Gabriele D’Annunzio e le Pleiadi

Gabriele D'AnnunzioGabriele D’Annunzio Alcione e le Pleiadi

Gabriele D’Annunzio ovvero una figura dalle mille sfaccettature del quale cade oggi, 1 marzo, l’anniversario dalla scomparsa in quel del 1938: anzitutto il Vate, a sottolineare la sua statura poetica e letteraria, per poi passare alle sue imprese nell’aria (vedi il volo sopra Vienna), per mare (vedi l’impresa di Buccari, cittadina adagiata sull’omonima insenatura a sud della città di Fiume), per terra (l’impresa nell’appena citata Fiume capoluogo del Quarnaro e dell’omonima Carta, terra di Bora e della Bora), ai grandi amori, in primis quello per Eleonora Duse, per tornare alla poesia, dove brilla come una gemma imperitura Alcyone, una raccolta di liriche pubblicata nel 1903, composta tra il 1899 e il 1903 e considerata il terzo libro delle Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi.
Gabriele D’Annunzio e le Pleiadi, dunque, perché di questo gruppo di divinità, più o meno importanti nell’Empireo Greco e trasvolate in cielo dove brillano fra i confini del Toro zodiacale, Alcione è l’astro più brillante.

Gabriele D’Annunzio ci fornisce quindi lo spunto per un volo che dalla natìa Pescara (12 marzo 1863), planando sulla Dalmazia, terra di Alpi Dinariche, Ruggiero Boscovich e Niccolò Tommaseo, con alla cloche Natale Palli, sfrecci dai cieli sopra Vienna per arrivare al cosmo fino alle nostre Pleiadi, senza tralasciare un’occhiata al lago di Garda (Benaco) sulle sponde del quale si spense, in particolare a Gardone, il primo marzo del 1938:

Le Sette Sorelle – Le Pleiadi
Tramontata è la Luna e le Pleiadi a mezzo della notte… cantava la poetessa greca Saffo. riferendosi a questo stupendo ammasso stellare. Spesso considerato come una costellazione separata dal Toro, questo gruppo di astri fu conosciuto da Greci e Latini con svariati nomi: le sette vergini (essendo sette il numero di stelle già visibili ad occhio nudo senza l’ausilio di strumenti ottici), il Piccolo Carro (per la sua somiglianza alla costellazione dell’Orsa Minore), la Chioccia coi pulcini, i Colombi sulla roccia o, più semplicemente la Colomba. Un mito le identificava come le sette sorelle (delle Iadi e quindi anch’esse figlie Atlante e dell’oceanina Pleione) ed attribuivano loro i nomi di Alcione, (la ninfa atlantide, resa madre di Ireo o Antade da Nettuno), Maia, la primogenita e più bella del gruppo amata da Giove con cui generò il Dio Mercurio), Elettra (amata da Zeus fu madre di Iasione e Dardano, e conosciuta come la Pleiade perduta poiché diminuì la sua luminosità quando vide la distruzione di Troia fondata dal citato figlio Dardano), Merope (la meno luminosa a causa del suo matrimonio col mortale Sisifo, una scelta che l’aveva gettata in un tale sconforto da farle nascondere la faccia), Taigeta (o Taigete amata da Giove diede alla luce Lacedemone, fondatore della città di Sparta) e ancora Celeno (amata da Poseidone-Nettuno col quale generò Lico e Nitteo) ed infine Asterope (o Sterope compagna di Marte e madre di Enomao). Considerando poi, che erano le sorelle delle Iadi che avevano nutrito Bacco erano anche immaginate come un grappolo d’uva. Una versione del mito narra, invece, che furono loro ad allevare il futuro dio della vite e dell’uva, e, in questo caso, il riferimento ai chicchi d’uva calzerebbe a pennello.
Sempre nell’antica Grecia questo gruppo di astri era particolarmente venerato e molti templi vennero innalzati in loro onore. Gli agricoltori, poi, mietevano il grano quando le Pleiadi sorgevano contemporaneamente al Sole (levata eliaca) nel mese di maggio, e seminavano i preziosi chicchi quando le sette sorelle tramontavano al sorgere del Sole medesimo, nel mese di novembre.
Secondo un’altra leggenda le Pleiadi erano sette vergini ancelle della Dea Atena (o Minerva), insidiate dal cacciatore Orione. Secondo una variante della leggenda citata riguardo al cacciatore beota, fu proprio Minerva che ascoltò la loro richiesta d’aiuto e le fece volare in cielo come colombe, ricollegando questo mito ad una delle definizioni precedentemente citate. Come le sorelle Iadi, le Pleiadi trascorrevano il proprio tempo piangendo, e varie furono le supposizioni riguardo a questa loro grande tristezza. La prima si ricollega alla loro grande disperazione per essere state molestate dal gigante Orione, protagonista secoli dopo di episodi di archeoastronomia. Un’altra storia narrava che le Pleiadi piangessero la scomparsa di un’ottava sorella, probabilmente una stella dell’ammasso che diminuì molto la propria lucentezza. Questo mito può anche essere ricollegato alla già citata Merope, inconsolabile moglie dell’essere mortale a cui si era legata. Un’ultima leggenda ricollega le loro lacrime alla terribile condanna inflitta da Giove al padre Atlante, proprietario del giardino delle Esperidi con i suoi pomi d’oro, condannato a reggere sulle spalle il peso del mondo.
Va aggiunto, poi, che gli astronomi moderni hanno assegnato a due stelle del gruppo il nome di Atlante e Pleione, per ricordare in cielo anche i due genitori delle sette sorelle.

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