Rotte antiche ai confini del mondo?

Rotte antiche

Rotte antiche ai confini del mondo antico: realtà o leggenda?

Rotte antiche ai confini del mondo antico, dall’Età del Bronzo fino al tardo Impero Romano tra storia, leggenda (metropolitana ante litteram) o fantascienza? Cerchiamo di vederci chiaro…

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Rotte antiche e via con qualche esempio a conferma di come il mondo antico fosse, per noi occidentali, ben più ampio di quanto ci aspetterebbe:

  • i campi di riso allagati e banane avvistati dall’esercito di Alessandro Magno, mentre si spingeva verso l’Indo (egli in realtà voleva raggiungere i confini dell’Ecumene, il mondo conosciuto, di cui l’India era la terra estrema, visto che i greci credevano infatti che l’India fosse lambita dall’Okeanos, il grande mare esterno e perciò inviò anche Nearco, suo capitano di origine cretese, per veleggiare lungo il sistema fluviale dell’Indo, attraverso l’Idaspe, l’Acesines, oggi Jhelum e Chenab e l’Indo fino alla foce e riuscire a completare l’esplorazione);
  • Megastene (storico, diplomatico e geografo) vissuto tra il IV e il III secolo avanti Cristo, visita la corte Maurya a Pataliputra (oggi Patna) sul Gange, dove Alessandro non era invece arrivato;
  • cronache da Silace di Carianda, città pluricitata ricca di marinai e pirati, alla foce dell’Indo;
  • la rete commerciale che faceva circolare materie prime (leggi metalli pregiati dalla Sardegna e dal sud della Spagna o l’ambra) lungo vie dirette a nord sotto la supervisione dei Celti;
  • i festeggiamenti in quel di Olbia Pontica (sul Mar Nero) dove i Greci portavano il vino e gli sciti semi di cannabis da gettare sulle braci e poi sniffarli;
  • la presenza di vesti di seta (ovviamente made in Cina) che andavano per la maggiore in quel di Roma tra le ragazze;
  • il mercato di Tassila, oggi in Pakistan, dove i macedoni incontravano sapienti indiani per dare il via a una stagione straordinaria di scambi culturali che porterà all’Ellenismo;
  • il mondo greco e quello romano che, in realtà, comprendevano anche quei territori lontani dal Mare Nostrum con i quali erano in contatto, vedi per esempio il già citato Mar Nero, il Sahara e la costa orientale dell’Africa fino a Zanzibar;
  • detto che i capitani e i mercanti amavano piuttosto scambiare le proprie conoscenze coi colleghi nelle osterie, nei porti e nei mercati, lungo tradizioni orali che si muovevano da una generazione all’altra, i resoconti però viaggiavano, grazie agli storici greci e dai geografi di età ellenistica, con i loro documenti e studi commissionati dalle città o dai re, conservati nei grandi archivi di Cartagine, Persepoli, Alessandria, archivi purtroppo, in gran parte, distrutti o saccheggiati;
  • altra fonte di info sono i periploi, che nascevano da quei resoconti che a volte venivano rielaborati per un pubblico più vasto (per esempio il Periplo di Annone il cartaginese, di grande importanza) perché chiarivano le motivazioni dei viaggi e le mete, senza dimenticare che venivano poi ripresi dagli studiosi di geografia;
  • nell’epica compaiono viaggi ai confini della realtà verso e attraverso mari invalicabili (vedi Gilgamesh, Giasone con la sua Nave di Argo, Perseo anche Ulisse-Odisseo solo per fare qualche nome) che sicuramente riecheggiano viaggi ai confini del mondo quali i favolosi monti Rifei verso quella che oggi è la Russia, dove compaiono elementi di fantasia, racconti esotici di eventi magici, di creature per metà umane e di divinità benevole, situate però in un contesto reale;
  • detto che i Micenei probabilmente già conoscevano il pluricitato Mar Nero e navigassero al suo interno, potrebbero anche aver raggiunto la penisola iberica, abbracciando dunque l’intero Mediterraneo, Asia minore e occidentale e l’India erano già interconnesse attraverso il commercio sull’Oceano Indiano, grazie a un processo promosso dalle corti reali degli Ittiti, degli Egizi, degli Assiri e dei Babilonesi;
  • ricordato che dalla prospettiva greca il nord era l’area dei nomadi che allevano cavalli (gli Sciti) ed erano in contatto con i loro re perché sempre sulle coste settentrionali del nostro Mar Nero, già nel VII secolo a.C esistevano già colonie elleniche (la più celebre la sopra citata Olbia pontica) da dove prendevano le mosse le spedizioni fluviali greche nell’interno, fino agli Urali e forse la parte nord della via della seta che giungeva dalla Cina;
  • il Nord Atlantico era invece meta di Fenici e Massali, con i primi che avevano fondato colonie oltre la via di Gibilterra e si dedicavano al commercio dello stagno fino alla Britannia, mentre da Massalia (l’odierna Marsiglia) i secondi cercavano rotte via mare sempre per lo stagno e l’ambra alternative rispetto alle vie di terra lungo il Rodano per raggiungere, secondo talune fonti, le isole Shetland a nord della Britannia stessa e la misteriosa isola di nome Thule (Islanda oppure una costa della Norvegia?), l’arcipelago di Helgoland (oggi in Germania dopo essere transitato anche da Danimarca e Regno Unito) nel Mare del Nord e fino al Mar Baltico;
  • i Romani invece tirano il freno e se inviano flotte sempre nel Mare del Nord e nel Mar Baltico (a cura di Cesare, Augusto e Tiberio) è solo per preparare e aiutare le operazioni di terra delle legioni e infatti la Britannia era, per loro, il paese più a Nord che valesse la pena conquistare e trasformare in provincia;
  • se il sud è molto diverso dal nord e dall’est per le condizioni climatiche ed ecologiche e perché c’erano meno porti buoni e più strade difficili da percorrere (e quindi meno esploratori vi si avventurano), i Cartaginesi dal fiume Guadalquivir in Andalusia, che avevano raggiunto per primi per commerciare minerali, estendono il loro raggio d’azione alle acque pescose dell’ovest dell’Africa, avanzando in questo modo verso sud e verso il fiume Senegal per loro interessante perché sospettavano ci fosse molto oro a monte del fiume stesso and last but not least ritenevano che fosse connesso al Nilo;
  • i Cartaginesi tentarono anche di circumnavigare il continente africano ma riuscirono ad arrivare soltanto al golfo di Guinea, senza dimenticare le loro spedizioni via terra, come quelle che organizzavano verso e attraverso il Sahara, partendo proprio da Cartagine o Tripoli;
  • l’est, verso cui puntò (come visto sopra) anche Alessandro Magno era generalmente visto dai mediterranei come l’approdo finale dei sogni, il soddisfacimento dei desideri, perché era connesso con l’idea di fertilità e ricchezza, di paesaggi esotici, animali e piante; l’India e la valle dell’Indo infatti erano già connesse da tempo con l’Asia minore ed erano già conosciute dai capitani greci, vedi Scilace di Carianda, che due secoli prima del Macedone, aveva visitato l’India al servizio di Dario I di Persia;
  • vi furono marinai che da Alessandria e dai porti del Mar Rosso navigavano lungo le coste sudarabiche e con i venti monsonici raggiungevano la costa ovest dell’India, fino a Taprobane e lo Sri Lanka;
  • attorno al 100 d.C. un marinaio di nome Alexandros naviga da Ceylon e attraverso lo stretto di Malacca arriva al mar Cinese fino a una città che Tolomeo chiama Cattigara;
  • sempre in quel periodo alcuni agenti di un mercante macedone, Maes, percorrono tutta la via della seta arrivando a una delle capitali Han, forse Luoyang;
  • esploratori e ambasciatori ufficiali cinesi, come Zhang Qian e Ban Chao, arrivarono via mare fino alla Malesia, mentre via terra in Battriana e alla fine del primo secolo d.C. fino all’Eufrate alla ricerca del mitico Impero romano;

