Lingue romanze, Orione e mito

Lingue romanze

Lingue romanze, Orione e mitologie

Lingue romanze, Orione e mito, ovvero quando questa costellazione brilla nel giardino di casa: è  davvero interessante e curioso ricostruire come nella nostra Penisola – ma anche negli altri paesi di lingua latina – a questa gruppo di stelle siano stati accostati nomi, soprannomi e leggende popolari.
Vi sono alcune configurazioni celesti conosciute anche da chi non è appassionato di astronomia: l’Orsa Maggiore – e il suo Grande Carro – l’ammasso delle Pleiadi, la Croce del SudCroce Australe, il Cigno o la doppia W di Cassiopea.

Un posto d’eccezione in questa speciale hit parade celeste è sicuramente occupato dal sopra citato Orione. La sua caratteristica conformazione – unita alla sua posizione a cavallo dell’equatore celeste – la rende infatti facilmente riconoscibile e visibile da ogni latitudine terrestre. Non c’è infatti popolo della Terra che abbia saputo resistere alla tentazione di identificare le sette stelle principali stelle di Orione con qualche personaggio o utensile, legato alla loro attività quotidiana o alle loro tradizioni.
Particolarmente ricca di definizioni – e feconda di suggestioni – è l’area della cosiddetta Romania, quella delle Lingue romanze, ovvero dove vengono parlate le lingue romanze, quindi gli idiomi derivati dal latino dei nostri progenitori.

Prima di giungere alle nostre latitudini e alle Lingue romanze, vale però la pena di dare un accenno a cosa videro, nell’antichità, alcuni popoli in questo gruppo di sette stelle brillanti.
Presso gli Accadi era Uru-anna, la luce del cielo, definizione con cui era in un primo tempo riconosciuto il Sole.
In Arabia e Medio Oriente era invece conosciuto come “il gigante” o “il forzuto”.
In Egitto era Horus – figlio di Iside o Osiride – anche se la sua incarnazione celeste più conosciuta lo identificava con lo stesso Osiride, la principale divinità maschile dell’Olimpo egiziano, che aveva portato la civiltà nella terra del Nilo.
Fu assassinato dal geloso fratello Set, che tagliò il suo corpo in quattordici diverse parti, che poi gettò nel Grande Fiume. Osiride era fratello e consorte di Iside che poi lo resuscitò. Questa leggenda celeste sembrerebbe rivivere anche in terra.
Infatti, secondo recenti studi, alcune piramidi della Quarta Dinastia, nella Piana di Giza, presso il Cairo, sembrerebbero posizionate per riprodurre le stelle di questo asterismo.

Gli Ebrei lo definivano il pazzo, il malvagio, il volubile, mentre nella Bibbia rappresentava Giosuè – che sconfisse Amorei e Cananei – o Ismaele, figlio di Abramo e Agar, dall’animo indomabile e capostipite di un fortissimo popolo, o ancora Giuseppe lo sposo di Maria.
Per gli Indù impersonava la divinità Praja-Pati nella sua forma maschile, mentre per gli antichi Irlandesi era il re armato.

In Grecia Orione fu citato anche da Omero sia come eroe mitologico sia come astro. Per il popolo era più semplicemente il gigante.
Nella mitologia era un cacciatore così abile da portare intere specie di animali sull’orlo dell’estinzione.
La Dea-Terra Gea, allarmata dalle performance del cacciatore, aprì una spaccatura nel terreno da cui fece fuoriuscire uno scorpione che lo punse in maniera fatale.

