Voyager 1 e 2 game over?

Voyager 1 e 2 rotta verso l’ignoto?

Voyager 1 e 2 due sonde che sono delle vere e proprie pioniere della scienza, visto che si sono spinte più lontano nello spazio di qualsiasi altro oggetto progettato e costruito dall’uomo.

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Voyager 1 e 2 furono lanciate nello spazio rispettivamente il 5 settembre e il 9 agosto del 1977 e che ci hanno fatto scoprire il nostro Sistema planetario e che, sfruttando un particolare allineamento fra i corpi del Sistema Solare esterno, oltre Marte dunque (con l’esclusione di Plutone oggi pianeta nano ndr) nel corso della propria rivoluzione intorno al Sole, passarono in rassegna i quattro pianeti giganti, Giove, Saturno, Urano e Nettuno; si avvicinarono a Giove nella primavera ed estate del 1979, mostrando le prime immagini dell’anello che circonda il gigante del nostro Sistema, fotografando, tra l’altro, in presa diretta l’eruzione di un vulcano sulla superficie di Io, uno dei quattro satelliti galileiani.

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Nell’inverno del 1980 e nell’estate successiva le due sonde giunsero in prossimità di Saturno, il pianeta degli anelli, lanciandoci suggestive immagini di questi ultimi (formati da ghiaccio e rocce in rotazione attorno al pianeta) e dei satelliti principali del pianeta.
Il Voyager 2 si avvicinò, il 24 gennaio 1986, ad Urano passando a una distanza di 80.000 chilometri, e fornì numerose informazioni su questo corpo celeste, scoprendo anche dieci nuovi satelliti; furono invece sei i satelliti che la sonda statunitense scoprì attorno a Nettuno, ultima tappa del suo viaggio siderale che raggiunse nell’agosto del 1989; tra l’altro le sue foto mostrarono che anche questo pianeta possedeva un sistema di anelli.
L’opera dei due Voyager, che ora si stanno lentamente allontanando nello spazio interstellare, oltre Plutone e i confini del Sistema Solare, è stata continuata dalla Galileo che è giunta, nel 1997, nei pressi di Giove ed ha sganciato una piccola sonda che è andata alla ricerca di nuove informazioni sulla superficie di Europa, uno dei quattro satelliti galileiani e ha trovato proprio sotto la superficie ghiacciata del satellite Europa stesso un grande oceano di acqua, dove molti sostengano potrebbe essersi sviluppata la vita a stadi molto primitivi…

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Voyager 1 e 2 che, dunque, ci hanno inviato incredibili le foto del Sistema Solare, prima che la NASA spegnesse le telecamere, ora devono affrontare un problema finale, visto che la loro energia si sta esaurendo e gli scienziati stanno spegnendo la maggior parte degli strumenti di bordo per risparmiarla; ma non è un addio, visto che la NASA sta pianificando di spegnere ancora di più gli strumenti delle sonde con la speranza di prolungarne la vita fino al 2030.

Ma anche questo non sarà l’ultimo step, visto che, anche quando tutti gli strumenti si saranno zittiti, le sonde andranno comunque alla deriva portando il mitico disco d’oro (il cosiddetto Voyager Golden Record, ovvero un disco per grammofono inserito nelle due sonde contenente suoni e immagini selezionate per testimoniare le diverse varietà di vita e cultura della Terra), che potrebbe fornire informazioni a eventuali alieni importanti info sull’umanità e/o se esista o meno una vita extraterrestre intelligente nell’Universo.

Come ultimo servizio fotografico, Voyager 1 ha scattato 60 immagini del sistema solare a 4 miliardi di miglia di distanza nel 1990 ed è probabile che rimarrà per lungo tempo il ritratto a più lungo raggio nella storia dell’umanità, ovvero un selfie della Terra a 4 miliardi di miglia di distanza.

Spenta la telecamera dopo questa istantanea, le sonde hanno continuato a inviare informazioni fondamentali:

  • nel 2012, Voyager 1 è diventato il primo strumento di fabbricazione umana ad attraversare lo spazio interstellare superando l’eliopausa, il confine cioè tra il nostro Sistema Solare e il resto dell’Universo (seguito a ruota da Voyager 2 nel 2018 anno di nascita del nostro Blog…);
  • Voyager 1 ha rivelato l’esistenza di un confine extra che circonda la nostra bolla solare;
  • Voyager 1 e 2 continuano intento ad inviare misurazioni dallo spazio interstellare, paragonabili a strani ronzii probabilmente provenienti dalle vibrazioni prodotte dalle stelle vicine.

 

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