La Giraffa Camelopardalis celeste

La Giraffa

La Giraffa Camelopardus in cielo

La Giraffa dall’Africa al cielo: conosciuta in latino anche come Camelopardus (oltreché Camelopardalis) è una debole costellazione boreale, che si trova per la maggior parte a nord di Perseo e Auriga. Le stelle α e β formano una linea in direzione nord-sud, che si estende sino a Capella (α Aur), e culminano a mezzanotte intorno al 6 dicembre. Detto che nell’emisfero australe scompare dalla vista alle medie latitudini, è stata inserita per la prima volta in un catalogo celeste da Petrus Plancius (alias Pieter Platevoet astronomo, cartografo ed ecclesiastico fiammingo) nel 1613 e rappresentava secondo lui il cammello che portò Rebecca a Cana per sposarsi con Isacco, nella celebre episodio biblico. La stella α (una supergigante azzurra mag. 4.29) si trova ad oltre 3000 anni luce, mentre pare che la sua magnitudine assoluta si aggiri intorno ai -6.

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La Giraffa in definitiva è un’ampia costellazione dell’emisfero nord, contrassegnata però da deboli stelle, registrata ufficialmente per la prima volta da Jakob Bartsch (o Jacobus Bartschius), astronomo tedesco nonché genero di Keplero, nel 1624, anche se era stata battezzata in precedenza, ut supra, da Petrus Plancius.

Assieme alla Giraffa Bartsch creò anche la Colomba di Noè, l’Unicorno (o Liocorno), oltre alle cadute in desuetudine Rombo, Mosca Boreale, Tigre, Fiume Giordano e Gallo e, secondo taluni, sarebbe sopravvissuta solo perché andata a occupare una vasta regione del cielo (757 gradi quadrati) tra Cassiopea e l’Orsa Maggiore fino ad allora priva di punti di riferimento.

La costellazione (una delle 88 moderne) occupa una regione buia e dimenticata (almeno dagli astrofili) del cielo boreale, visto che in questa regione sono presenti, come già anticipato, solo alcune stelle di quarta e di quinta magnitudine; indi dalle zone urbane, causa inquinamento luminoso, l’area di cielo da essa occupata appare come un grande spazio vuoto privo di stelle, senza dimenticare la presenza di molte nubi oscure che mascherano la Via Lattea, nella parte meridionale della costellazione, zona dove allignano le stelle più luminose, mentre le altre plaghe della costellazione sono occupate solo da stelle di quinta grandezza e più deboli.

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Detto che non è facile individuarla, in quanto in essa nessuna stella supera la quarta magnitudine, nonostante questo i Cinesi con le sue stelle formarono ben sette asterismi tra i quali uno intitolato La Virtù non ostentata.

Premesso che, come ulteriore conferma della scarsa attenzione dimostrata da popoli e studiosi per questa regione di cielo, nessuna delle stelle della costellazione porta un nome proprio e solo tre riportano la nomenclatura di Johann Bayer, la nostra Giraffa si presenta circumpolare per intero fino alle latitudini medio-basse boreali, mentre la parte più settentrionale arriva fino a pochi gradi dal Polo Nord Celeste, mentre dall’emisfero australe è difficilmente osservabile mano a mano che ci si sposta verso sud.

Stelle

α Camelopardalis: supergigante blu di magnitudine 4.26, con distanza stimata in 5240 anni luce;
β Camelopardalis: la stella più luminosa (o lucida) è una supergigante gialla di magnitudine 4.03, posta alla distanza di quasi mille anni luce.
CS Camelopardalis:  supergigante blu debolmente variabile la cui magnitudine media è 4.21, dista oltre 4000 anni luce.

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Doppie

  • 11 Camelopardalis e 12 Camelopardalis: doppia dai colori contrastanti (azzurra e arancione) agevole da risolvere anche con un binocolo, separata da circa 3′;
  • HD 112014: coppia di stelle bianche visibili a occhio nudo come un’unica stella, risolvibili con un piccolo telescopio;
  • HD 21769: con un telescopio può essere risolta nelle due componenti di sesta e di ottava grandezza (la primaria ha un colore bianco, mentre la secondaria azzurro).
  • Variabili
    R Camelopardalis (tipo Mira Ceti): quando è al massimo della luminosità, è di settima magnitudine (quindi osservabile al binocolo ndr), al minimo è di quattordicesima;
  • RX Camelopardalis: variabile Cefeide che varia in quasi otto giorni fra la settima e l’ottava magnitudine;
  • SV Camelopardalis (variabile a eclisse): binaria spettroscopica che in poche ore oscilla fra l’ottava e la nona grandezza.

Oggetti del profondo cielo 

  • Ammasso aperto NGC 1502: di settima magnitudine, formato da una cinquantina di stelle, è visibile anche con un binocolo;
  • Cascata di Kemble: asterismo formato da una lunga sequenza di stelle dalla sesta alla nona magnitudine, in realtà non è un oggetto fisico, poiché le sue presunte componenti si trovano a distanze diverse e appaiono allineate per un semplice effetto prospettico;
  • Stock 23: al confine con Cassiopea è considerato sia un ammasso aperto e altre volte un semplice asterismo; si tratta di un oggetto piuttosto appariscente, formato da stelle di magnitudine 7 e 8, ben risolvibile anche con un binocolo;
  • Galassia IC 342: di magnitudine 9,1, mostra una luminosità offuscata dalle polveri galattiche;
  • Galassia NGC 2403: al contrario della precedente non risente dell’oscuramento delle citate polveri della Via Lattea e si trova sul confine con la costellazione dell’Orsa Maggiore.

Eso Pianeti

  • HD 33564 b: gigante gassoso molto denso con una massa minima di oltre nove volte quella di Giove e che ruota con un’orbita fortemente eccentrica attorno alla stella madre;
  • HD 104985 b: anch’esso gigante gassoso con massa oltre sei volte quella di Giove.

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