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Rotte antiche e isole: se nessun uomo è un’isola come diceva John Donne, le isole in mezzo al mare hanno avuto un ruolo preponderante nelle esplorazione e viaggi dell’antichità nel nell’immaginario e nel reale dove avevano la stessa funzione delle oasi nel deserto, luoghi dove i marinai potevano mettersi al riparo, fuggire o trovare l’ultima salvezza dai pericoli del mare aperto, trovato cibo, acqua dolce e tutto quello di cui avevano bisogno, erano spesso descritte come verdi e fertili, popolate di piante esotiche, sorgenti e spesso ricche d’oro: si trattava di location extraterritoriali, al netto dei vincoli degli imperi terrestri e quindi luogo ideale d’incontro per mercanti e capitani dove era difficile attraccare facilmente e questa è la ragione per cui, durante la colonizzazione greca e in quella fenicia, i coloni si stabilivano dapprima su isole o penisole, al sicuro dalle potenze dell’entroterra ed ecco quindi uno dei motivi per i quali l’idea dell’isola è così presente nell’immaginazione degli antichi, vedi per esempio:

  • la storia di Odisseo è anche una storia di un arcipelago molto ampio di isole;
  • Gilgamesh raggiunge il saggio Utanapishtim su un’isola;
  • il funzionario egizio Unamon, nella saga Il racconto del naufrago finisce su un’isola paradisiaca.

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Rotte antiche e, navigando in questo mare, una domanda sorge spontanea: perché i marinai dell’antichità non hanno attraversato l’Atlantico, forse perché non erano in grado di raggiungere le Americhe? Secondo gli esperti la risposta sarebbe diversa in quanto, sul piano navale, tecnico e logistico nulla vietava ai nauti del tempo che fu di navigare dalla Spagna o dalle Canarie  per raggiugere le coste del Sud America o le isole dei Caraibi anche perché il viaggio, dal punto di vista nautico, sarebbe ben più facile di quello attraverso l’Oceano Indiano e i suoi venti monsonici; il vero problema non era tanto andare verso ovest ma tornare, a causa delle correnti sfavorevoli (indi qualche marinaio potrebbe avercela fatta, ma non avendo completato il viaggio di ritorno non ci ha lasciato alcuna informazione ma, soprattutto, finora, non abbiamo prove archeologiche di questi viaggi).

Rotte antiche e a chiosa di quanto detto, prendendo in considerazione questi aspetti, dunque, la storia dell’antichità non diventa più solo quella dei Greci e dei Romani, ma comprende quindi anche Celti, Persiani, Indiani, e persino Cinesi in un melting pot di popoli connessi per dare vita alla storia antica dell’Eurasia.

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