Tra le denominazioni più diffuse nell’area latina e nelle Lingue romanze per identificare Orione vanno invece ricordate “Jugula” – genitivo “Jugulae” o il plurale “Jugulae” – “Jugularum”.
“Jugula” è un derivato di “jungere”, “giuntura” o “cingolo”: si tratterebbe quindi di una designazione delle tre stelle del balteo – la cintura di Orione – e quindi una variante popolare della parola “cingolo”.
Ma vi sono altre due spiegazioni per questa definizione: la prima farebbe riferimento alla radice “jug” e indicherebbe “le corregge” pendenti da gioghi. Quando la costellazione è disposta dall’alto verso il basso, si può infatti notare la somiglianza fra questo gruppo di stelle e quella del timone di un carro sormontato da gioghi, dai quali pendono le corregge. Un’altra spiegazione fa riferimento alla forma primitiva “Jugula” – plurale latino neutro – con il significato di “giogo del carro” o dell’“aratro”. Vi sarebbe inoltre un preciso collegamento con il timone ben più conosciuto di un altro carro, ovvero quello disegnato dalle sette stelle principali dell’Orsa Maggiore.
“Jugula” sarebbe poi diventato femminile plurale – e quindi “Jugulae” – per analogia con altre denominazioni astronomiche come “Vergiliae” e “Suculae”, rispettivamente gli ammassi delle Pleiadi e delle Iadi.
Una conferma di queste asserzioni deriva dal fatto che gli agricoltori dell’antico Lazio vedevano in Orione dei gioghi.
La denominazione “Incolo” sembrerebbe avere invece un’origine arabica e derivare da “in coluro” o “incalurus” e sarebbe quindi da intendere nel significato di “baculus” o “clava”, quindi bastone o verga.
Nessuna delle citate denominazioni romane – neppure “Jugulae” che ha un’origine prettamente popolare – si riverbera però nelle lingue romanze, dove si registra invece una decisa correlazione con le Pleiadi, vista anche la vicinanza dei due asterismi.

Secondo alcune leggende greche, tra l’altro, Orione inseguiva in cielo le sette sorelle – figlie del titano Atlante – per attentare alle loro virtù.
E le giovani fanciulle si salvavano dal gigante greco, tramontando e tuffandosi in mare. Non è quindi casuale la definizione romanza, che si riferiva agli astri di Orione come le “stelle che illuminano le Pleiadi”.
Ma le stesse stelle di Orione erano alternativamente viste in due diverse conformazioni: tutte le stelle di Orione, con il loro tracciato, delineavano la figura di uno strumento, mentre in altre configurazioni si fa riferimento semplicemente alle tre stelle che danno la caratteristica forma alla cintura. In alcuni casi questi tre astri vengono addirittura identificati con l’intera costellazione.
Nasce così la suddivisione in due gruppi, facenti rispettivamente riferimento al numero tre o ad uno strumento.
Al primo raggruppamento vanno ricollegate la denominazione calabrese – utilizzata anche in Sicilia – di “triale”, il cui significato è “triade” e che venne utilizzata anche nel toscano dotto per indicare le tre unità.

Nella tradizione religiosa vi è collegamento con i tre re magi, anche fuori dalle zone romanze per esempio in Germania e in Svizzera Tedesca. È invece universale la definizione di “tre re”, anche se nell’area romanza si riscontra nella Provenza.
Nel Vallese, Cantone svizzero, si perde il numero tre e le stelle del balteo diventano “i re”.
Un’altra triade di stampo religioso fa riferimento alle “Tre Marie”: Maria di Betania – sorella di Lazzaro e Marta che ospitò nella sua casa Gesù Cristo – Maria di Magdala – la Maddalena che fu redenta da Cristo – e Maria Vergine, madre di Gesù e moglie di San Giuseppe. Quest’ultima triade, nelle zone romanze, è però è citata soltanto in Portogallo e nel Cantone svizzero dei Grigioni, nella Confederazione Elvetica, posta a cavallo del confine fra il ceppo linguistico latino e tedesco. Da segnalare ancora che in Romania le tre stelle della cintura sono identificate con i Santi Basilio, Gregorio e Giovanni e sono appunto dette “i tre santi”.

