Un Cigno da Mille una Notte (mito parte III)

Un Cigno

Un Cigno per un mito da 1000 e un Notte

Un Cigno da Le Mille e una Notte per un mito celeste che si sposa perfettamente con uno dei grandi capolavori della letteratura mondiale di stampo fantastico.

Un Cigno che va a 1000 e vediamo perché: anzitutto va segnalato che la rappresentazione delle stelle del Cigno come un uccello ha origini pre-greche; si narra, infatti, che l’originaria figura fosse mesopotamica e conosciuta come Urakhga, il predecessore dell’arabo Rukh, meglio conosciuto come l’enorme Roc, nella favola delle notti Arabe di Simbad il Marinaio: un personaggio di fantasia ispirato sulle storie dei mercanti di Baghdad.

Nel suo secondo viaggio, Simbad trovò l’uovo di un enorme uccello predatore, con una circonferenza di 50 passi (pari a 38,1 metri) e, quando il genitore del rapace giunse nel luogo in cui l’uovo era stato trovato, Simbad si aggrappò ai suoi artigli e fu portato alla Valle dei Diamanti, dalla quale poté tornare a casa con un ingente bottino.

Ricordiamo che Le Mille e una Notte è una celebre raccolta di racconti orientali (di origine egiziana, mesopotamica, indiana e persiana), composta a partire dal X secolo, in diverse ambientazioni storico-geografiche e scritta da diversi autori; per dovere di cronaca, va sottolineato come il numero 1000 non vada preso alla lettera, perché mille in arabo sta per innumerevoli, moltissimi e quindi diventa sinonimo di infinito; a onor di cronaca, va rimarcato come successivi compilatori e traduttori presero questo numero alla lettera e, dividendo e aggiungendo fiabe, arrivarono a una raccolta che ne conteneva per l’appunto mille.

Un Cigno ma molti miti greci, dove si racconta di giovani uomini tramutati in cigno, anche se la più celebre è legata a Leda, moglie di Tindareo Re di Sparta che giacque sia con suo marito sia con Giove (Zeus nella mitologia greca), che aveva assunto la forma appunto di un cigno e, come risultato di quelle unioni, la regina mise al mondo due uova: da una nacque Elena di Troia (e Clitennestra), dall’altra emersero i Dioscuri (figli di dio), Castore e Polluce, anche se non mancano diverse accoppiate bambini/uova.

Un Cigno ben visibile in cielo durante l’estate dell’Emisfero Settentrionale e che culmina a mezzanotte verso fine di luglio, volando lontano dal Polo Nord Celeste lungo la Via Lattea. La principali stelle della costellazione danno forma alla cosiddetta Croce del Nord (per non confonderla con la costellazione australe della Croce del Sud) sulla quale il nostro cigno è posto a testa in giù, mentre Deneb, la lucida della costellazione, si trova sulla coda dell’uccello, segnando la cima della croce; detto che le ali del cigno sono l’asse orizzontale, Albireo (beta Cygni), ubicata sulla testa dell’uccello, ne rappresenta la base. Deneb, come detto la stella più luminosa del Cigno, con Vega (alfa Lyrae) e Altair (alfa Aquilae), forma il cosiddetto Triangolo Estivo dell’estate nell’Emisfero Boreale, che rappresenta un utile orientamento nei cieli serali a partire dalla primavera fino al termine dell’anno.

Un Cigno, le sue stelle principali e gli oggetti:
alfa – Deneb (magnitudine 1.3, bianco-azzurra); stella il cui nome significa coda, è una supergigante e dista 1700 anni luce dalla Terra;
beta – Albireo (magnitudine 3.0, giallo-rossastra) è in realtà una meravigliosa stella doppia con una compagna, di quinta grandezza di colore verde e azzurro; il suo nome deriva da una traduzione errata del XVI secolo dall’arabo, poiché il compilatore aveva pensato che gli Arabi si riferissero a un fiore di iris e lo tradusse in latino ab ireo che significa appunto dall’iris; la trascrizione inesatta, però, portò alla denominazione finale di Albireo;
gamma – Sadr (magnitudine 2.2, giallo-bianca); il suo nome deriva invece dalla parola araba che significa seno;
NGC 7000 – Nebulosa Nord America; ampia nebulosità che appare, nella Via Lattea, sotto forma di un brillante uncino e si trova a circa 1500 anni luce di distanza dal nostro Sole.

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