura Facino Cane, acquisendo nel tempo potere e ricchezze (il padre Lanfranco, spesso qualificato nelle fonti semplicemente come beccaio, cioè il macellaio, anche se in realtà era un facoltoso commerciante di pelli e corami); ma i Mazzarditi non accontentano del commercio e così, desiderosi di rafforzare la propria posizione, si uniscono alla fazione ghibellina di Cannobio (anzi si narra che una parte della popolazione li appoggia nella conquista del potere, quindi qualche buona qualità o argomento in fondo dovevano pur averla) e, approfittando delle vicende ereditarie e succesorie di Gian Galeazzo Visconti (1402), prendono il sopravvento sui rivali e impongono la propria autorità sul territorio. E così per esempio: fortificano la torre campanaria di Cannobio, costruiscono una torre di controllo nei pressi dell’orrido di Sant’Anna (all’imbocco della valle Cannobina), potenziano le difese del borgo di Carmine Superiore (ubicato su uno sperone roccioso tra Cannobio e Cannero), per impossessarsi infine, intorno al 1403, come anticipato, anche del piccolo arcipelago, strategico per il controllo delle rotte commerciali fra la sponda occidentale e quella orientale del lago: ed è proprio qui che, dopo lunga resistenza le truppe ducali hanno la meglio, il che porta allo smantellamento della fortezza Malpaga e la condanna all’esilio di quattro dei cinque Mazzarditi, mentre il primus inter pares, il sopra citato Antonio, viene imprigionato nelle carceri di Porta Romana in quel di Milano.

Pirati del Lago le leggende: tra le tante una narra che i fratelli Mazzardi, dopo la sconfitta, siano stati gettati nel lago con un sasso al collo, mentre un altro mito racconta che, non volendo consegnare le loro ricchezze al Duca, le abbiano gettate nel lago e che le acque del verbano le custodiscano ancora; infatti taluni narrano come, nelle giornate di nebbia fitta, nei pressi degli isolotti, si possa scorgere un piccolo veliero giunto a rivendicare il bottino.

Pirati del Lago il dopo: i castelli (o quello che ne rimaneva), dopo l’uscita di scena dei fratelli, vivono vicende alterne: distrutta la Malpaga, sulle cui rovine viene edificata (prima pietra posata nel 1519) la Rocca Vitaliana, alla quale segue abbandono definitivo, per diventare meta di pescatori, contrabbandieri, falsari, addirittura di fantasmi, offrendo anche un momento di quiete e riposo nientepopodimeno che a Giuseppe Garibaldi; decadenza accelerata, a partire dal Seicento, quando, sotto il dominio spagnolo, viene meno l’originaria importanza di controllo militare del settore nord del lago.

Oggi si parla di restauro e rilancio turistico ma che cosa ne penseranno i Mazzardi, Mazzarditi?

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