Lingue romanze e profano: archiviate le determinazioni religiose, ci sono ancora da considerare quelle derivate da condotte generiche, attinte cioè da certe situazioni che si svolgono nella realtà quotidiana o che sono originate da leggende e tradizioni ormai scomparse senza lasciare alcuna traccia. La più diffusa fa riferimento a tre falciatori. In passato, quando i contadini tagliavano l’erba, lo facevano spesso a gruppi di tre – uno dietro all’altro ad eguale distanza – e avanzavano simultaneamente.
In Italia settentrionale, Francia e Svizzera – ma anche nella Germania settentrionale, in Polonia, Ungheria, Boemia e Slovenia – nasce quindi il nome di “tre falciatori”.
Da aggiungere che presso i Lituani Orione aveva il nome di “astro del fieno”.
Va segnalata anche la definizione di “tre zappatori” a San Vittore, nella Mesolcina, nel Cantone svizzero dei Grigioni. Altre denominazioni “di gruppo” fanno riferimento a “fratelli”, “compagni”, “mercanti”, “pastori”, “viandanti” e “battistrada”. Si tratta di definizioni che hanno riscontri anche al di fuori del mondo neolatino, per esempio in Germania – i “vagabondi” – ma anche fra gli Inuit delle zone polari – gli “sperduti”. In particolare l’appellativo dei “tre fratelli”
era conosciuto anche dagli indiani d’America Carrier e Chilcotin – dove la leggenda popolare narrava di tre fratelli trasformati in stelle – o ancora in Val Camonica, dove i tre speroni rocciosi, presso Cimbergo, sono denominati i “tre fratelli”.
Non va inoltre dimenticata anche una componente femminile – contrapposta a quella maschile – in questi riferimenti astronomici “collettivi”: per esempio nelle denominazioni le “rastrellatrici” – che seguono dietro i tagliatori di fieno e ne completano l’opera – le “tre sorelle” – contrapposte ai “tre fratelli” – e ancora le “tre regine” – qui il riferimento è alla denominazione di “Tre Re”.
Da considerare anche un dato astronomico che si ricollega al numero tre: Orione ritornava visibile dopo tre mesi, a fine luglio, quando il Sole si allontanava, nel suo moto celeste, dalla zona occupata dal gigante beota.
È ispirata ad un’altra situazione astronomica una denominazione che appare in Sardegna e nel Limosino – nella Francia occidentale – dove le tre stelle della cintura sono conosciute come i “ritardatari” o anche “i tre spuntati dopo gli altri”.
In questi casi si fa riferimento al ritardo con cui le tre stelle compaiono in confronto con alfa (Betelgeuse) e gamma (Bellatrix). Da qui probabilmente anche il nome di “gambero” che, in alcune zone del Milanese e del Parmense, si usava per la costellazione di Orione.

Per le denominazioni derivanti invece da oggetti, nelle Lingue romanze, si possono enucleare due gruppi: anzitutto i nomi che corrispondono a concetti sorti spontaneamente per associazione d’immagini, in cui le tre stelle del Balteo sono immediatamente considerate un dato oggetto: per esempio “le fruste per battere il grano”, “i dadi”, “i pezzi di legno”, “i bastoni”, “le mazze”, “ le verghe” o “verghette” – e quello dei nomi in cui la metafora pare secondaria, prodotta cioè dall’alterazione di un’altra anteriore. Nascono da qui dunque certe denominazioni quali i “tre bastoni” o i “tre bordoni”, dal nome del bastone nodoso e dal manico ricurvo utilizzato nel Medio Evo dai pellegrini.
Quando è raffigurato uno strumento – per lo più agricolo – le stelle considerate sono soltanto le tre del cinto. La figura che si intuisce in questi casi è nella maggior parte dei casi quella già citata di un bastone. Tenendo conto anche del resto della costellazione si forma invece un “tridente” (o “forca” con tre denti che si usa nelle stalle), un “rastrello” (o “rastrelletto”) singolo o di S. Andrea una “falce” (o le “falci”), di un “segolo” (falcetto utilizzato per potare le piante), un “trivello” o “succhiello” (strumento utilizzato per forare il legno), di un “aratro” o di una “sega”.
Per quanto riguarda l’identificazione nel segolo, era diffusa in particolare nella regione alpina (Ladinia, Trentino, Veneto). Per il tridente, il rastrello o il trivello si univano le stelle del cinto con beta (o alfa) Orionis mediante una linea che partiva da epsilon. La prima raffigurazione era conosciuta presso alcune popolazioni della Francia meridionale – Guascogna, Provenza e Delfinato – la seconda in Italia, Francia e Svizzera e la terza in varie zone “romanze”.
Per quanto riguarda la falce ve ne erano di due tipi: accanto al “falcetto” o “segolo” a manico breve – dalla lamina sottile e arcuata – è conosciuta anche la “frullana” o falce fienaia, costituita da una grande e larga lama fissata in cima ad un lungo bastone, munito alla metà della sua lunghezza di un’impugnatura. Questa seconda specie di falce si può scorgere fra le stelle di Orione, immaginando di unire con una linea alfa e beta – che formerebbero l’asta di legno – e con un’altra
linea alfa e gamma (la lama) e interpretando la cintura come l’impugnatura.
Una ristretta zona del territorio neolatino – la Provenza – considera invece Orione, anziché un’intera falce, soltanto un manico della stessa, ma compaiono anche i diminutivi quale per esempio le falcette.
Altro strumento agricolo citato, seppure raramente, riferendosi alla costellazione di Orione, è il “flagello”, usato per battere il grano.

Immaginando di unire le tre stelle della cintura – da una parte con Betelgeuse (alfa) e Bellatrix (gamma) e dall’altra con kappa (Saiph) – si ha una figura che dai contadini di una parte della Rumenia è vista come lo schema di un aratro.
In altre zone dove si parlano le lingue romanze le tre stelle della cintura sono congiunte con kappa o beta o con alfa e gamma, per ottenere in questo modo un quadrilatero, un lato del quale è costituito dal cinto.
Tale figura è anche interpretata come una “sega”: in questo caso delta, epsilon e zeta sono i denti, mentre alfa e gamma – oppure kappa e beta – sono in questo caso gli estremi opposti del telaio.
Da segnalare anche le sovrapposizione di due nomi, ad esempio “il manico della falce” in Provenza e Delfinato, “il manico del flagello o correggiato” in Linguadoca, “l’aratro” Romania – declinato anche al plurale – “il quadrato” nella Bergamasca. Di queste raffigurazioni le più diffuse sono comunque il “bastone”, la “falce” e il “rastrello”. Per dare la forma del bastone talora si usavano anche Betelgeuse e Rigel (alfa e beta Orionis).
E il bastone veniva assegnato a vari santi tra cui San Giacomo, San Pietro, San Giuseppe e San Giovanni . Tra i più “gettonati” San Giacomo – soprattutto in Francia, Spagna e Liguria – anche perché Orione diventava visibile all’alba proprio nel periodo in cui cadeva la sua festa, il 25 luglio e anche perché quelle terre erano sulla strada che portava al santuario di Santiago de Compostela, per raggiungere il quale i pellegrini usavano un bastone come aiuto per lenire le fatiche del lungo viaggio.
Da qui nasce anche la denominazione della Via Lattea – che lambisce la costellazione di Orione – come la strada di San Giacomo. Molti riferimenti si registrarono anche al bastone utilizzato da Giacobbe, un santo molto conosciuto per la sua provenienza dalle pagine della Bibbia. Da citare altre due denominazioni legate sempre al bastone, in Provenza e in Portogallo: si tratta della vicenda che vedrebbe protagonista un tale Giovanni da Milano, che peregrinò attraverso la Provenza,
o ancora un pastore senza nome – rappresentato da Sirio – al quale apparteneva il bastone. I cinti di Orione, situati fra Sirio e le Pleiadi, rappresentavano dunque il bastone che tiene a bada il gregge, raffigurato appunto nelle Pleiadi.
Equivalente al nome di “bastone di San Giacomo” – nel senso di “bastone del pellegrino” – è il termine “bordone” – utilizzato soprattutto in Toscana e già citato in precedenza.

Ma le stelle di Orione – in particolare la cintura – hanno funzione di orientamento anche per i pescatori. Si presentano quindi come gli “indici”, i “segni”. In Provenza si parlava anche di “inter-segni” che, mediante il prefisso “inter”, specificava la posizione intermedia all’interno della costellazione di Orione.
Ma potrebbe essere presente anche una nota premonitrice in quanto “inter-segno” sarebbe un richiamo a ipotetiche e future sventure.
Non mancano infine denominazioni dal significato oscuro, quali “i nusànt” – forse gli innocenti? – nella zona del Monte Ceneri, nel Canton Ticino e i “nucenti” nella zona di Faenza in Provincia di Bologna e che indicavano forse “tre fanciulli” o i “tre trovatelli”, per finire con il Cantone svizzero del Vallese, dove si incontrano “li fonferà”, forse derivato dal manico della falce, termine proveniente dall’area del Ginevrino.

Altri spunti e idee su…

Orione protagonista del cielo (parte I)

Orsa Maggiore e Grande Carro

Gabriele D’Annunzio e le Pleiadi

Dante e la Croce del Sud (parte I)

Dante Alighieri e la Croce Australe (parte II)

Il gigante Orione in cielo (parte 2)

Il Sole di Mezzanotte magia e geografia (II)

Archeoastronomia e Orione (parte III)

Re Magi e Barbarossa et Milano

San Giuseppe il protettore dei Papà

San Basilio alias Babbo Natale?

San Giovanni Battista il Santo dell’estate

Dadi, cubi and friends! (parte III)

Santi Pietro e Paolo la solennità

Big Bang e la Via Lattea (parte II)

Sirio e Procione gemelli freddi (parte I)

Procione e Sirio insieme in cielo (parte II)

Altri spunti su…

Calendario della Luna Verde

Photo by Luigi Viazzo with Huawei P8 Lite 

ORIONE. Il mito, le stelle e altre curiosità